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  Paul Robeson - Monografia

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Indice: 

Paul Robeson e i suoi nemici / Paul Robeson studente, sportivo e laureato in Legge / ... ma preferisce (?) la carriera artistica / Da Show Boat ad Othello / Un uomo curioso del mondo / Il rapporto conflittuale col blues / Attività musicale e impegno politico negli anni '30 / Gli anni '40, inizia l'ostracismo per Robeson / Paul Robeson e i suoi amici / Gli anni della Guerra fredda / Gli anni della distensione / Arriva il tempo delle celebrazioni / Un tentativo di tirare le somme

Risorse:
I film di Paul Robeson / Documentari su Paul Robeson / Libri di e su Paul Robeson / Discografia / Pablo Neruda per Robeson / Ballad for Americans / Show Boat / Note / Ascoltare Paul Robeson

Paul Robeson e i suoi nemici

 

Nel corso del Novecento, il mondo afroamericano ha espresso numerosi personaggi che l'America razzista e segregazionista ha odiato… con tutto il cuore. Nessuno, però, ha raggiunto i picchi di Paul Robeson. Motivo? Il fatto di essere stato una sorta di re Mida: questi, qualsiasi cosa toccasse diventava oro, Robeson, in qualsiasi campo si impegnasse sbaragliava la concorrenza, costringeva tutti a parlarne in termini superlativi.
Per molti anni, fino alla metà dei Trenta, Paul Robeson ha avuto facile gioco: in pratica, era inattaccabile. I suoi detrattori (pochi e camuffati, ché non c'era modo di sminuirne il valore) erano totalmente privi di argomenti. Quando entrava in campo, saliva su un palcoscenico, si affacciava dallo schermo cinematografico, non restava che togliersi il cappello.
L'alibi per attaccarlo con indicibile veemenza, tuttavia, alla fine è arrivato: nel 1934, a seguito del viaggio di Paul Robeson in Unione Sovietica, paese ove si recherà più volte nel corso della sua vita, prima e dopo la II G.M. Ovviamente, non furono i viaggi in URSS in sé, con tanto di concerti, a dar vita alle incessanti campagne di odio nei suoi confronti, ma il fatto che egli giudicasse più che benevolmente l'idea di socialismo, di comunismo, il regime sovietico (e nel dopoguerra le altre „democrazie popolari“).
Insomma, siccome era „comunista“ – di idee, probabilmente, certo mai iscritto a nessun partito politico e privo della benché minima responsabilità per le atrocità commesse nel mondo in nome del comunismo – allora attacchi, denigrazioni e tutto ciò che gli venne fatto passare, e che vedremo più avanti, oltre che giustificato era dovuto, un dovere morale di ogni buon patriota americano!
Ma, concludendo questo breve preambolo, Paul Robeson ha avuto delle „colpe“, esse si riducono ad una: all'ingenuità con cui ha creduto nella bontà della messa in pratica dell'idea socialista da parte dei regimi (pseudo)comunisti, Stalin in testa. D'altronde, per chi come lui (e il suo popolo) ha quotidianamente vissuto sulla propria pelle l'odio e il disprezzo della società americana, qualsiasi nazione, ideologia, regime in cui „Nero“ non fosse sinonimo di „subumano“ – e negli USA gli afroamericani sono sempre stati trattati alla stregua di bestie (e ancora non é finita!) – era automaticamente bene accetta.

 

Paul Robeson studente, sportivo e laureato in Legge

 

Paul Le Roy Bustll Robeson è nato a Princeton il 9 aprile 1898. Figlio di William Drew Robeson, un ex schiavo fuggito bambino da una piantagione e divenuto pastore presbiteriano, e di Maria Louisa Bustin, appartenente ad una famiglia i cui bisnonni alla fine del Settecento avevano dato inizio alle lotte per la liberazione del proprio popolo, fin da giovane Paul si distingue in virtù di una incredibile serie di talenti: sportivi, umanistici, artistici. E ciò, nonostante abbia un'infanzia e una giovinezza più che tribolata: orfano di madre a sei anni (e di padre a venti), ben presto si deve dare da fare per contribuire alle finanze di casa, dove ci sono numerose bocche da sfamare (due fratelli e una sorella).
Ottimo studente della Rutgers University (un ateneo che nella sua gloriosa storia diplomerà un bel numero di futuri Premi Nobel), Paul si distingue nel basket, nel baseball e nell'atletica leggera, ma é come rugbista che ottiene i migliori risultati: per tre anni gioca nell'American Professional Football League e, primo giocatore di colore, diviene membro dell'All American Football Team, su chiamata del mitico trainer della Yale, Walter Cramp.

L'impegno sportivo, tuttavia, dura poco. I neri sono tutt'altro che ben accetti in formazioni bianche e solo un ingresso a pieno titolo nel mondo professionistico gli potrebbe garantire di pagarsi gli studi e avere una vita meno stentata. (che quei pochi anni di rugbismo fossero ad altissimi livelli lo testimonierà l'immissione, molti anni dopo, del suo nome nella College football Hall of Fame). E poi il pallino di Paul é di diventare avvocato.
In tempo record consegue la laurea in Legge alla Columbia Law School ed entra nella professione. Ma altrettanto immediatamente, deluso e abbattuto, se ne esce. Quando, nel corso di una causa la dattilografa del tribunale si rifiuta di scrivere „sotto dettatura di un nigger“, capisce che anche questo mondo gli é precluso.

