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La tecnologia e la storia della radio

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Tra ieri e oggi: La modulazione di ampiezza, La filodiffusione, La modulazione di frequenza, La radio digitale terrestre, La radio via satellite, La radio sulla DTT, Visual Radio, Il satellitare mobile, La radio su Internet, La P2P Radio

Vedi anche: Radio pirata, radio libere, radio private / Le radio libere in Italia: un censimento del 1976 / I dati di ascolto delle radio / Le prime radio libere in Italia / Le radio pirata off-shore / La radio digitale terrestre

 

La modulazione di ampiezza (AM)

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Il sistema di diffusione con il quale la radio si è affermata come media principale, negli anni '30 e '40, è stato la modulazione di ampiezza o AM (dalla dizione inglese). Che poi si suddivideva in base alla frequenza di trasmissione in onde corte, onde medie, onde lunghe. Le trasmissioni in onde medie potevano coprire una intera nazione europea, e oltre, con la stessa frequenza e sono state quindi utilizzate per le emittenti nazionali, le più seguite.

La qualità in termini di distorsione, dinamica e di risposta in frequenza non sono sufficienti alla trasmissione di musica in alta fedeltà ma erano ampiamente sufficienti per il parlato e anche per la musica, accontentandosi. Cosa ancora più facile negli anni di massimo sviluppo della AM, quando i supporti fisici erano i 78 giri, di prestazioni ancora inferiori. In parallelo con il microsolco si è sviluppato l'utilizzo della modulazione di frequenza (FM) che consente prestazioni hi-fi e la trasmissione in stereo. Negli anni '70 sono stati fatti esperimenti per trasmettere sulla portante anche in AM due canali e quindi diffondere in stereo, ma la competizione con la più performante FM li ha fatti presto abbandonare, almeno in Europa, prima della implementazione commerciale.

La qualità del segnale e la varietà delle trasmissioni in alcuni paesi europei (es. Germania) e' ancora adeguata (anche se non comparabile all'FM) e lo notiamo dal fatto che nelle autoradio, prodotte per più paesi, la banda AM è sempre presente. In Italia e' limitatissima (sia la qualità sia la varietà) e la intera banda AM sembra abbandonata. Se ne conoscono (o conoscevano) solo due usi: l'ascolto di stazioni radio di paesi confinanti (nord-africani o est-europei) da parte di immigrati di quei paesi e l'ascolto di Radio 3 RAI da parte di appassionati di cultura. Naturalmente Radio 3 si può ascoltare, meglio, anche in FM, ma molti appassionati di questa emittente pubblica, l'unica che si occupa di cultura musicale e di altre culture accuratamente evitate dai media commerciali (teatro, cinema, letteratura), si rivolgevano all'AM per superare l'affollamento disordinato e mai regolamentato dell'etere nelle grandi città, con conseguente frequente disturbo su Radio 3, o per l'ascolto in zone rurali o montane non coperte dalla FM.

Proprio questo ultimo uso e' stato (nel 2005) stroncato, tra le proteste degli ascoltatori, dalla nuova gestione della RAI, che, con motivazioni mai del tutto spiegate in modo esauriente, ha sospeso le trasmissioni in AM del terzo canale, ma ha mantenuto quelle del primo e del secondo canale, confermando, per i critici, un generale disinteresse per il mezzo radiofonico.

Anche per la vecchia radio in onde medie è stata proposta una evoluzione digitale. Il nuovo standard si chiama DRM (Digital Radio Mondiale) e vede già tra gli aderenti e gli interessati, oltre che i classici appassionati di comunicazioni a lunga distanza, alcune radio che hanno la copertura geografica come missione, come ad esempio Radio Vaticana.

 

La filodiffusione

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Pare incredibile, ma la filodiffusione è ancora commercialmente disponibile (alla data dell'ultimo aggiornamento di questa pagina, che può essere controllata nelle note finali), con numerosi abbonati e teoricamente aperta anche a nuovi contratti. Ma cos'è la filodiffusione e per quali scopi è stata sviluppata?

