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Franco Battiato - La cura (1996)

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Secondo molti La cura è semplicemente una delle più belle canzoni d'amore mai scritte, secondo altri è una canzone sull'abbandono e sulla assenza di una persona della quale non si può più fare a meno. Come altre opere di Franco Battiato, probabilmente vuole essere un mantra, una preghiera-meditazione sulla essenza dell'amore come cura e accompagnamento di un altro essere, un percorso che comprende tutte le tappe, incluso il dolore e l'abbandono, e che vede chi "conosce le leggi del mondo" farne dono ad "un essere speciale", senza dimenticare che ogni persona può essere speciale per un'altra persona, e che i ruoli possono invertirsi, nella tipica circolarità del mantra.

Una caratteristica straordinaria di questo brano è che, pur essendo diverso da ogni altro, dà la impressione al primo ascolto di averlo già sentito in un'altra esperienza di vita, come se fosse una pratica dimostrazione della circolarità, cara a tante filosofie orientali e non solo (vedi la simbologia della croce). See also: "La cura" in English

 

Commento

  

(1) Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.

Un accenno ("da oggi") che può alludere ad una separazione, alla fine di una storia, o forse alla fine del noviziato e l'inizio del percorso nel mondo dell'essere amato.

(2) Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.

La protezione offerta si estende ai nemici esterni, e questa sembra una promessa comune, ma anche a quelli interni, come si può desumere dalla strofa (6).

(3) Supererò le correnti gravitazionali,

La forza di gravità che schiaccia al suolo l'uomo e lo ostacola nella ricerca dell'assoluto è un tema ricorrente di Battiato (vedi il brano Gli uccelli nell'album La voce del Padrone).

(4) lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

«Amare è solo ed effettivamente prendersi cura di un altro essere, sollevandolo da tutto, stargli accanto, ma senza evitargli le indispensabili tappe nel dolore, senza il quale è impossibile risvegliarsi» (Rif. M.Macale - Franco Battiato, dalle origini a "Gommalacca" - ed. Bastogi).

(5) Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Un breve intermezzo che introduce per un attimo il brano nella dimensione del sogno.

(6) Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.

Quindi chi sta cantando è un saggio, un uomo che è arrivato a comprendere o ad intuire l'assoluto, ma che pur tuttavia è sotto l'influenza dell'"essere speciale" ed è pronto a donargli il distillato della sua saggezza "conosco le leggi del mondo e te ne farò dono"; quindi ogni persona può essere unica e speciale per chiunque altro, se interviene l'amore terreno "la bonaccia ... non calmerà i nostri sensi", anche se la sua natura è completamente terrena e fallace.
Una strofa che contiene uno dei versi d'amore più belli di Battiato / Sgalambro, impossibile da commentare: "Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto", ancora il mantra come metafora di perfezione. E a seguire la più preziosa offerta che un uomo di meditazione possa dare all'essere amato.

(7) Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...

Non solo la forza di gravità schiaccia l'uomo alla sua condizione terrena, ma anche le infinite e insondabili dimensioni spaziali e temporali che pongono confini alla nostra esperienza terrena, che ci lasciano quegli stati d'animo inspiegabili che, a volte, chiamiamo "malinconie".

(8) io sì, che avrò cura di te.

In questo ultimo verso si può leggere ancora il tema dell'abbandono e del rimpianto ("io sì..").

 

(Testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro / © Emi Music Publishing Italia Srl / L'Ottava Srl)

Testi completi degli album di Battiato reperibili sul sito ufficiale www.battiato.it

La canzone è stata pubblicata per la prima volta sull'album L'imboscata, del 1996.

 

   

© Commento e Note Alberto Maurizio Truffi Febbraio 2002 / Revisioni: Novembre 2003, Luglio 2007 / Musica & Memoria

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