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 O Gorizia tu sia maledetta (tradizionale)

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La mattina del cinque d'Agosto
Si muovevano le truppe Italiane
Per Gorizia le terre lontane
E dolente ognun si partì.

Sotto l'acqua che cadeva a rovesci
Grandinavano le palle nemiche
Su quei monti colline gran valli
Si moriva dicendo così.

Oh Gorizia tu sei maledetta
Per ogni cuore che sente coscienza
Dolorosa ci fu la partenza
E il ritorno per tutti non fu.

Cara moglie che tu non mi senti
Raccomando ai compagni vicini
Di tenermi da conto i bambini
Che io muoio invocando il suo nom.

Oh vigliacchi che voi ve ne state
Colle mogli sui letti di lana
Schernitori di noi carne umana
Questa guerra ci insegna a punir.

Oh Gorizia tu sei maledetta
Per ogni cuore che sente coscienza
Dolorosa ci fu la partenza
E il ritorno per tutti non fu.

 

Note

 

Una canzone tradizionale, di autore anonimo, che risale alla prima guerra mondiale e al grande macello a cui venne mandata la gioventù dell'epoca, nella prima guerra di massa combattuta con strumenti moderni ma strategie antiche (gli assalti e la guerra di trincea). In particolare la linea del fronte a Gorizia si spostò di poche centinaia di metri a fronte di ripetute azioni (Le 12 offensive sull'Isonzo) delle opposte fanterie italiane e austriache, a prezzo di un grandissimo numero di morti, dovuto alle tecniche di guerra d'assalto contro le mitragliatrici, efficacemente narrate da Emilio Lussu nel fondamentale libro Un anno sull'altipiano, da cui sono stati tratti i film Uomini contro (di Francesco Rosi) e, in parte, il celebre film del 1959 La grande guerra di Mario Monicelli, con Alberto Sordi e Vittorio Gassman.

La sola Italia, pur ottenendo una celebrata vittoria, ebbe al termine della guerra 600.000 morti, in massima parte militari, un dato forse sotto-stimato, e per di più su un esercito che all'inizio dei combattimenti assommava a 800.000 uomini. Per fare un raffronto, nella II guerra mondiale i militari italiani caduti furono meno di 200.000 (su un totale di circa 450.000 morti).

Recuperata e riproposta dagli studiosi della musica popolare (o folk) italiana raccolti nel Nuovo Canzoniere Italiano (animato da Bosio, Leydi e Straniero), questa canzone fu presentata al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1964 nell'ambito dello spettacolo di canzoni popolari "Bella ciao", nella interpretazione di Sandra Mantovani alla voce solista, suscitando proteste clamorose e abbandono della sala da parte delle autorità per la visione ben poco eroica della "guerra vittoriosa".

Pubblicata su LP nel 1965 a nome "Il Nuovo Canzoniere Italiano" con titolo "Bella ciao" (da questo disco sarebbe poi partita la nuova popolarità di questa canzone partigiana degli ultimi mesi di guerra) per la etichetta I Dischi del Sole (DS 101/3).

Nella immagine (cliccare per ingrandire) l'annuncio dello spettacolo riproposto l'anno dopo nei teatri, tratta da una pagina della rivista Linus del maggio 1965 (il secondo numero della celebre rivista, quindi). Sono riportati tutti i nomi dei musicisti - attori dello spettacolo, che includono praticamente tutti i protagonisti di quella fertile stagione per la musica popolare italiana:
Caterina Bueno
Maria Teresa Bulciou
Giovanna Daffini
Ivan Della Mea
Sandra Mantovani
Giovanna Marini
Silvia Malagugini
Cati Mattea, Hana Roth
Michele L. Straniero
Il Gruppo Padano di Piàdena
Gaspare De Lama
Roberto Leydi e Filippo Crivelli (curatori)

 

Musica & Memoria Dicembre 2003 / Giugno 2018 (annuncio spettacolo)

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