Si tratta di un antenato della TV via cavo e dell'ADSL, proposta congiuntamente dalla RAI e dalla SIP (ora Telecom Italia) negli anni '60 (l'avvio delle trasmissioni risale al 1958). Si riprometteva da un lato di superare i limiti di copertura della radio FM, utilizzando la rete telefonica (allora più capillare) e dall'altro di fornire programmi per una diversa fruizione, soltanto musicali, senza pubblicità, di maggiore qualità e orientati all'uso come sottofondo e sonorizzazione di ambienti. Per ottenere il servizio, che comprendeva l'apparato di ricezione in comodato d'uso, era necessario sottoscrivere un abbonamento aggiuntivo a quello telefonico.

Dal punto di vista tecnico la filodiffusione era basata su una codifica del segnale analogico radio che consentiva di veicolarlo sul doppino telefonico (in questo senso è simile come concezione all'ADSL) ed era realizzato con stazioni di trasmissione che collegavano gli studi RAI ad alcune centrali specializzate Telecom, e in apparecchi ricevitori casalinghi, che si collegavano all'attacco del telefono e diffondevano la musica con un proprio altoparlante o collegandosi all'impianto stereo. In tutto possono essere trasmessi 6 canali distinti, che da sempre sono utilizzati per le tre reti RAI, per un canale di musica leggera e per un canale di classica in stereo, che utilizza gli ultimi 2 canali.

Chi aveva attacchi telefonici in ogni stanza (abbastanza diffusi prima dell'avvento dei telefoni cordless) poteva realizzare con facilità in questo modo anche un impianto multi-room (che ha nei cavi di connessione il principale elemento di complessità, se non è previsto in fase di realizzazione o ristrutturazione dell'appartamento o del negozio). L'altro vantaggio era rappresentato dal suono stereo, all'epoca disponibile solo sulla filodiffusione (la RAI sulla FM lo renderà disponibile solo a metà degli anni '70).

La programmazione era ed è molto semplice, unicamente musicale e per genere nei canali specifici per filodiffusione. Nessuna pubblicità e nessun intervento in parlato, se non l'annuncio, all'inizio ed alla fine, dei brani trasmessi.

 

I servizi disponibili in filodiffusione

 

Nonostante l'assoluta assenza di pubblicità (un tempo la filodiffusione era in evidenza nell'avantielenco degli elenchi telefonici SIP, le cosiddette "pagine bianche") e l'oblio caduto su questo sistema sin dagli anni '70, gli utenti non hanno abbandonato il servizio, che è ancora attivo, pressoché identico a quello degli anni '60, e vanta anzi a quanto sembra ancora un notevole numero di abbonati: oltre 300.000 (dati 2006), un decimo degli abbonati Sky nello stesso anno. Un numero non molto ridotto rispetto alla massima espansione degli anni '60 (535.000 abbonati). Non è noto però quanti degli abbonati utilizzino ancora il servizio o siano consapevoli di averlo ancora, anche perché il costo in bolletta è di 2 € / anno e quindi a molti probabilmente sfugge.

L'affollamento dell'etere, la difficoltà di ricezione di Radio 3, la cronica carenza di musica classica in radio, la qualità paradossalmente tuttora superiore a quella della FM come gestita in Italia (se gli apparati installati ormai decine di anni fa non hanno problemi tecnici gravi) e infine il costo (rimasto più o meno al livello degli anni '60: 17 Eurocent al mese, poco più, come anticipato, di 2 € all'anno) rendono però paradossalmente ancora attraente la filodiffusione in Italia (o convincono gli abbonati attuali a non disdirlo.

Da considerare però che: 1) la filodiffusione è incompatibile con l'ADSL (per le frequenze su cui è trasmessa);  2) il servizio è disponibile nelle centrali predisposte, e a quanto pare la situazione è rimasta cristallizzata agli anni '60, con una copertura incentrata attorno alle sole città di Roma, Milano, Napoli, Torino e Ancona.

Ma, soprattutto, dal 2016 di fatto (quindi senza una vera decisione ufficiale) la ex-SIP ora TIM non attua più nuovi allacci e mantiene soltanto attivi quelli esistenti almeno fino a che l'impianto di FD analogico non va in conflitto con i nuovi apparati digitali installati nelle centraline. A parte l'evidente motivo economico (costo irrisorio e quindi nessuna convenienza per il gestore ormai privato) i nuovi permutatori digitali sono di dimensioni molto ridotte e rendono molto difficile il collegamento dell'impianto FD analogico.

