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Mini guida alla fotografia digitale - 1. Fotografare in automatico

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Indice

Conoscere i comandi / Il funzionamento automatico / Operazioni preliminari / Gli altri comandi da conoscere o approfondire / Cominciamo a fotografare in automatico / I comandi sotto le dita / Seconda parte della mini guida: il funzionamento in manuale

Vedi anche: 

Macchine fotografiche digitali / Macchine fotografiche analogiche / Mini guida fotografica analogica / La bella foto

   

A chi è rivolta questa mini-guida

 

Questa guida è pensata per chi ha deciso di affrontare la fotografia con un apparecchio semi professionale (1) e proviene dalla fotografia analogica (che è piuttosto diversa) o dalla fotografia amatoriale.

La strategia di approccio che viene più naturale consiste nel cercare e sperimentare tutte le funzioni avanzate e accattivanti che l'analogico e il film chimico (o le compatte amatoriali) non consentono. Una strategia intuitiva ma molto dispersiva, che non consente di impadronirsi della tecnica essenziale per ottenere buone foto. Più semplice ed efficace è invece seguire l'approccio opposto: individuare i controlli di ripresa di base, quelli che c'erano anche prima, e i controlli nuovi che il digitale mette a disposizione, dopo aver fatto però le necessarie operazioni preliminari.

(1) quali sono le macchine semi professionali? Sono i modelli ad ottica intercambiabile e con sensore di dimensioni APS-C. Possono essere reflex con mirino ottico o mirrorless. Le macchine professionali sono invece le full-frame, sempre reflex a parte la Leica digitale (vedi la pagina sulla tecnologia fotografica digitale per i dettagli)

 

Conoscere i comandi

 

Sono molti di più di quelli delle macchine analogiche, anche di quelle professionali e più complete, e utilizzano il display per poterli comandare tutti, in alcuni modelli recenti il display è anche touch screen. Le ghiere e i pulsanti presenti in numero più o meno elevato e distribuiti in modo più o meno ergonomico hanno quindi quasi sempre diverso effetto a seconda del contesto. La fotografia richiede spesso, se non sempre, di agire rapidamente per catturare una immagine interessante e quindi avere un controllo efficace della macchina e' il primo passo, e anche il più importante.
Per interiorizzarli bisogna però sperimentarli, non basta impararli a memoria (operazione peraltro non facile) e certo non è pensabile andare in giro con il manuale e consultarlo periodicamente (sui manuali torniamo dopo). La strategia consigliabile consiste quindi nel classico procedere per gradi, cominciando proprio da quello che il fotografo amatore o semi professionista mai farebbe. Non vogliamo legare la guida ad uno specifico modello di macchina fotografica, ma neanche renderlo così generico da essere poco utile, quindi facciamo riferimento a due apparecchi tipici per le due categorie principali di macchine fotografiche semi-professionali: una reflex (o SLR) con mirino ottico, la Canon EOS 550D, ed una mirrorless di ultima generazione con mirino OLED, la Sony NEX-6.

 

Il funzionamento automatico

 

Il primo passo consigliabile e' proprio usare la macchina digitale in automatico, puntando ad ottenere i risultati migliori, non i più facili ed immediati. L'automatismo non è una novità, anche le reflex analogiche, almeno dagli anni '80 con l'introduzione dell'elettronica, e massicciamente dai '90, includevano l'automatismo completo su tempi, diaframmi e messa a fuoco.
Il digitale però, grazie al controllo esteso anche sul sistema di ripresa (sensore anziché pellicola), alla presenza di un vero e proprio computer a bordo e ad altre innovazioni tecnologiche, consente di estendere ancora di più l'efficacia del funzionamento in automatico.
Quindi non c'è bisogno di diffidare dell'automatismo totale, nella gran parte dei casi si otterranno risultati del tutto soddisfacenti. Solo che proprio la grande disponibilità di funzioni rende anche il funzionamento in automatico meno immediato ed "automatico" di quanto ci si aspetterebbe.

 

Operazioni preliminari

 

La disposizione dei comandi è diversa da marca a marca e spesso anche tra diversi modelli, ma praticamente tutte le macchine di categoria semi professionale hanno una ghiera con la quale si può impostare la modalità di ripresa, tra cui la modalità automatica. Negli apparecchi più recenti ce ne sono anzi spesso due, in quelle che abbiamo preso come esempio, la mirrorless Sony NEX 6 e la reflex Canon EOS 550D c'è ad esempio una modalità, chiamata rispettivamente "superior auto" e "creatività automatica", che si affianca a quella base.