 

... ma preferisce (?) la carriera artistica

 
Paul Robeson interpreta il dramma "L'imperatore Jones"

Ma sin dagli anni della Rutgers, essendo dotato di una, naturalmente, stupenda voce e di una imponente presenza scenica – e di un talento straordinario per il canto e la recitazione - si esibisce sia come cantante che come attore con compagnie e complessi amatoriali.
Amatorialità che abbandona nel giro di poco tempo. Infatti cominciano a pervenirgli le prime offerte di lavoro in questi due campi. Sono gli anni Venti. Paul é già sposato. Con Eslanda „Essie“ Cardoso Goode, ricercatrice, biologa e chimico del Presbyterian Hospital di New York.

Nel 1924, dopo avere già preso parte con successo ad alcuni spettacoli teatrali, viene avvicinato dal commediografo Eugene O'Neill (papà della futura, ultima, moglie di Charly Chaplin), già famoso per avere vinto due Premi Pullitzer, nel 1920 e nel 1922 (un altro lo vincerà nel '28, e nel 1936 gli verrà assegnato il Premio Nobel per la Letteratura). O'Neill offre a Robeson non una ma due enormi opportunità: di recitare in due sue commedie al Greenwich Village: la prima é All God's Chillun Got Wings, la seconda „L'Imperatore Jones“. La resa artistica si rivela come il migliore trampolino possibile per una carriera che a livello artistico non troverà mai neppure un ostacolo.

Un fotogramma dal film tratto da "L'imperatore Jones"Nel 1925 debutta nel cinema con „Body and Soul“, prodotto e diretto dal primo cineasta di colore, Oscar Micheaux. Nello stesso anno - ecco come Paul Robeson si fa conoscere per quella che sarà fino alla morte la sua azione umana, artistica e politica – rifiuta il ruolo di protagonista nel film „Lulu Belle“: il personaggio, a suo dire, ricalca tutti i luoghi comuni del „bovero negro“: gli afroamericani non sono né boveri né negri.

Da questo momento Robeson é un „nome“ nello showbusiness. Lo é sia sulla piazza americana sia su quella inglese. Come attore e come cantante. E visto che le offerte gli provengono pure dal Regno Unito, Paul ed Essie decidono di stabilirsi a Londra, o quanto meno di fare la spola tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti.

 

Da Show Boat e Ol' Man River ad Othello

 

Nel 1927 (anno in cui diventa padre di Paul Jr.) Paul e Essie sono dunque in Inghilterra, che cominciano a girare in lungo e in largo con concerti sempre affollatissimi. Con loro, il fido Lawrence Brown, pianista e arrangiatore.
Lo chiamano a Broadwey per fare „Show Boat“, ma per motivi poco chiari non sarà della partita (e dire che gli autori del musical, Kern e Hammerstein II, hanno scritto appositamente per la sua voce da basso la canzone simbolo della piece: „Ol' Man River“.
In compenso, eccolo nel cast dell'edizione londinese dell'anno appresso, a fianco di Alberta Hunter e Mabel Mercer.

Nel 1930, sempre a Londra, l'attore e produttore Maurice Browne e sua moglie, la regista Ellen Van Volkemburg, ingaggiano Paul per il ruolo di Othello nell'omonima tragedia di William Shakespeare (2). Desdemona, é la bellissima e famosissima Peggy Ashcroft (ancora oggi si mormora del loro „scandaloso bacio interrazziale“ in scena), mentre il Browne si riserva quello di Jago. Si tratta della prima volta, dopo oltre cento anni, che un nero interpreta il Moro di Venezia, ma é la prima in assoluto cui un attore di colore interpreta Othello in una compagnia di bianchi. Il successo é enorme. Ne parla anche la stampa americana.

Vorremmo far notare come, non solo Paul passi dal musical alla tragedia con estrema facilità, ma come impresari, produttori e registi diano per scontato che egli saprà dare ottimi risultati in entrambi i campi!
La notorietà di Paul Robeson é già tale che la sua biografia, scritta dalla moglie Essie e uscita in questo 1930, trova immediato riscontro sul mercato librario britannico e americano. Titolo del libro – e in sé già programma politico - „Paul Robeson, Negro“. Nello stesso anno, con Essie quale partner, Paul gira "Borderline".

La coppia prosegue a dividersi tra USA e GB: concerti, film, spettacoli.
Nel '32 Robeson torna a interpetare il ruolo di Joe in „Show Boat“. Questa volta si tratta di una produzione newyorchese.

 

Un uomo curioso del mondo

 
Una foto di scena dalla prima edizione di Othello, 1930

Ma Paul non ho solo i grandi talenti dell'artista, egli nutre una grande curiosità verso tutto lo scibile. Innanzi tutto verso le radici del proprio popolo, verso l'Africa, la sua storia, quella dello schiavismo. Per meglio comprendere la materia si mette a studiare alcune lingue del continente nero. Ne imparerà parecchie. Da lì a qualche anno, in totale conoscerà una ventina di lingue tra europee, africane, asiatiche. Dodici le parlerà in maniera fluente!

Nel 1934 il grande regista Sergej Einzestejn invita Paul a visitare l'URSS. Sebbene già in Gran Bretagna aveva potuto assaporare un diverso modo di comportarsi nei suoi confronti da parte della società inglese – si intende, rispetto agli USA dove nigger é e nigger resterà fino alla fine dei suoi giorni - nella Russia sovietica, così dice e scrive, scoprirà che agli occhi della gente il colore della sua pelle non fa nessuna differenza. (ad una simile conclusione perverrà, nella sua prima tournee europea Billie Holiday, come riporta nell'autobiografico „Lady Sing the Blues“).