Sembra invece che La RAI abbia ancora un discreto interesse nel servizio, che effettivamente è un plus che altri player non hanno, i contenuti dei canali specifici continuano ad essere ben curati e, anzi, in fase di aggiornamento, e sono unificati per la diffusione anche via Internet come Web radio e sul digitale terrestre, limitatamente al Canale 4.

Come contenuti si tratta tradizionalmente di canali molto validi, FD5 (dal 2015 Radio 5 Classica) dedicato completamente alla musica classica, FD4 (dal 2015 Radio 4 Light) alla musica moderna di qualità. Nel panorama desolante della programmazione musicale sulla radiofonia commerciale italiana possono essere una interessante alternativa. E una seconda giovinezza, finché dura, per questa modalità di trasmissione.

Per saperne di più: RAI Filodiffusione (se la pagina non fosse più raggiungibile può essere consultata a questo link)

 

La filodiffusione in modulazione di frequenza

 

Uno dei due canali filodiffusione che la Rai continua a produrre ancora è irradiato anche in FM ed è ascoltabile nelle quattro principali città italiane (più Ancona, chissà perché). Si tratta anzi dell'unica emittente o quasi che trasmette in FM secondo gli standard di qualità previsti da questa tecnologia, e che permette quindi di apprezzare le potenzialità che aveva per chi ama la musica (e rimpiangerla).

Ancona sulla frequenza portante di 106,00 MHz.
Milano sulla frequenza portante di 102,20 MHz.
Napoli sulla frequenza portante di 103,90 MHz.
Roma sulla frequenza portante di 100,30 MHz.
Torino sulla frequenza portante di 101,80 MHz.

Il segnale è irradiato senza compressione dell'audio e quindi la dinamica è tutta quella consentita dallo standard FM. Nel grande caos della radiofonia italiana il volume della emittente sembra quindi più basso (le altre radio trasmettono con elevata compressione per dare l'impressione di suonare "forte") e i disturbi si sentono di più. Per ascoltare bene FD5 sulla FM è necessario quindi un accessorio diventato poco comune in radiofonia: una antenna.

Per saperne di più: La qualità delle trasmissioni di Radio 5 Classica (dal nostro blog)

 

La modulazione di frequenza (FM)

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Rimandiamo, come per l'AM, ogni approfondimento sulla tecnologia in modulazione di frequenza in quanto tale alle molte fonti già presenti in Internet e ci limitiamo solo ai cenni principali. Prestazioni hi-fi in termini di dinamica (rapporto segnale / rumore, risposta in frequenza), basse potenze necessarie dovendo e potendo diffondere solo in area ristrette (tipicamente una antenna copre una città di medie dimensioni, di conseguenza bassi costi a tecnologia matura (dagli anni '70), possibilità di supportare due canali stereo, hanno favorito lo sviluppo della tecnologia FM a partire dagli anni '70, facendola diventare in breve tempo la più utilizzata ed infine quasi la sola tecnologia analogica utilizzata, in particolare in Italia.

La qualità ottenibile è in teoria ai più altri livelli in campo analogico (analoga se non superiore all'LP) ma per vari motivi in Italia ha avuto da questo punto di vista sviluppi e utilizzo limitato (Vedi Magia dell'analogico: la radio FM, sul nostro blog).

(Nelle immagini due sintonizzatori top della Revox: dall'alto il B261 del 1980 e il B760 del 1978).

 

La migrazione al digitale

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Nelle sezioni successive sono descritte alcune delle tecnologie che, nel corso del tempo, sono state proposte in vari paesi e con alterne fortune, per passare dalla tecnologia analogica FM (e anche AM) alla tecnologia digitale nel settore della radio.
A differenza di quanto avvenuto in altri campi (musica, home cinema, TV) sono stati in molti casi tentativi ancora ad uno stadio sperimentale o con uno stato di diffusione molto marginale, in particolare nel nostro paese. Una situazione quindi ancora in movimento e per questo motivo in alcune sezioni è indicato l'anno di ultimo aggiornamento. Le tecnologie digitali di diffusione in radio sono:

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Radio digitale terrestre (DAB o DMB-T): nessuna diffusione in Italia e nella maggioranza dei paesi europei, standard europeo e quindi non adottato in USA, parziale diffusione solo in UK e Germania, con futuro incerto stante l'attuale diffusione di Internet + mobile come mezzo alternativo. Per maggiori informazioni vedi la pagina dedicata al nuovo standard.