Prima di iniziare a fotografare però sono necessarie alcune operazioni preliminari. A parte quelle ovvie come la impostazione di data e ora o la correzione diottrica del mirino, la principale è la impostazione della qualità di ripresa. Che deve essere la massima possibile. Con il costo ormai molto ridotto delle schede di memoria, standardizzate sul diffuso formato SD, e con la possibilità di usare schede molto veloci, non esiste alcun motivo per non sfruttare tutta la potenzialità della nostra macchina. Quindi l'impostazione consigliata prevede la memorizzazione in formato RAW (non compresso, vedremo più avanti cosa ci se ne fa) e contemporaneamente JPEG alla massima qualità fornita dal sensore (quindi ad esempio 16MB per la Sony) di solito indicata L. L'unico motivo per scegliere una memorizzazione a qualità inferiore può essere una lentezza eccessiva nello scatto, soprattutto negli scatti in sequenza, se la macchina ha una densità in pixel esagerata, ma si tratta di una situazione rara e sicuramente non si presenta nei due esempi scelti.

La seconda, quando è disponibile, è la scelta già accennata tra modalità automatica o automatica plus. Per scegliere basta controllare quali sono gli svantaggi, se esistono. Nella Sony ad esempio sono rappresentati da una ipotetica maggiore lentezza in alcuni casi. Nella Canon invece il plus è costituito dalla disponibilità di alcune modalità di intervento in più (flash, luminosità). Svantaggi trascurabili e si sceglierà quindi (sarà quasi sempre così) l'automatismo superiore.

Una ulteriore alternativa è rappresentata dalla modalità "scene selection" o simile, a volte automatizzata anche questa (nel senso che la macchina lo decide lei). Come noto le modalità di ripresa devono essere adattate al tipo di immagine e se la macchina la individua provvede lei. Ad esempio usando tempi brevi per foto sportive o diaframmi chiusi per paesaggi. Se facciamo per un certo tempo tutte foto dello stesso tipo può essere una scelta valida. Sempre verificando i risultati. Altrimenti è meglio affidarsi all'automatismo standard "plus".

In entrambi gli apparecchi esiste una ghiera principale per la selezione dei programmi. nelle immagini sono impostati su "automatico".

 

Gli altri comandi da conoscere o approfondire prima di iniziare in automatico

 

Non abbiamo ancora finito, alcune altre inizializzazioni sono indispensabili. Ma sono "una tantum".

 

La impostazione del flash

 

Quasi tutte le macchine digitali hanno un piccolo flash incorporato. Piccolo come dimensioni ma ormai quasi sempre di discreta potenza e sufficiente in molte occasioni. In alcuni apparecchi (Canon) anche il flash è asservito agli automatismi e spunta fuori quando il computer interno decide che serve. In altre (Sony) deve essere invece attivato. In tutti i casi è però fondamentale individuare i comandi per abilitarlo o disabilitarlo di nostra volontà. Ad esempio per continuare a fotografare dove il flash è vietato o non opportuno o, all'opposto, per essere sicuri che siano registrati anche i particolari più scuri. Sulla Sony NEX-6 queste impostazioni (flash sempre in uso, sempre disabilitato, automatico) sono presenti di default solo nel menù complessivo (che ha decine di voci, una operazione laboriosa) bisogna quindi aggiungerlo tra le funzioni opzionali attivabili velocemente con il pulsante Fn.

 

Le modalità di scatto

 

Come nelle analogiche di ultima generazione sono in sostanza tre: scatto singolo, scatto continuo (o a raffica) e auto scatto. Non è necessario approfondire l'uso che è intuitivo, ma solo sapere dove sono e ricordarselo sempre per passare dall'una all'altra modalità quando serve, senza dover consultare il manuale. Sia sulla Sony sia sulla Canon sono però incluse tra i comandi di base, ovvero quelli indicati con scritte vicino al relativo pulsante o ghiera. La scelta principale che resta a noi è tra scatto singolo e scatto continuo. A parte i casi scontati (evento sportivo e simili e, all'opposto, paesaggi e monumenti) per tutte le foto vive di persone o animali si potrebbe scegliere la strategia "giapponese" (ma usata da molti fotoreporter anche ai tempi dell'analogico) della foto a raffica sempre e comunque, piuttosto che la strategia tradizionale della foto "pensata". Con il digitale costa molto meno, potendo le schede memorizzare centinaia o migliaia di foto. Il problema sarà solo avere batterie di scorta a sufficienza. Bisogna però anche avere, dopo, il tempo per selezionare quelle giuste. Più sono e più tempo ci vorrà, e bisogna anche saper decidere qual è veramente l'immagine giusta.