Nel 1935, dopo avere girato „Sanders of the River, rientra in America.
Ancora una volta é alle prese con „Show Boat“, ma questa volta si tratta di una versione cinematografica, mentre il disco con „Ol' Man River“ si esaurisce in poche settimane.
Ma il cantante Paul Robeson non é solo un eccezionale interprete di canzoni da musical; egli é altresì un grande interprete di spirituals e musiche folcloristiche di tutto il mondo. Non basta. é anche uno straordinario esecutore di musica colta e classica: Bach, Beethoven, Mussorgskij, Schubert, Dvorzak. Insomma, non é per caso se oggi troviamo il nome di Paul Robeson nel Grammy Liftime Achievement Award.

 

Un rapporto conflittuale col blues

 
Un fotogramma dalla versione cinematografica di Show Boat

Paul canta anche blues, ma pare che a bluesmen e jazzisti non piaccia il suo modo di interpretarli: proprio Count Basie dirà: „Paul non sa cantare il blues“. Se restiamo all'interno della tradizione, é vero. Come, per esempio, é vero che non c'é cantante operistico che sappia rendere al meglio le canzoni napoletane o un qualsiasi standard, si chiami egli Domingo, Del Monaco o Pavarotti. E' come pretendere di utilizzare il sax alto in un'aria verdiana o il fagotto in un pezzo di Charly Parker.

Ma che Robeson non sappia interpretare i blues nella maniera dei bluesmen é un mero sintomo: della distanza tra lui e il mondo del jazz. Una distanza certamente musicale e interpretativa, ma anche di rapporto con il mondo. Paul Robeson é aperto, combattivo, non si accontenta di avere uno spazio per sé in cui „operare“; egli vuole che lo „spazio“ sia accessibile a tutti. I jazzisti, viceversa – almeno fino all'avvento del be-bop, che sarà una rivoluzione – tendono alla claustrofobia, sono egocentrici, le conquiste le vogliono per sé. „L'America é razzista? Stronzi, basta che mi lascino suonare e cantare“. Paul vuole la liberazione globale, loro uno spazio personale. E quando qualcuno si muove sulla scia di Paul Robeson, prendono paura. E' famosissimo il caso di Billy Eckstine (tra l'altro, l'unico cantante a dichiararsi debitore nei confronti di Paul Robeson), temuto dai suoi orchestrali (1944-47) perché li costringeva, nei tour negli Stati del sud, a entrare nelle concert hall dall'entrata principale, che gli era preclusa; e spesso da bianchi energumeni. Con cui Mr. B Faceva a cazzotti, mentre loro tremavano (lo testimonia Miles Davis nella sua autobiografia).
Dunque, niente feeling tra Robeson e il pianeta jazz. Non ora. In questi anni Trenta, quando Paul va alla sua scoperta.

 

Attività musicale e impegno politico negli anni '30

 

Prosegue l'attività concertistica, con tour in tutta Europa e film, più in Inghilterra che non in USA. Ma si accentua anche il suo impegno politico su tantissimi fronti. Tre su tutti. Il primo, sempre all'ordine del giorno, la lotta per i diritti dei neri d'America; il secondo, una incessante campagna antifascista e antinazista, a fianco del popolo ebraico, con accuse nei riguardi dei governi di Londra, Parigi e Washington che nulla fanno di fronte all'espansionismo militaristico di Germania e Italia e (terzo) in difesa della Repubblica spagnola massacrata da Franco e soprattutto dai suoi alleati romani e berlinesi. In Spagna, anzi, Paul interviene in prima persona, recandovisi e incontrando la Brigata Abraham Lincoln formata da volontari americani bianchi e neri. E' in questa occasione che Paul Robeson fa un'affermazione, propria dell'etica sartriana e brechtiana: „Oggi gli artisti devono schierarsi. O sono con voi o sono contro di voi. O sono per la libertà o sono per lo schiavismo“

Nel 1939 il poeta John La Touche e il musicista Earl Robinson (compagno di studi di Aaron Copland e Hanns Eisler, nonché futuro „blacklist“ nella commissione McCarthy, in quanto membro del partito comunista statunitense) scrivono la cantata „Ballad for Americans“, un inno che esalta il meglio dell'America: le pluralità umane, religiose. Originariamente era stato composto per il congresso dei comunisti statunitensi, ma siccome piace, se lo accaparrano pure i Repubblicani [che sarebbe come se Berlusconi facesse sua „Bella Ciao“ (capacissimo!)].
Ma se ne impossessa Paul e il 5 novembre, in diretta radiofonica dalla CBS, la cantata viene eseguita con accompagnamento di coro e orchestra sinfonica. Dicono i cronisti dell'epoca che solo lo „scherzo“ di Orson Welles (la drammatica cronaca della pseudo invasione dei marziani) ebbe tanti ascoltatori quanti Robeson quella sera. Bisogna dire che la composizione, musicalmente è un tantino pretenziosa, mentre le parole sono un tantinello naive e kitch, ma di grande effetto. Tant'è che alla versione di Robeson si affianca quella del crooner numero uno d'America: Bing Crosby. (Nel 1960 la inciderà pure Odetta). Interessante la „storia“ di quest'opera musicale. Nel 1943 alla Royal Hall di Londra la cantò un coro di 200 soldati neri americani. Siccome però la si ricordava soprattutto come pezzo del repertorio del „comunista“ Paul Robeson, fu proibita. Non si sa bene come, nè perché „Ballad for Americans“ spuntò nel 1976 in occasione delle celebrazioni del Bicentenario statunitense …