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Radio via satellite su decoder: condivide l'apparato per l'ascolto, che è il televisore, si può ascoltare solo in casa e solo quando non si vede la televisione, quindi in Italia quasi mai; esiste ma il probabile uso è assai limitato.

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Radio via televisione digitale terrestre (DTT): come sopra.

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Visual Radio: tentativo di convergenza tra telefonini UMTS (e GPRS o G2.5) e FM broadcast sponsorizzato da Nokia nella prima metà degli anni 2000; non si è affermato, è rimasto limitato ad alcuni paesi scandinavi.

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Radio via satellite mobile: standard solo USA.

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Digital Radio Mondiale (DRM): è pensato come la evoluzione digitale dell'AM; lo standard esiste, alcune emittenti di varie parti del mondo trasmettono utilizzando questo standard; pochissimi ricevitori in commercio, pressoché sconosciuta ai potenziali utenti.

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P2P radio su Internet: esiste ancora ma, stretta dai soliti vincoli di copyright, non ha avuto una diffusione di massa.

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Web radio su Internet: esiste e, anche se non è ancora molto diffuso l'utilizzo (è preferito YouTube).

   

La radio digitale terrestre

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La radio è nata con la tecnologia analogica in modulazione di ampiezza, per passare poi alla modulazione di frequenza negli anni '50 e '60, che consentiva una migliore qualità e anche la diffusione in stereo. Come per tutti gli altri media anche per la radio sono state sviluppate soluzioni tecnologiche che utilizzano la tecnologia digitale, con vantaggi in termini di prestazione e consumi (di banda).

Le nuove funzionalità dello standard che è stato adotatto in Europa (DAB: Digital Audio Broadcasting) risiedono essenzialmente nella facilità di selezione, tramite menu e sotto-menu, nella visualizzazione del nome della canzone e di altre informazioni sulla trasmissione, mentre l'aumento di qualità risiede soprattutto nella eliminazione dei disturbi e delle sovrapposizioni e nella ampiezza di ricezione, mentre la qualità dell'ascolto non è superiore (è uno standard che prevede la compressione del segnale).

In alcuni paesi europei (UK, Germania) la transizione è stata avviata ed è anzi ad uno stadio piuttosto avanzato (in UK). Negli Stati Uniti la situazione è diversa, e le caratteristiche del grande paese pongono in evidenza come successore designato della radio analogica la radio digitale satellitare.

 In Italia  la transizione era iniziata con piani molto aggressivi nel 2003-2004, spinta da un consorzio privato tra le emittenti (EuroDAB) ma si è poi totalmente bloccata, ed è rimasta a livello di trasmissioni sperimentali limitate ad alcune aree del paese per oltre 10 anni. Le motivazioni sono state di ordine economico (necessità di investimenti sia sulla rete sia sui ricevitori, in grande maggioranza in auto e di serie) ed è stata quindi ostacolata dalle emittenti e dalle loro associazioni, e di ordine normativo (continui slittamenti del riordino delle frequenza). In più, in Italia proprio dal 2004 è iniziata la parallela e complessa iniziativa sulla televisione digitale terrestre (DTT) poi conclusasi con lo switch off totale, creando una concorrenza sulle disponibilità finanziarie, in particolare per l'emittente di stato RAI, e una focalizzazione dell'interesse di tutti i player del settore.

Per maggiori informazioni su questo tentativo non facile di switch off si può consultare una pagina specifica dedicata alla Radio digitale terrestre.

 

La radio via satellite

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La radio digitale (DAB o T-DMB) non è però l'unica opzione per il futuro della radio analogica FM (o AM). Esistono almeno altre due tecnologie che si candidano a fornire lo stesso servizio ma con mezzi di trasmissione diversi: la radio su Internet e la radio via satellite (alla quale si potrà aggiungere la radio via televisione digitale terrestre).
La diffusione via satellite, estesamente utilizzata per canali televisivi a pagamento, e particolarmente presente in paesi che per vari motivi non si sono dotati di una estesa rete via cavo coassiale ad alta capacità (tra cui l'Italia), consente anche, ovviamente, la trasmissione di sola musica (o parlato).


