Mini guida fotografia digitale - 4.2 Scannerizzare le pellicole |
Perchè scannerizzare i negativi e le diapositive |
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Argomento di interesse non universale, perché sono esentati quasi tutti i fotografi che hanno iniziato a fotografare dopo gli anni 10 di questo XXI secolo. Gli altri però non sono pochi e, se hanno un numero consistente di pellicole negative, possono avere la necessità di digitalizzarle, per 1) salvarle (anche dal decadimento fisico) 2) utilizzarle assieme alle immagini digitali 3) elaborarle con gli strumenti digitali senza camera oscura 4) inviarle in stampa digitale, considerando che i laboratori per la stampa analogica sono sempre più rari 5) riorganizzare l'archivio passandolo da cartaceo e disperso a digitale. |
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Lo scanner e le sue configurazioni |
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Lo scanner non può essere quello formato A4 che abbiamo in casa, ma deve essere un modello specializzato oppure bistandard, nel senso che esegue anche la scansione dei negativi oltre a quella di originali opachi. Nel primo tipo sono commercializzati gli scanner con le più alte prestazioni, fino a 7200dpi e con funzionalità orientate all'acquisizione veloce e il più possibile automatica. Un esempio è il modello 8200 della Plustek nella immagine seguente. Al secondo gruppo appartengono scanner piatti (flatbed) adatti quindi anche a originali opachi (come le foto stampate), prestazioni fino a 4800dpi (non interallacciati) e anche a 6200 per alcuni modelli. Un esempio sono i modelli della serie Perfection della Epson, come il V330 in immagine. Pro e contro delle due tecnologie: |
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Pellicole a colori e pellicole in bianco e nero |
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Il processo e la complessità di digitalizzazione varia in modo sensibile tra i due tipi di pellicole chimiche. Nel bianco e nero in acquisizione è sufficiente garantire una gamma ampia di grigi (cosiddetti mezzi toni) per non perdere nulla della negativa originale. In elaborazione o stampa si deciderà se aumentare il contrasto (perdendo mezzi toni) scurire o chiarire l'immagine ecc. |
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Molto diversa la situazione nel colore, e in particolare nel
negativo a colori. I colori originali, dell'immagine fotografata,
sono infatti già alterati dalle caratteristiche della pellicola, che
introducono in modo più o meno marcato filtraggi per una resa più
"calda" o con colori più vividi del reale (questa era una specialità
della Fuji per fare concorrenza alla Kodak). L'obiettivo è fornire
foto più vicine al gusto e alle aspettative dei clienti. E' un po'
come la luce delle lampadine a LED , che pr a temperatura di colore
uguala alla luce diurna, è considerata in genere
troppo "fredda" e che di conseguenza sono vendute anche in versione
"calda" preferita quasi da tutti. |
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Il problema è che lo scanner non può sapere nè quali erano i colori originali (che dipendono anche dalla luce del giorno, e quindi anche dall'orario dello scatto) nè se vogliamo mantenere il filraggio applicato dal laboratorio di stampa. Ma certamente, se le foto erano state stampate, vorremmo che la loro copia digitalizzata da negativo sia il più possibile simile alla stampa che ricordiamo (salvo improbabili casi di errori di stampa). Questo significa che dobbiamo scegliere la strategia di scansione: |
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Guida alla scansione dei negativi colore |
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La guida si riferisce alla scansione di negativi a colori 35mm utilizzando un flatbed Scanner della serie Perfection di Epson (nello specifico il modello V330 Photo) con il software Epson. |
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Preliminari |
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Configurazione dello scanner |
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Figura 1 |
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Pannello principale: |
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Pannello Acquisisci |
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Pannello Configurazione |
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Scelta della risoluzione |
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Lo scanner Epson V330
ha una risoluzione massima di 4800dpi non interlacciato (quindi
effettivi), ottima performance che in alcuni modelli successivi
arriva anche a 6200.