 

Gli anni '40, inizia l'ostracismo per Robeson

 
Othello con Desdemona - Uta Hagen

Nel 1940, per la terza volta, Paul e' nel cast di un'edizione di „Show Boat“. Stavolta a Los Angeles.
Nel 1942 gira „Native Land“ a New York e „Tales of Manhattan“ a Hollywood. E sono le ultime sue pellicole.

Nel 1943, ennesimo „revival“. Si tratta di una delle produzioni teatrali di maggior successo nella storia di Broadway. Anzi, la maggiore per quel che concerne un'opera scespiriana. Paul torna in scnea con „Othello“. Lo dirige Jose' Ferrer (che sarà Jago), Desdemona sarà sua moglie, Uta Hagen, attrice tedesca, naturalizzata americana e futura grandissima insegnante di dizione e recitazione (tra i suoi allievi: Judy Garland, Al Pacino, De Niro, Sigurney Weaver, Whoopy Goldberg…). A proposito della prova di Paul Robeson, il critico di Variety scriverà: „Nessun attore bianco sarebbe in grado di vestire i panni di Othello meglio di Paul“… Lo spettacolo viene replicato per 296 serate consecutive, quindi affronta una tournée lunga due stagioni complete! (Su Youtube c'e' uno splendido documento filmato in cui Robeson parla di Otello).

Ma la fama di Paul Robeson, le sue influenti amicizie in tutto il mondo, il rispetto di cui gode non fanno da velo all'America più oscura, ignorante, retriva, rozza, violenta – in una parola, fascista. Sin dal 1934 l'establishment da chiari segnali di inimicizia nei suoi riguardi. Ma è dal 1941 che le cose si aggravano: in presenza della forzata alleanza militare USA-URSS. Paradossalmente, e' sospettato di „intelligence“ col nemico: l'alleato sovietico! Da questo momento fino alla sua scomparsa, l'FBI produrrà un dossier di alcune migliaia di pagine, in pratica tutta la sua vita passo dopo passo, giorno dopo giorno fino al 23 gennaio del 1976. A dire il vero mancheranno le pagine relative agli ultimi mesi di vita, quando depressione e malattia avevano definitivamente minato il corpo di Paul Robeson, ma anche la psiche, se sempre più spesso si sentiva vittima di presunti (presunti?) complotti polizieschi. Mancheranno, ma perché qualcuno le ha fatto sparire.

 

Paul Robeson e i suoi amici

 
Dicevamo delle amicizie di Paul Robeson, che assommate alle frequentazioni della gioventù, vanno a formare un bel pezzo dell'intellighentia internazionale. Ma se ci pensiamo bene, non solo si tratta di persone che non hanno alcun potere, ma anzi proprio di persone invise a qualsiasi potere! Certo, tra costoro ci sono molti accademici, „monumenti nazionali“ nei rispettivi paesi, Premi Nobel, Premi per la Pace, il famoso Premio Stalin, poi diventato Premio Lenin quando il Georgiano ha finito di nuocere. Stiamo però certi che se fossero vissuti in Unione Sovietica, come il compositore Shostakovic, si sarebbero limitati, a meno di non voler fare una vacanza senza ritorno in Siberia, a firmare petizioni antioccidentali e a tacere sulle brutture e i crimini interni. Dunque, grandi scrittori, compositori, artisti ma, per tutti i poteri di questo mondo - feccia, al massimo „utili idioti“.

Ma vediamo da vicino di chi si tratta: Eugene O'Neill, Sergej Ejzestein a Emma Goldman, Gertrude Stein, Alexander Berkman, Max Eastman, Lily Hellman, Claude Mc Kay, Clifford Odets, James Joice, Albert Einstein, Bertrand Russell, Charly Chaplin, Bertolt Brecht, Pablo Picasso, Dimitry Shostakovich, Yehudi Menjuhin, Leonard Bernstein, Aaron Copland, Ernest Heminghwey, Paul Strand, Pablo Neruda (che gli dedicherà un'ode nell'immaginifico poema „Canto Generale“), i giovani africani e asiatici che hanno studiato in Europa e mai avevano nascosto di voler rovesciare – cosa che poi gli e' riuscita - il colonialismo: Nehru, Nierere, N'Krumanh, Kaunda, Keniatta, Tambo…
Insomma, si può dare torto ai membri del Comitato per gli Affari Antiamericani e ai vari Richard Nixon e John McCharty, se ritengono tutta 'sta gente pericolosissima in riferimento ai „valori“ del buon „patriota americano“? A proposito di Nixon, va ricordata la sua risposta a chi gli chiese chi, secondo lui, erano i comunisti: „Tutti coloro che frequentavano i concerti di Paul Robeson“.
 