Il satellite Hotbird 1

Tutti i bouquet satellite in pay-TV (in Italia ormai rappresentata dal solo operatore Sky, in una anomala situazione di monopolio seguita a quella che doveva essere la liberalizzazione del servizio) comprendono una offerta aggiuntiva di radio attraverso una serie di emittenti consorziate. Si tratta o di emittenti specializzate per genere, o della replica via satellite di canali già operanti in FM, che possono così raggiungere un insieme di utenti molto più ampio e virtualmente illimitato (è il caso di Radio Rock, o delle emittenti Radio RAI).

I possessori di decoder universali (cioè non quelli noleggiati assieme al servizio Sky) e di antenne paraboliche orientabili o con doppia lente possono inoltre selezionare programmi radio su altri satelliti (nel caso dell'Italia l'alternativa è rappresentata solitamente da Eutelsat Hotbird) ampliando così la scelta.

Per l'ascolto si usa il monitor TV come display per la selezione dei canali e come audio, per una qualità migliore si può collegare un sistema l'impianto Hi-Fi. La selezione è in questo modo comodissima, e la trasmissione è ovviamente priva di disturbi e stabile. La qualità del suono è apparentemente elevata, ma in realtà, essendo utilizzate tipicamente tecniche di compressione del segnale, è inferiore a quella che era (ed è) ottenibile da un buon sintonizzatore FM collegato ad un buon impianto di antenna (e sintonizzato su una buona stazione).

La fruizione è però ben diversa da quella associata solitamente alla radio. Non è possibile portarsi la radio al bagno, o sentire un programma in varie stanze (magari ognuna dotata del suo apparecchio), meno che mai sentire i programmi in auto. L'uso che rimane perseguibile è quello di sottofondo nella stanza dedicata al decoder (la sala), escludendo che la famiglia si riunisca, come negli anni '30 e '40, ad ascoltare un programma in comune. Oppure può essere il classico sottofondo musicale per ambienti, sale d'aspetto, negozi e così via, magari mediante un impianto multi-room.

Un uso quindi decisamente innaturale e quindi fatalmente marginale, simile a quello della storica filodiffusione, che si riflette sulla varietà dei programmi che, quando non sono rilanci su satellite di canali già esistenti, sono tipici "pizzoni", cioè scalette di un numero anche elevato di brani di un genere, che si ripetono ciclicamente.

Il modello di business è tendenzialmente quello del servizio a pagamento, anche se attualmente si tratta di una sorta di addendum gratuito del servizio primario pay-TV, o di diffusione promozionale.

 

Una variante: la radio sulla DTT

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Anche il nuovo standard per la diffusione dei programmi televisivi in digitale (DTT: televisione digitale terrestre) adottato in tutta Europa (Italia compresa) con completamento dello switch-over, nel nostro paese, nel 2012, include la possibilità di veicolare trasmissioni radio. Un sistema analogo a quello visto in precedenza per la radio via satellite, con audio digitale compresso, che nella offerta iniziale era utilizzato solo dal multiplex RAI. I canali trasmessi all'inizio erano i tre nazionali di Radio RAI più i canali della filodiffusione, oltre ad alcuni network nazionali privati. Negli anni successivi il numero di canali disponibili è aumentato e l'ascolto della radio da un apparecchio televisivo è diventato una opzione praticabile. La qualità è discreta e al momento (vedi sempre la data di aggiornamento della pagina) è superiore a quella tipica delle webradio su Internet (192Kbps anziché 96Kbps).

 

La Visual Radio per i cellulari

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In parallelo ai tentativi sulla radio digitale terrestre, alcuni operatori di settori contigui al settore radio, ma sinora da esso separati, hanno proposto negli anni 2000 un nuovo standard. Più che una alternativa secca al DAB doveva essere una soluzione complementare, o una soluzione ponte.