Con l'approccio "giapponese" si impara con la esperienza pratica, provando e sbagliando (e impegnando molto tempo in post-produzione), con quella tradizionale si da' la priorità all'analisi e allo studio. Ognuno in base al proprio approccio e alle proprie inclinazioni, anche magari provando entrambe le strade, sceglierà la sua.

In entrambi gli apparecchi il selettore per la modalità di scatto è sulla ghiera multifunzione posteriore, accanto al display.
   

Lo zoom

 

Praticamente tutte le digitali hanno di serie uno zoom multi focale (da grandangolo a tele). Il comando può essere anche manuale (con la solita ghiera) oltre che con tasti in varie posizioni per il funzionamento motorizzato. Individuare questo comando è una delle cose più immediate. Chi proviene dalle ottiche fisse (ma in genere tutti) deve però ricordare che lo zoom deve essere regolato per ogni nuova immagine. Non deve essere lasciato sulla posizione di default (grandangolo più o meno ampio). Non tanto perché la parte di immagine che ci interessa potrebbe essere troppo piccola (gli ingrandimenti sono più facili in digitale) quanto perché nella posizione grandangolo, sopratutto se abbastanza spinto (come nella Sony con il 16-50 di serie) si ha una inevitabile deformazione prospettica. Bisogna sempre ricordare che la resa prospettica più vicina a quella del nostro occhio, quindi più gradevole, si ottiene con l'obiettivo normale, quindi circa 30mm per il formato APS-C delle due macchine esempio. La regolazione dello zoom è quindi una operazione che rimane a noi, non automatizzabile, così come l'inquadratura.

 

Cominciamo a fotografare in automatico

 

A questo punto possiamo iniziare a fotografare con la impostazione in automatico, lasciando ad un momento successivo la soddisfazione di usare la nuova macchina digitale in manuale (in semi automatico, in realtà) come fanno (pare) i professionisti. In questo modo, evitando di mischiare le cose, possiamo familiarizzare con le altre funzioni di base, che si fissano nella mente solo con l'uso:

  • Il controllo delle foto appena scattate
  • Le funzioni del flash
  • L'uso e la scelta del mirino.

Ci sarebbe poi anche la scelta della modalità di messa a fuoco, ma siamo nel settore delle regolazioni specialistiche e ci torniamo dopo.

 

Il controllo delle foto

 

Uno dei grandi vantaggi della fotografia digitale è la possibilità di verificare l'immagine immediatamente. Ai tempi dell'analogico non era possibile e c'era sempre il rischio che immagini, magari preziose e difficilmente ripetibili, fossero tecnicamente scadenti. Anche in campo professionale si cercava di ridurre questo rischio e così per la macchine professionali come la Hasselblad o la Zenza Bronica erano disponibili dorsi Polaroid per consentire di effettuare provini e controllare subito il risultato.

Con il digitale questa esigenza e questa soluzione sembrano preistoria, ma bisogna usare bene la nuova opportunità: controllare accuratamente ma evitare di controllare sempre. Quindi il contrario di quello che fa la gran parte dei neofiti, che guardano ogni singola foto, ma dedicano pochi centesimi di secondo al controllo.
Bisogna invece controllare accuratamente, ma solo al cambio delle condizioni di luci o di tipo di foto, utilizzando le funzioni presenti nella gran parte delle macchine: ingrandimento e istogramma. La possibilità di ingrandire sul piccolo display da 3 pollici è fondamentale per verificare effettivamente la qualità dell'immagine. Nel formato piccolo tutte le foto o quasi sembrano ok. Con l'ingrandimento si può verificare se l'immagine è leggermente mossa o sfocata nei punti che interessano o se la sensibilità era eccessiva. E porre rimedio in tempo. L'istogramma consente una verifica ancora più accurata, sapendolo leggere. Ma è sufficiente utilizzare una funzione presente in diverse macchine (ad esempio nella Sony NEX) che consente di evidenziare le zone della foto dove la esposizione prescelta comporta una perdita del dettaglio. Per gamma dinamica (o dynamic range) insufficiente, ma su questo torniamo dopo. In questa fase è sufficiente verificare che proprio quell'area penalizzata fosse per noi interessante..