La qualità massima si raggiunge a 3200, di conseguenza, considerando
che aumentando i dpi aumenta anche il tempo di scansione (diventa
minuti per negativo) conviene adottare 2400 per le foto
"famigliari", 3200 per le foto "artistiche" e 4800 solo per le foto
che si vogliono stampare in grande formato dalla copia digitale
anzichè dall'originale in negativo. |
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La necessità della correzione del colore |
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Come premesso per la fruizione delle copie digitalizzate sarà quasi sempre necessario un intervento di correzione del colore. Non di correzione rispetto ai colori effettivi della scena ritratta in foto, cosa impossibile perché dipende dalla temperatura di colore della illuminazione naturale o artificiale presente in quell'istante. Non è neanche una correzione rispetto ai colori standard come visibili al momento della foto, perchè sarebbe stato necessario fotografare assieme al soggetto la tavola dei colori standard (come si fa per le foto professionali di quadri od oggetti per cataloghi). E' una correzione rispetto alla nostra aspettativa, per esempio del colore della pelle della moglie o della figlia in quella foto al mare. Il riferimento molto frequentemente sarà la stampa fotografica fatta quando la pellicola è stata sviluppata. |
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Le negative a colori sono praticamente tutte conformi al processo di sviluppo Kodak C-41 e le pellicole negative C-41 hanno una mascheratura arancione che deve essere eliminata in stampa o scansione. Inoltre le macchine di stampa dei laboratori fotografici di un tempo avevano la possibilità di inserire filtraggi migliorativi, come il diffuso filtraggio già citato per conferire toni "caldi" alla foto. |
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Il software di scansione selezionando "pellicola a colori" applica la correzione necessaria per annullare la mascheratura arancione e un filtraggio standard indipendente dalla foto e dal tipo di pellicola. Sarebbe logico che gli scanner e gli editor fotografici avessero tra le funzionalità di base il filtraggio C-41 e le sue varianti, ma a quanto pare così non è (forse sul costo LightRoom di Adobe c'è qualcosa del genere). |
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Da considerare inoltre che i coloranti presenti nelle pellicole C-41 possono invecchiare e degradarsi nel tempo, modificando i colori originari. Dipende dalla conservazione, dal tipo e marca di pellicola, dallo sviluppo, dovrebbe essere meno frequente nelle pellicola piuà recenti (anni 2000). In questi caso la correzione dovrà essere forztamante ad hoc. |
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Gli strumenti e le strategie di correzione del colore |
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Per la correzione abbiamo a disposizione il software associato allo scanner oppure un editor fotografico. Quest'ultimo però deve avere complete funzionalità di correzione del colore, ovvero la possibilità di agire indipendententemente e in modalità WYSIWYG (what you see is what you get) sui tre colori primari RGB (Red, Green, Blue) e corrispendente sui secondari (Ciano, Magenta e Giallo), come quelle presenti sul software dello scanner. |
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Dobbiamo inoltre decidere se applicare la correzione su tutte le
foto di una pellicola o solo su quelle che possono ancora
interessare. Nel primo caso l'acquisizione di un album richiede
molto più tempo, nel secondo una rapida visione dell'intero album
sarebbe meno efficace. |
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La correzione del colore con il software Epson Scan |
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Figura 3 |
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Nel pannello di controllo (figura 1) il software Epson Scan mostra
cinque
possibilità di intervento (il nome viene evidenziato cliccando
sull'icona): La prima con la configurazione scleta è sempre applicata. Le più efficaci eed utili sono la (2)(3)(4). L'intervento si fa ovviamente a vista dopo aver acquisito le foto in anteprima e per questo scopo conviene ingrandire la miniatura oppure passare in anteprima dalla modalità "Miniatura" alla modalità "Normale". Viene visualizzata in questo caso l'intera striscia della pellicola, selezionando con il mouse una foto si potrà vederla in formato pieno per operare con maggiore precisione. |
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Figura 4 |
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Co la regolazione istogrammi (figura 3) si può agire sulla gamma dinamica, estendendola o riducendola (se ci sono parti dell'immagine che si possono sacrificare a beneficio di altre) rispetto a quella impostata dallo scanner. Il controllo dei toni (figura 4) consente di scegliere tra 5 curve alternative oltre a quella lineare standard, molto utile la curva "Apre le ombre" per foto con zone in ombre. |
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Figura 5 |
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Il Controllo immagini (Figura 5) consente la modifica dei 3 colori primari più la saturazione e il contrasto ed. Per convertire in toni "caldi" una immagine troppo fredda si può iniziare impostando la saturazione a +12, il ciano-rosso a +10 e il giallo-blu a -35, lasciando a 0 il magenta-verde. E poi procedere con interventi limitati fino a raggiungere l'effetto desiderato. Nella Figura 6 seguente è illustrato come, selezionando la modalità "Normale" nella visualizzazione, viene mostrata la striscia come la vede lo scanner senza apportare nessuna correzione; in particolare, non viene effettuata l'esposizione automatica. |
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La correzione con Paint Shop Pro |
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Paint ShopPro di Corel è un alternativa molto nota al costoso software LightRoom di Adobe, leader del settore (è omunque a pagamento ma una tantum e costo non eccessivo). L'editor RGB almeno sulla versione X9 non è "a vista" e quindi non adatto allo scopo. Si può agire con i tempi limitati necessari ad una operazione massiva come la digitalizzazione con le due funzionalità, permle quali si può iniziare come indicato, e in questa sequenza: |
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Anche in questo caso si procede con interventi limitati e mirati fino a raggiungere l'effetto desiderato. Negli screenshot seguenti il pannello iniziale di Paintshop Pro X9 (figura 7), l'azione dell'effetto "Pellicola e filtri" (figura 8), l'effetto della funzione "Correzione fotografica intelligente" (Figura 9). |
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Figura 9 |
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Le figure |
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Negativi in bianco e nero e diapositive a colori |
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Il processo di scansione è più semplice in questi due casi. Nel caso del negativo B&N è necessario solo controllare ed eventualmente correggere (sempre per recuperare l'eventuale invecchiameto della pellicola) il contrasto e la gamma dinamica. Per le diapositive vale tutto quanto illustrato per le negative a colori, nel caso sia necessario recuperare un degrado della diapositiva originale, che però è meno probabile. Non è però necessario in questo caso recuperare l'azione del filtraggio operato in stampa, poichè la stampa non c'è. |
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© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria Ottobre 2020 |
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