Tutto nasceva dai telefonini e dalla idea di alcuni produttori (Nokia in primo luogo, primo produttore al mondo nel settore nel periodo, metà degli anni zero) di inserire nei modelli destinati al pubblico giovane un ricevitore FM a sintesi digitale, e una cuffietta infraurale. Il telefonino diventava quindi in tal modo, con costo minimo, un sistema di intrattenimento utilizzabile in mobilità, alternativo al popolare walkman e ai suoi successori basati su CD e memorie stick per file MP3.

Alcuni modelli di telefonini (per esempio il Nokia N96) con un sistema radio integrato e cuffie di ottima qualità,  permettevano di sentire la radio, compatibilmente con la qualità delle stazioni emittenti, in modo assai soddisfacente.

Con lo standard Visual Radio, ideato dalla Nokia e per il quale la Hewlett-Packard (HP) ha sviluppato i sistemi di gestione per le stazioni radio, veniva integrata alla diffusione via etere in modulazione di frequenza (inalterata) la gestione di informazioni e comunicazioni. Nella immagine a lato: il modello Nokia N96.

Via connessione telefonica (inizialmente con standard GPRS, o GPRS potenziato  - Edge - in seguito con UMTS) venivano inviati sullo schermo del telefonino, in modo automatico, non sollecitato, oppure interattivo, dietro comandi e richieste dell'utente, informazioni quali il titolo e l'autore della canzone, informazioni sul DJ, foto dei cantanti, informazioni sui prossimi concerti in programma e quant'altro le radio inventeranno.
Un sistema bidirezionale, quindi interattivo, si possono organizzare sondaggi, inviare richieste di canzoni, inviare messaggi al conduttore. Ovviamente è possibile inviare anche messaggi pubblicitari oppure offerte scontate o altre iniziative promozionali. Nella immagine a lato: il Nokia N79, un modello che includeva il supporto Visual Radio).

Cosa c'era di nuovo rispetto al DAB e al vecchio RDS? La connessione, la efficacia e il legame con il commercio elettronico. L'invio di informazioni testuali già possibile da tempo con l'RDS (Radio Data System), e le informazioni possono già diventare multimediali con il DAB, che supporta tecnicamente anche brevi filmati. La interazione è stata già realizzata artigianalmente da molte radio usando gli SMS e sistemi che li raccolgono su computer, li archiviano e li mostrano in sequenza ai conduttori in radio.

Quello che non è possibile sul DAB e sull'FM-RDS è la connessione esplicita degli ascoltatori, che continuano ad essere raggiunti in modalità "broadcast". Con Visual Radio, che è stato disponibile per alcuni anni in alcuni paesi del Nord Europa e forse lo è ancora, invece l'ascoltatore deve connettersi, e quindi la stazione sa in ogni momento esattamente quanti ascoltatori ha. A differenza della radio su Internet questo sistema non impegna però la connessione alla rete per la trasmissione, che avviene sempre con la economica tecnologia broadcast. Il canale di telefonia digitale GPRS (o UMTS) viene usato solo per i messaggi di servizio (informazioni sulla canzone ecc.) estremamente compatti e a costo marginale.

Un elemento fondamentale per le stazioni radio commerciali, che potevano superare tecniche di sondaggio dalla attendibilità comunque opinabile (Audiradio in Italia) e proporre agli inserzionisti l'esatto ammontare dell'audience, e regolare l'offerta in base ai riscontri di ascolto.


Lo schema di funzionamento di Visual Radio

L'altro elemento distintivo è la efficacia e la utilità delle informazioni multimediali. Queste non sarebbero un di più di scarso interesse (o addirittura fonte di interferenza), come avviene nel DAB (il cui uso principale è in auto o a casa), ma un complemento fruibile e interessante, del tutto armonico con la tecnologia e la tendenza d'uso del settore radiomobile, che vede affermarsi sempre più il multimediale (foto, videoclip, MMS).

Infine Visual Radio poteva teoricamente aprire la porta (un'altra) al commercio della musica via rete. Infatti una delle funzioni che si potevano realizzare con i telefonini UMTS (e in parte con GPRS-Edge) è lo scarico (download) di canzoni o videoclip direttamente sul telefonino, magari della canzone ascoltata o del videoclip ad essa associato, per fruirne in seguito in modalità walkman.
Per questo scopo il telefonino è uno strumento ideale, perché risolve tutti i problemi di pagamento elettronico (evidentemente il costo della canzone verrebbe detratto dal credito della scheda o dall'abbonamento) e perché può inglobare la funzione attualmente svolta dai lettori portatili MP3 basati su memorie stick.