Gli anni della Guerra fredda

 

Tuttavia, fintanto che dura la guerra, Paul se la deve vedere con gli attacchi giornalistici e i piccoli ostruzionismi (ma niente di nuovo) e il „normalissimo“ razzismo della strada, fatto di ingiurie, offese, sputi. I guai iniziano con la fine della guerra „calda“ e l'inizio di quella „fredda“, nel 1946. Naturalmente, Robeson ci mette del suo. Sconfitto il fronte nazifascista, bisogna impegnarsi fino all'inverosimile in quello di sempre: la difesa dei diritti dei neri. Ed ecco che fonda l'American Crusade Against Linching e con una delegazione si reca dal presidente Harry Truman per chiedere il suo aperto appoggio nella lotta contro il linciaggio e la segregazione razziale.

Pedinamenti, pressioni di vario tipo, cancellazione di concerti e ogni manifestazione a cui dovrebbe partecipare, azzeramento mediatico, interrogatori da parte dell'FBI sono all'ordine del giorno. Tanto per avere chiara la dimensione di quest'opera ostruzionistica e censoria: nel 1947 Paul denuncia introiti per 105.000 dollari (cifra da favola per l'epoca); nel 1950, appena 2.500. Nel solo 1949 gli vengono annullati oltre cento concerti. Da ricordare anche gli incidenti a Peekskill (N.Y.) nel 1949, dove attivisti di destra cercarono senza successo, ma ricorrendo anche alla violenza, di impedire un suo concerto di protesta organizzato dalle Work Uniuons.

Con gli organizzatori del concerto di PeekskillNel 1950 il governo si decide per il passo più grave: il sequestro del passaporto. A nulla valgono le proteste e le petizioni di milioni di persone e migliaia di eminenti personalità di tutto il mondo. La causa scatenante – o meglio, la „scusa“ – è l'attacco di Robeson alla politica americana in Asia (Corea). Ma e', appunto, una scusa. Se da decenni Robeson non fosse al centro dell'interesse mediatico internazionale, qualcuno del sottobosco governativo statunitense non avrebbe aspettato „segnali“ per mettere a tacere questa straordinaria e bellissima libera voce.
Di certo Robeson non viene aiutato da Mosca, da dove nel 1952 gli viene conferito il Premio Stalin per la Pace (riconoscimento già dato o che in seguito verrà assegnato a gran parte degli amici innanzi ricordati). Nè lui si aiuta: ci riferiamo all'elogio di Josip Visarjonovic, alla morte di Baffone.

Nel 1952 gli si vorrebbe impedire di cantare al Parco della Pace ai confini tra gli USA e il Canada, ma oltre quarantamila spettatori si oppongono…

Nel 1955 compare di fronte alla famigerata commissione „mangiacomunisti“. Tutti sanno che Paul non e' mai stato membro del Partito, però – ecco la colpa grave, accanto a quella di essere nero e famoso, forse l'americano più famoso nel mondo – ha simpatie socialiste e tanto basta. Uno dei commissari, nell'interrogarlo, gli chiede perché, visto che parla tanto bene dell'Unione Sovietica, non ci va a vivere. „perché – e' la risposta – questo e' il mio paese, qui mio padre e' stato schiavo e la mia gente e' morta per costruirlo. Ho gli stessi diritti – conclude rivolgendosi al giudice – che ha lei e non c'è fascista che me li toglierà; chiaro?“. Interessante come tutto l'interrogatorio ricordi quello subito anni prima da Bertolt Brecht, con la differenza che mentre Robeson, da americano dunque da pari a pari con i suoi „giudici“ tenta un minimo di dialogo; Brecht, tedesco, commediografo, comunista ed ex anarchico, si fa gioco del comitato senza che questo se ne renda conto. Nell'uno e nell'altro caso, comunque, il „fiore del patriottismo“ americano fa una figura di niente come pochi!

Nel 1957, non potendo accogliere l'invito dei minatori gallesi a partecipare al loro congresso, dedica loro un concerto che eseguirà al telefono!

1968Nel 1958, quando alla Carnagie Hall ricevono il „via libera“ per un recital di Paul Robeson, questi annuncia di essere tornato in possesso del passaporto. Evidentemente alla fin fine proteste e manifestazioni e petizioni e lettere aperte e la pressione diplomatica, sebbene dopo otto anni, ma un risultato l'hanno dato. Per l'occasione a Nuova Delhi, la figlia del premier Nehru, Indira Ghandi aveva proclamato il „Paul Robeson Day“.
 

 

Gli anni della distensione. I Robeson ricominciano ad esplorare il mondo

 

Riavuto il passaporto, Paul e Essie torneranno a girare il mondo. Ma prima da' alle stampe la propria autobiografia, scritta insieme a Lloyd Brown: „There I Stand“.

Prima tappa, l'amata Inghilterra. Che ricambia in maniera straordinaria: A Londra, ora allo Stratford-upon-Avon, a 61 anni torna a vestire i panni di Othello. E' la terza volta. Lo dirige il grande Tony Richardson, uno dei „monumenti“ della storia teatrale britannica. Nel ruolo di Jago c'e' Sam Wanamaker, attore scespiriano per eccellenza. Desdemona e' la splendida e poco fortunata Mary Ure (all'epoca moglie di John Osborne e protagonista femminile di Ricorda con rabbia, sia a teatro che in cinema, accanto a Richard Burton, morta giovane per overdose e barbiturici); del cast fanno ancora parte Albert Finney e una ventiduenne Vanessa Redgrawe

Seguono concerti, feste, ricevimenti. E ovunque avviene la stessa scena: teatri stracolmi e fuori il doppio, il triplo di spettatori mancati in attesa almeno di vederlo uscire: a Parigi e a Liverpool, a Berlino e Vienna, nei paesi scandinavi e nell'Est europeo, nonché a Mosca. Idem dicasi per i concerti in Nuova Zelanda, Cina, Australia…

(No, in Italia no. Il Belpaese detiene tre record oramai assolutamente imbattibili: non ha mai ospitato ne' Paul Robeson ne' Billy Eckstine. E Billie Holiday vi e' stata fischiata e spernacchiata!!!)