Nella immagine a lato: un esempio di uso della analisi dell'istogramma sulla Sony Nex-6. Sono evidenziati in bianco lampeggiante le parti dell'immagine in cui si perdono dettagli, che quindi verranno riprodotti in pratica solo bianchi o solo neri. Nella immagine test sono sotto i cornicioni o sotto le grondaie.

 

Le funzioni del flash

 

Su tutte le digitali sono possibili in automatico usi specializzati della luce flash che in analogico richiedevano una certa maestria: la luce di riempimento in controluce e l'illuminazione dello sfondo. La prima modalità consiste nell'usare di giorno il flash per schiarire riprese in ombra o con il sole alle spalle del soggetto, ed è utile, anzi spesso necessaria, soprattutto nei ritratti. La luce del flash deve essere bilanciata con quella naturale e nell'analogico bisognava ricordare a memoria una formula per la compensazione. Qui bisogna solo trovare la modalità tra decine di comandi ed opzioni e applicarla. Nella Sony si chiama "fill flash" e nella Canon "compensazione del flash" e va regolata su più scuro. In ogni caso, l'effetto si potrà controllare sempre sul display.

La seconda modalità consente di illuminare anche lo sfondo per evitare l'effetto di soggetto illuminato nel buio quasi totale di un locale di sera o simili situazioni. Si chiama "slow sync" sulla Sony e semplicemente usa un tempo di esposizione più lungo. Ci sarebbe poi l'esposizione sulla seconda tendina ma serve soprattutto per foto d'effetto e non lo trattiamo in questa sezione. Infine si deve notare che una funzione molto semplice ed utile che c'era sulla macchine analogiche con i flash esterni sul flash a bordo non c'è: la comoda tecnica di illuminazione con flash sul soffitto o a parete. Serve anche qui un flash esterno.

   

Il mirino e la composizione dell'immagine

 

La disponibilità di un mirino che affianca il display è il principale elemento distintivo di un apparecchio semi professionale e quindi bisogna imparare a saper usare al meglio entrambi i sistemi a disposizione per comporre l'immagine.
Lo schermo LCD è un altro dei plus della fotografia digitale, e consente di vedere una anteprima dell'immagine finale. Era la caratteristica di una macchina fotografica storica e famosissima, la Rolleiflex, una caratteristica che ora è diventata alla portata della produzione di massa.

Con un display LCD fisso posteriore però non si fotografa al meglio per inquadrare il soggetto bisogna tenere la macchina davanti a sé a braccia tese, una posizione non ottimale per prevenire le vibrazioni e, soprattutto, in piena luce si vede l'immagine con difficoltà. Per questo le macchine professionali hanno anche un mirino tradizionale, di tipo reflex ottico nella SLR come la Canon o a mirino ottico (rangefinder) nelle Leica M digitali.

Alcune macchine digitali hanno il display orientabile e in questo modo è possibile inquadrare l'immagine dall'alto (come nella Rolleiflex citata prima, o nell'Hasselblad). Una opportunità interessante: una immagine dal basso è spesso più accattivante, inquadrando le persone, ce ne possiamo rendere conto guardandoci, ad esempio, in uno specchio inclinato, od osservando celebri foto di Bob Capa o la celebre copertina di The Freewheelin' Bob Dylan. Inoltre inquadrando in questo modo lo schermo è protetto dalla luce posteriore o frontale riflessa e l'immagine risulta visibile con sufficiente approssimazione anche in piena luce.

La mirrorless della Sony che abbiamo preso come apparecchio esemplificativo ha questo tipo di flessibilità operativa sul display e in più, assieme all'altro modello della casa giapponese NEX-7 e a due modelli della Fujifilm (XE-1 e XE-1) adotta un mirino elettronico ma con tecnologia OLED, che consente una visione dettagliata quasi al livello di un mirino ottico "rangefinder", ma inquadrando attraverso l'obbiettivo.

