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Franco Battiato - L'era del Cinghiale Bianco (1979)

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Nel 1979, al suo undicesimo disco, dopo una lunga elaborazione e molte sperimentazioni in svariate direzioni, Franco Battiato arriva per la prima volta con L'era del cinghiale bianco a quella sintesi tra musica pop, fruibile, e musica colta, temi profondi e ironia, che sono la sua cifra stilistica di artista, almeno nel suo versante volutamente commerciale (perché Battiato è anche contemporaneamente un musicista colto, sperimentatore, autore di opere impegnative per orchestra e teatro).

Commento

 

Pieni gli alberghi a Tunisi
per le vacanze estive
a volte un temporale
non ci faceva uscire

I miti occidentali sono ormai arrivati anche dove si viveva un tempo "a un'altra velocità", come Battiato avrebbe notato pochi anni dopo, E' arrivato il concetto di "vacanza", come mancanza, vuoto (vacans) temporaneo di qualcosa, cioè del lavoro. La natura però è sempre lì a imporre le sue regole all'uomo, che forse dovrebbe impegnarsi in qualche riflessione.

Un uomo di una certa età,
mi offriva spesso sigarette turche

Un uomo incontrato per caso, forse un sapiente, potrebbe essere però il tramite attraverso il quale intraprendere queste riflessioni, e il percorso verso la conoscenza. Che può essere anche aiutato con qualche gesto rituale, come fumare una sigaretta turca. In Battiato però si sovrappongono sempre due livelli, questa ipotetica spiegazione orientata alla ricerca interiore può essere difatti affiancata da un'altra immagine molto più familiare: il turista bloccato dalla pioggia in un bar di Tunisi, immaginiamo un vecchio bar della città francese, rimasto com'era dai tempi delle colonie, un tavolino traballante, e un anziano arabo che racconta le sue storie offrendo sigarette di un'altra epoca (le miscele "turche", basate su tabacchi orientali, sono state le prime che hanno imposto le sigarette come fumo di massa negli anni intorno alla I guerra mondiale).

Ma spero che ritorni presto
l'era del Cinghiale Bianco

 

Una soluzione per un mondo incamminato su una strada sbagliata: tornare alla sapienza e ai valori dei nostri antenati (o predecessori), gli antichi Celti che popolavano l'Europa, prima dell'invasione degli indo-europei dai quali in massima parte discendiamo. Nel sistema di comprensione del mondo fisico dei Celti un grande numero di animali erano aiutanti, o meglio alleati dei druidi, i sapienti, intermediari e depositari della vera conoscenza. Il cinghiale, simbolo di forza incontrollata, era uno di questi. Il cinghiale bianco evoca la figura del leggendario druido Malvard, nel mondo cristiano (nel nostro mondo) un santo eremita irlandese, ma è noto che i druidi, soprattutto nei luoghi celtici del Nord, si sono inseriti nella dominante religione cattolica come mezzo per mantenere la propria conoscenza.
Quindi l'era del cinghiale bianco evocata (1) è l'era dei druidi, un'era nella quale uomini che facevano la scelta di dedicarsi solo a tramandare la vera essenza della conoscenza, accettando anche le dure regole della loro missione, fornivano la garanzia al loro popolo di mantenere sempre in equilibrio il mondo.
Un'era nella quale il potere spirituale, quello dei druidi, era sovraordinato al potere temporale dei re e dei militari, e dove i sapienti erano i depositari dell'anima di un popolo, tramandandola oralmente, perché la conoscenza si mantiene viva solo se è presente nella memoria degli uomini che stanno attraversando la vita, non può essere quindi scritta, sarebbe una conoscenza "morta" perché non più presente nella mente di uomini iniziati a comprenderla. (2)

Profumi indescrivibili
nell'aria della sera

Tornando alla realtà corrente, al livello del turista in viaggio, la città del Nord Africa non è ancora del tutto occidentalizzata: odori sconosciuti, utilizzando il meno usato e meno codificato dei sensi, riportano la sensazione di totale estraneità.

Studenti di Damasco
vestiti tutti uguali
 

Forse il viaggio continua, e in Siria si incontrano studenti di una scuola che vuole imitare quelle inglesi, l'impero modello delle prime colonie mondiali, confermando l'avanzata della uniformità globale che aveva registrato pochi anni prima anche Pasolini. Oppure si tratta di studenti del Corano e i vestiti rispondono a regole di un mondo e di un sistema estraneo?

L'ombra della mia identità
mentre sedevo al cinema oppure in un bar
 

La centralità dell'identità di ognuno è l'esatto contrario del mondo attuale condizionato dalle masse, a cui sono rivolte la maggior parte delle riflessioni dell'album di Franco Battiato che prende il titolo da questa canzone. E' quindi il punto focale a cui è condotto l'ascoltatore dalle suggestioni presentate nei versi precedenti: metti al centro di tutto la ricerca (che non terminerà mai) della tua identità. Ma non bisogna dimenticare che, come ogni nostro passo è accompagnato necessariamente e per sempre dalla sua ombra, quando siamo illuminati dalla luce, anche l'identità avrà la sua ombra, come quella fisica, fedele o infedele o mutevole. E sarà anch'essa sempre con noi, anche in un cinema o al bar.

Ma spero che ritorni presto
l'era del Cinghiale Bianco.

L'invocazione, l'auspicio, la speranza forse infondata ma da non abbandonare mai, di un rinsavimento del mondo.

 

(Testo di Franco Battiato / © Emi Music Publishing Italia Srl / L'Ottava Srl)
Testi completi degli album di Battiato reperibili sul sito ufficiale www.battiato.it

 

Note

   
 

Come tutte le composizioni di Franco Battiato in questa fase della sua produzione artistica, ogni verso ed ogni citazione è una suggestione e un rimando che può condurre in diverse direzioni. Quelle proposte sono nostre ipotesi e non pretendono quindi di essere le uniche. Ogni altra opinione e spiegazione può esserci comunicata, per discuterla e approfondirla, sulla pagina di contatto del sito.

(1)

Vedi "Il cerchio celtico" di Bjorn Larsson. Il cinghiale compare anche tra gli avatar utilizzati dal dio Vishna per riportare in equilibrio il mondo. In questa leggenda simboleggia essenzialmemte la forza ma non è necessariamente bianco.

(2)

O piuttosto, più prosaicamente, i druidi evitavano di trascrivere la memoria del loro popolo (i celti conoscevano la scrittura) per mantenere il loro potere.

   

© Commento e Note Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria Settembre 2011 / Varie fonti tra cui Maurizio Macale - "Centro di gravità permanente" e Bjorn Larsson - "Il cerchio celtico".

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