Nel 1963 rientra in USA. Concerti, tour. Incontri con „nuovi amici“: i jazzisti che hanno rivoluzionato oltre che la loro musica, anche il loro mondo e l'abito mentale, e che hanno scoperto le proprie radici africane. E così nel 1965 Bill Taylor, Coltrane, Gillespie, Miles Davis festeggiano il 67 compleanno di Paul. Ci sono pure la star cinematografica Ruby Dee, lo scrittore James Baldwin, il folksinger Pete Seeger, il chimico Premio Nobel Linus Pauling, il compositore Earl Robinson.

Ma la ritrovata libertà di movimento dura poco. La morte, nel 1966, per cancro, della diletta Essie, dalla quale non si e' mai separato nel corso di tutta la vita, e' un colpo troppo grande. Se c'e' un terreno nel quale questo gigante (in tutti i sensi) e' sempre stato fragile, e' quello dei sentimenti, degli affetti personali: orfano di padre a sei anni e di madre a venti, Eslanda per lui era molto di più di una moglie: amica, compagna, complice; ispirazione, sostegno, pungolo. La sua scomparsa gli procura una fortissima depressione, come pure un graduale indebolimento psicofisico. E' evidente che le traversie vissute lungo quattro decenni di carriera luminosa ma socialmente contrastata, sono state superate proprio grazie a questa inossidabile unione umana e spirituale. Incapace e impossibilitato di vivere da solo, Paul viene accolto dalla sorella, pure lei vedova.
Sarà, tuttavia più il tempo che trascorrerà per ospedali (a New York, Londra, Berlino) che non in casa. Frattanto, intorno a lui e' una continua gara di dimostrazioni d'affetto e di solidarietà. Parenti, amici, conoscenti, colleghi, leader politici, artisti, scrittori, Premi Nobel, gente comune, lavoratori di tutto il mondo: tutti si stringono intorno a lui, quando non possono farlo fisicamente, gli scrivono lettere, inviano fiori, ringraziamenti.

 

Arriva il tempo delle celebrazioni

 

Nel 1968, in occasione del suo settantesimo compleanno la scena inglese, storicamente assai snob & cool, da Londra gli dedica una festa cui prende parte il gotha del teatro britannico. Ci sono Peter O'Toole, Michael Redgrawe, Tony Richardson, le „sue“ Desdemone londinesi: la Ashcroft e la Ute. E chi non può venire, come per esempio, John Gielgud, manda una lettera che e' un lenzuolo di affettuosità e apprezzamenti.

Nel 1977, in occasione del settantacinquesimo compleanno, Harry Belafonte gli organizza una serata d'onore alla Carnagie Hall. Ci sono Miles Davis e Billy Eckstine, Dizzy Gillespie e Sidney Poatier, Coretta Scott King, vedova di Martin Luther, e Arthur Ashe (il tennista), Odetta e Angela Davis. E non mancano neppure Pete Seeger, Leonard Bernstein, nonche' Indira Ghandi e il leader tanzaniano e amico da una vita Julius Nierere…
L'anno successivo, dopo due attacchi cardiaci, Paul Robeson muore. Ai funerali accorreranno più di cinque mila persone, mentre la messa sarà officiata dal fratello, il reverendo Benjamin C. Robeson.

 

Un tentativo di tirare le somme (4)(5)

 
Con Paul Robeson se ne va colui che già agli esordi artistici, alcuni intelligenti e lungimiranti critici avevano definito „La Promessa della propria razza“, „Il Re di Harlem“, „L'Idolo del proprio popolo“ e anche "Un moderno uomo del Rinascimento", per i suoi talenti in numerosi campi. E il ricordo di questo immenso cantante e attore, oratore e combattente per i diritti dei più deboli, e' talmente vivo che in continuazione città, enti, istituzioni, università, circoli culturali e associazioni organizzano appuntamenti in suo onore, promuovono la vendita dei libri che lo riguardano, i suoi dischi e ora i DVD dei suoi film. Il tutto accompagnato dalla nascita di scuole, teatri, circoli, fondazioni, biblioteche con il suo nome. Quanto agli anniversari, essi si trasformano in una parata di big dello spettacolo e della cultura; nera e bianca, ma puntualmente solo ed esclusivamente democratica e progressista. Sicché nel 1988, a dieci anni dalla morte, la celebrazione principale vede affiancati Sidney Poitier, Bill Cosby, Morgan Freeman, Ossie Davis, Christofer Reeve, Christofer Plummer, la scrittrice, Premio Nobel, Toni Morrison, Lena Horne, Max Roach… E dieci anni dopo, per il Centenario della nascita, oltre ai suddetti (meno coloro che nel frattempo sono dipartiti), sempre alla Carnagie Hall, troviamo Muhammed Aly, Belafonte, Murray Abraham, Whopy Goldberg, Eli Wallach, Roy Scheider, Paul Newman e la cara nipote, la cineasta Susan Robeson, già famosa per avere girato film documentari su Mr.B ed Ella Fitzgerald, nonche' autrice di „The whole in his hands“, libro di memoria sul nonno corredato da un centinaio di fotografie, uscito nel 1981 e ristampato nel 1997.