Visual Radio era stato proposto, come anticipato, da Nokia, HP più la Siemens.

Nokia ha sviluppato lo standard e ha messo in produzione nel 2004 il primo terminale adatto a Visual Radio (il Nokia 7700), assieme a HP ha sviluppato il software di supporto per le stazioni, e assieme hanno avviato il servizio in partnership con una popolare stazione finlandese (Kiss FM). Siemens era pronta ad entrare nel mercato con i suoi nuovi telefonini integrati per la musica (XP-1 e XP-2) dotati di ampia disponibilità di memoria e quindi utilizzabili come lettori MP3, prima di abbandonare il settore.

In Italia Visual Radio non è stato, a quanto ci risulta, adottato da nessuna stazione, pur avendo, a differenza del DAB, un impatto di migrazione minimo. E' una funzione aggiuntiva che non modifica le attrezzature esistenti, si aggiunge solo una stazione trasmittente Visual Radio, la rete è già pronta ed è quella radiomobile digitale. Nella immagine a lato un tentativo pre-smartphone della Nokia, il modello 7700.

Il massimo sviluppo del nuovo standard si è avuto nel 2005-2006. Nokia con i partner dell'iniziativa ha concluso accordi per una diffusione del nuovo sistema di intrattenimento e ha proposto modelli ad hoc. In primo luogo si sono aggiunte due ulteriori importante emittenti europee (Virgin Radio in UK e FFH Hit Radio in Germania) ed è stato siglato un accordo con il network USA Infinity Broadcasting, forte di 185 emittenti locali. In secondo luogo sono stati annunciati nuovi apparati, la serie N (come New), compatibili Visual Radio e molto altro (per esempio il Nokia N91 ha una memoria interna da 4GB e una connessione USB 2.0 per utilizzarlo come lettore MP3/WMA/AAC, in alternativa ai lettori fascia alta come Apple iPod.

Lo spostamento sempre più rapido dell'intrattenimento anche musicale su una rete in grado di veicolare contenuti a velocità sempre più elevata, e il grande successo di YouTube, hanno in seguito ridotto le possibilità di affermazione del nuovo standard, che forse intendeva essere un ponte verso la radio digitale terrestre o, in tempi più lunghi la radio su Internet. Ma il primo standard si è diffuso troppo lentamente e alla fine si è arenato. Il secondo è arrivato alla maturità più in fretta del previsto.

 

La radio satellitare mobile: una soluzione per gli USA (agg. 2012)

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Ma la radio via satellite è vincolata al decoder e alla sua localizzazione fisica? Assolutamente no, una evoluzione della tecnologia lanciata in USA da qualche anno da due operatori (XM Radio e Sirius) consente una distribuzione capillare dei ricevitori e anche l'uso in mobilità grazie a una rete di ripetitori al suolo che rilanciano il segnale trasmesso dal satellite nelle aree coperte. I ripetitori sono stati piazzati in modo capillare dai due gestori nelle aree di maggiore interesse commerciale: le zone urbane e soprattutto le autostrade.

Questa tecnologia è particolarmente interessante negli Stati Uniti, dove nel settore radio esiste una situazione di monopolio da parte della rete Clear Channel (vedi dopo), ma con caratteristiche peculiari. Si tratta infatti di un enorme network di radio locali, mentre sono del tutto assenti radio FM o AM nazionali, a differenza di quanto avviene normalmente in Europa. Questo comporta che nei lunghi tragitti autostradali è impossibile rimanere sintonizzati sulle stazioni selezionate (prestazione consentita da noi in FM, almeno in via teorica, dalla tecnologia RDS: Radio Data System), e che viaggiatori che si recano in altri stati o città non possono ascoltare i loro programmi preferiti. Nella immagine a lato la Tivoli Audio Satellite Radio.

