Da "Le dorate stanze" di Luisa Adorno
Sellerio Editore, 1985"Pedalavamo sulla via di Marina con tanta più
foga
man mano che, avvicinandoci al mare, il vento si opponeva
di più. Ma quando sbucammo dall'ombra degli ultimi platani
nella luce accecante della foce ci fermammo tutti insieme.
Cielo, mare, fiume palpitavano di bianco.
Bianca era la spiaggia deserta sull'altra sponda, bianchi
nel baluginio di schiuma e di schizzi i due puntoni di scogli
che si allungano nell'acqua, per un tratto, oltre la foce.
Issate, laggiù, su gambe da trampoliere, due vecchie bilance
alzavano in quel momento, con le braccia adunche contro il cielo,
le reti luccicanti, in un vortice di gabbiani.
Se penso all'attimo in cui colsi tutto questo, in un grande respiro di speranza,
di libertà, e rivedo tutti noi sulle biciclette ferme,
un piede in terra e uno sul pedale,
le teste volte dalla stessa parte, i vestiti mossi, le camicie gonfie di vento,
ho una pena improvvise delle nostre giovinezze.
Era la mattina del 10 giugno 1940."
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