Il Centenario e' stato naturalmente celebrato in tutte le metropoli americane e in decine di altre città meno grandi. Ma anche all'estero: Toronto (con il 9 aprile proclamato „Paul Robeson Day“), Vancouver, Montreal, Città del Messico, Melbourne, Londra, Liverpool, Cardiff, Tampere, Parigi, Berlino, Berna, Zurigo, Lisbona, Gerusalemme. In Cina e in India! Avete letto bene: l'Italia non c'e'. Neanche questa volta…
 

I film di Paul Robeson (3)

 

1924 - Body and Soul (New York)
1930 – Borderline (Svizzera)
1933 - The Emperor Jones (New York)
1935 – Sanders of the River (Londra)
1935 – Show Boat (Hollywood)
1936 – Song of Freedom (Londra)
1936 – Africa Looks Up (Gran Bretagna, documentario. Narratore e canto)
1937 – King Solomon's Mines (Londra-Sud Africa)
1937 – Jericho (Londra-Egitto)
1938 – Big Fella (Londra)
1939 – Proud Valley (Galles)
1942 – Native Land (New York)
1942 – Tales of Manhattan (Hollywood)

 

Documentari su Paul Robeson

 
1977 - The Tallest Tree in Our Forrest. Voce narrante Gil Nobel
1979 - Paul Robeson, tribute to an artist. Voce narrante, Sidney Poatier. Premio Oscar per documentary short
„Pasul Robeson: Here I Stand“ (dal titolo della sua autobiografia) 1999
 

Libri di e su Paul Robeson (solo in lingua inglese) (1)

 

Here I Stand, by Paul Robeson, with pref. by L.L.Brown, intr. by S. Stuckey, Beacon Press, 1998
Paul Robeson, by Martin Bauml Duberman, New Press, 1995.
Paul Robeson, by Eloise Greenfield, 1975
Paul Robeson, by Phillip Hayes Dean, Book Club Edition, 1978.
Paul Robeson, by Nick Healy, Raintree, 2003
Paul Robeson, by Marie Seton, Dobson Press, London, 1958.
Paul Robeson: Actor, Singer, Political Activist (African-American Biographies), by David K. Wright, Enslow Publishers, 1998.
Paul Robeson, All American, by Dorothy Butler Gilliam, Simon & Schuster, 1976.
Paul Robeson: Artist and Activist On Records, Radio and Television, Allan Lord Thompson, Wellingborough Northants, UK, 2004
Paul Robeson: Artist and Citizen, Jeffrey C. Stewart, ed., Rutgers University Press, 1998.
Paul Robeson: Biography of a Proud Man, by Joseph Nazel, Hooloway House Publishing Co., 1980
Paul Robeson: Citizen of the World, Shirley Graham, Julian Messenger, Inc., 1946.
Paul Robeson: Essays on His Life and Legacy, Joseph Dorinson and William Pencak, eds., McFarland & Co., 2002
Paul Robeson: The Great Forerunner, by Freedomways, International Publishers, 1998.
Paul Robeson: His Career in the Theatre, in Motion Pictures and on the Concert Stage, by Anatol Schlosser, unpublished doctoral dissertation, 1971.
A Paul Robeson Handbook: Everything You Want to Know about Paul Robeson, by Lenwood Davis
Paul Robeson: Hero Before His Time, by Rebecca Larsen, Franklin Watts, 1989.