Questa situazione peculiare è alla base del buon successo delle due iniziative, entrambe a pagamento, che hanno raggiunto nel 2005 i 10,3 milioni di abbonati (3,3 Sirius e 6 XM Radio), con una penetrazione quindi analoga, in percentuale, a quella della TV satellitare in Italia nello stesso periodo. Sono o erano in commercio radio portatili, tuner da casa e persino  un modello specifico della formidabile Tivoli Audio (la migliore radio analogica in produzione, diffidare delle imitazioni cinesi) e modelli car-audio della Alpine (Alpine CDA-9820XM), della Clarion, della Panasonic e molti altri. Sono anche disponibili adattatori super-compatti per le autoradio esistenti (in particolare per quelle montate di serie) che evitano la necessità di cambiare l'impianto.

XM Radio (evidente la allusione alla sigla FM, nella immagine a lato il logo della emittente) trasmette (dati inizio 2006) su oltre 160 canali, dei quali circa 100 musicali, mentre Sirius conta su oltre 125 canali, dei quali 65 di musica. Entrambe le emittenti trasmettono senza pubblicità e quindi offrono un servizio del tutto alternativo alle radio commerciali (quindi essenzialmente Clear Channel, in USA) che punta alla qualità e alla indipendenza dagli inserzionisti.

I piani proposti prevedevano abbonamenti intorno ai 13 $ / mese, con sconti progressivi per più ricevitori.

Una soluzione interessante solo per gli USA, perché manca, da un lato, la spinta costituita dalla prestazione peculiare (canale unico nazionale) e dall'altro sono più elevati gli investimenti (ripetitori al suolo) a causa della diversa orografia del nostro continente (montagne e rilevi, quindi particolarmente difficile una eventuale applicazione in Italia) e della maggiore dispersione della popolazione in piccoli e medi centri, e infine per le barriere linguistiche tra paesi.

 

La web radio (agg. 2012)

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Lo streaming di contenuti audio in parallelo verso grandi masse di utenti, premessa per la web radio, è diventato possibile grazie al continuo incremento di banda dalla seconda metà degli anni zero. A inizio degli anni dieci si è poi aggiunta la diffusione sempre più veloce degli smartphone sulla scia delle varie versione dello iPhone di Apple, aggiungendo anche, per le web radio, la possibilità di ascolto in mobilità.

E' iniziata quindi la migrazione del modello di intrattenimento che chiamiamo radio (e radio musicale in particolare) verso la grande rete essenzialmente con due modalità: (1) mezzo trasmissivo alternativo ma non sostitutivo per le stazioni già esistenti e attive su tecnologia FM; (2) nuove radio nate direttamente su Internet, e favorite dai costi di avvio bassi e dalla eliminazione alla radice del problema della frequenza su cui trasmettere.

I principali limiti che presenta il nuovo media sono la frammentazione, la moltiplicazione delle emittenti con conseguente abbassamento dei programmi auto-prodotti e, in generale, della qualità, e l'adozione da tutti le radio, ancora e presumibilmente per diverso tempo, di sistemi di compressione audio molto spinti, normalmente 96 Kbps, alcune volte 128 Kbps, meno frequente ma in sviluppo su 256 Kbps. Un elemento che rende ancora poco interessante la tecnologia per chi punta alla qualità ottimale nell'ascolto della musica.

 

La P2P Radio (agg. 2012)

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La grande forza del P2P è la massa critica, l'enorme numero di brani musicali (o di informazioni di qualsiasi genere) che si ottiene sommando le disponibilità dei singoli utenti. Come mantenere questa grande forza e contemporaneamente rispettare le leggi sui diritti di copia? E' questa la scommessa della P2P Radio, e del principale player in questo nuovo segmento della musica digitale, Mercora o la iniziativa alternativa Jango, le cosiddette radio on-demand. Anche in questo caso, come con Napster e i suoi epigoni, la musica la forniscono gli utenti che sottoscrivono il servizio, ma il download non è possibile, la musica può essere ascoltata solo in linea (streaming, come in radio) oppure registrata per un ascolto successivo, ma con limitazioni di tempo. Qualcosa quindi di abbastanza simile all'idea di base della licenza collettiva volontaria di Creative Commons.

Un approfondimento su Mercora si può leggere qui.

 

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© Alberto Maurizio Truffi -  Musica & Memoria 2002 - 2012 / Aggiornamenti: Dicembre 2014 / Giugno 2019

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