 

Quale mirino usare

 

Fatta questa rassegna delle possibilità che forniscono gli apparecchi digitali (negli analogici di solito alternative non ce n'erano) al fotografo digitale rimane anche l'onere della scelta tra le varie opzioni offerte. Una scelta importante perché influenza sia la caratteristiche delle foto sia la facilità di esecuzione.

Nelle DSLR il mirino reflex ottico attraverso l'obiettivo rappresenta il principale punto di forza, l'immagine appare chiara e di dimensioni virtuali ampie in ogni condizione e risulta anche facile controllare a vista la messa a fuoco. Unico limite può essere rappresentato dalla luminosità degli obiettivi che, per gli zoom standard, è limitata a 1:3,5 o 1:4,5 contro gli 1:2 o 1:1,4 degli obbiettivi standard a focale fissa nei vecchi apparecchi analogici. La differenza si apprezza però solo in interni o in condizioni di luce scarsa. Da notare inoltre che la dimensione virtuale dell'immagine dipende anche dalla dimensione del sensore, quindi sarà ottimale per le full-frame (come nelle reflex analogiche), un po' inferiore nelle APS-C.

Il mirino reflex sarà quindi la scelta naturale salvo la possibilità di inquadrare dall'alto con lo schermo orientabile, o altri usi particolari.

Sony NEX-6 horizontal viewerNelle mirrorless, escludendo il mirino ottico (presente solo su apparecchi costosissimi o molto particolari, vedi la pagina sulla tecnologia fotografica digitale) per la visione ad altezza d'occhio l'unica possibilità è rappresentata da un mirino elettronico. Quelli OLED citati prima consentono di vedere l'immagine con un livello di dettagli adeguato. Una limitazione c'è anche qui e deriva dal fatto che l'immagine è trasmessa dal sensore dopo il trattamento dell'elettronica di controllo. Questo comporta che l'immagine possa apparire più scura o più chiara che nella realtà in condizioni di alto contrasto (ad esempio in esterni in pieno sole). Dipende dalle scelte fatte per l'esposizione (sia in automatico, sia in manuale). Se dovesse verificarsi questa situazione la luminosità si può regolare passando in manuale con le modalità descritte nel capitolo successivo.

Molto utile e sempre ben visibile nella NEX-6 il display LCD con visione dall'alto (vedi immagine). Una opzione da sperimentare, tenendo conto però che per le foto di azione o con i teleobbiettivi la ripresa tradizionale ad altezza dell'occhio rimane preferibile.

In tutti i casi prendere confidenza sull'utilizzo più adatto e coerente con le nostre esigenze e preferenze, e cambiarlo in base alle condizioni di ripresa, sarà una delle principali azioni utili a prendere confidenza con il mezzo.

 

I comandi sotto le dita e il manuale sempre con sé

 

La fase di familiarizzazione in automatico servirà poi anche per interiorizzare tutti gli altri comandi dispersi in vario modo tra pulsantini multi funzione e mono funzione che caratterizzano tutte le digitali. A volte sarà necessario consultare il manuale, ma anche per questa esigenza ci verrà incontro la tecnologia. Difatti i manuali si trovano in rete nei siti dei produttori in formato PDF e possono essere scaricati, inseriti e comodamente consultati sul book reader del tablet o dello smartphone che sicuramente accompagnerà il fotografo nei suoi viaggi. Per chi utilizza i diffusi modelli della Apple: iPad (ideale come compagno del fotografo il modello mini) o iPhone. Basta scaricarlo con Safari e selezionare "Apri in iBooks".

Non resta quindi che prendere la macchina e andare alla ricerca di soggetti interessanti da fotografare, secondo i nostri gusti ed inclinazioni, prendendo magari spunti dalle considerazioni che facciamo nella sezione dedicata a La bella foto. Fotografando e sperimentando si arriverà a quella conoscenza di base della tecnica e dei risultati ottenibili che consentiranno di affrontare la seconda fase.

Val a: 2. Il funzionamento in manuale

 

Note

 

Le immagini utilizzate per illustrare la pagina, quando non originali, sono tratte da Internet e considerate di pubblico dominio, in quanto pubblicate senza vincoli o disclaimer. La scelta delle fotocamere illustrate è solo esemplificativa della tecnologia digitale e non costituisce alcuna indicazione di acquisto. Per qualsiasi osservazione può essere contattato il webmaster del sito.

 

© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria Marzo 2014

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