Paul Robeson: The Life and Times of a Free Black Man, by Virginia Hamilton, Harper & Row, 1974.
A Paul Robeson Research Guide, by Lenwood Davis, Greenwood Press, 1982.
Paul Robeson: Singer and Actor, by Scott Ehrlich, Chelsea House Publishers, 1988.
Paul Robeson Speaks: Writings, Speeches, Interviews, 1918-1974, edited by Philip S. Foner, Citadel Press, 1978.
Paul Robeson: A Voice of Struggle, by Burnham Holmes, Raintree/Steck Vaughn, 1994
Paul Robeson: A Voice to Remember, by Patricia McKissack and Frederick McKissack, Enslow Publishers, 1992.
Paul Robeson's Last Days in Philadelphia, by Charlotte Turner Bell, Dorrance Publishing Co., 1986.
Paul Robeson: Negro, by Eslanda Goode Robeson, Victor Gollancz, Ltd., London, 1930.
Paul Robeson: The Years of Promise and Achievement, by Sheila Tully Boyle and Andrew Bunie, University of Massachusetts-Press: Amherst, 2001
The Peace Advocacy of Paul Robeson, by Dr. Charles Wright
Peekskill, USA, by Howard Fast
Paul Robeson: Labor’s Forgotten Champion, by Dr. Charles Wright, Balamp Publisher, 1984
The Whole World in His Hands: A Pictorial Biography of Paul Robeson, by Susan Robeson, Citadel Press, 1981
The Undiscovered Paul Robeson: An Artist’s Journey, by Paul Robeson, Jr., John Wiley & Sons, Inc., 2001
The Young Paul Robeson: On My Journey Now, by Lloyd L. Brown, Westview Press, 1997
Libri in cui si parla anche di Paul Robeson (solo in lingua inglese)
- 13 Against the Odds, by Erwin R. Embree, Viking Press, 1944 (Chapter on Robeson is entitled “Voice of Freedom.”)
- The Autobiography of W.E.B. Du Bois, International Publishers, New York, 1968
- Ballad of an American: The Autobiography of Earl Robinson, by Earl Robinson, with Eric A. Gordon, Scarecrow Press, London, 1998
- Black in the British Frame: Black People in British Film and Television 1896-1996, by Stephen Bourne, Cassell, 2005
- Black and Red: W.E.B. Du Bois and the Afro-American Response to the Cold War, 1944-1963, by Gerald Horne, State University of New York, 1986
- Black Genius And The American Experience, by Dick Russell
- The Einstein File: J. Edgar Hoover’s Secret War Against the World’s Most Famous Scientist, by Fred Jerome, St. Martin’s Press, New York, 2002
- The Cold War Against Labor, 2 vols., Ann Fagan Ginger and David Christiano, eds., Meiklejohn Civil Liberties Institute, 1987
- Communist Front?: The Civil Rights Congress, 1946-1956, by Gerald Horne, Associated University Presses, Cranbury, NJ, 1988
- Communists in Harlem During the Depression, by Mark Naison, Grove Press, 1984
- Crossing the River: A Memoir of the American Left, the Cold War, and Life in East Germany, Victor Grossman, 2003
- The Cultural Front, by Michael Denning, Verso Press, 1998
- Elisabeth Welch: Soft Lights and Sweet Music, by Stephen Bourne, Scarecrow Press, 2005
- Famous Negro Entertainers of Stage, Screen and TV, by Charlemae Rollins, Dodd, Mead & Co., 1967
- Going Through the Storm: The Influence of African American Art in History, by Sterling Stuckey
- Great American Negroes, by Ben Richardson, Thomas Y. Crowell Co., 1946
- Highlights of A Fighting History: 60 Years of the Communist Party USA, Philip Bart, ed., International Publishers, New York, 1979
- History of the Communist Party of the United States, by William Z. Foster, International Publishers, New York, 1952
- Hollywood Red: The Autobiography of Lester Cole, by Lester Cole, Ramparts Press, 1981
- How Can I Keep From Singing: Pete Seeger, by David Dunaway, Da Capo Press, New York, 1990
- Inquisition in Eden, by Alvah Bessie, One of the Hollywood Ten, The Macmillan Company, New York, 1965
- Naming Names, by Victor S. Navasky, Penguin Books, 1980
- No Ivory Tower: McCarthyism and the Universities, by Ellen W. Schrecker, Oxford University Press, 1986
- Portraits of African-American Heroes, by Tonya Bolden, Dutton Children’s Books, 2003
- Profiles of Great African Americans, by David Smallwood, Stan West, Allison Keyes, Publications International, 2000.
- Race Against Empire: Black Americans and Anticolonialism, 1937-1957, by Penny M. Von Eschen, Cornell University Press, 1997
- Red Scare: Memories of the American Inquisition, An Oral History, by Griffin Fariello, Avon Books.
- Short Biographies, edited by Harriet L. McClay and Helen Judson, Henry Holt & Co., 1938
- The Story of Unity Theatre, by Colin Chambers, St. Martin’s Press, 1989
- Tales of Wo-Chi-Ca: Blacks, Whites and Reds at Camp, by June Levine and Gene Gordon, Avon Springs Press, San Rafael, CA, 2002
- Tender Comrades: A Backstory of the Hollywood Blacklist, by Patrick McGilligan and Paul Buhle, St. Martin’s Press, 1997
- Thirty Years of Treason: Excerpts from Hearings before the House Committee on Un-American Activities, 1938-1968, Eric Bentley, ed., Viking Press, 1971
- Vito Marcantonio, Radical Politician, 1902-1954, by Gerald Meyer, State University of New York Press, 1989
- Voices of Joy, Voices of Freedom, by Arnol Dobrin, 1972
- We Shall Not Be Moved: The Passage from the Great Migration to the Million Man March, by Velma Maia Thomas, Crown Publishers, 2002
- With Ossie and Ruby: In This Life Together, by Ossie Davis and Ruby Dee, William Morrow & Co., New York, 1998
- World’s Great Men of Color, Volume II, by J. A. Rogers, Touchstone Books, 1996
 

 

Discografia

 

(Sono elencate alcune opere pubblicate su CD o DVD e di facile o media reperibilità)

CD
Live at Carnegie Hall: May 9, 1958 (Vanguard, 1958)
Othello by William Shakespeare (Pearl, 1998)
Encore, Paul Robeson, Vol. 2 (Monitor, 2000)
The Complete EMI Sessions, 1928-1939 (Audio CD - Aug 19, 2008)
Paul Robeson Sings "Ol' Man River" & Other Favorites (Audio CD - Oct 25, 1990)
Ballad for Americans by Paul Robeson (Audio CD - Sep 16, 1991)
Best of Paul Robeson by Paul Robeson (Audio CD - Dec 6, 2005)
Paul Robeson Live at Carnegie Hall (Audio CD - May 24, 1990)
(music by Aleksandr Aleksandrov, Anonymous, Johann Sebastian Bach, and Ludwig van Beethoven)
Songs of Free Men / A Paul Robeson Recital (Audio CD - Dec 9, 1997)
On My Journey: Paul Robeson's Independent Recordings (Audio CD - Aug 28, 2007)
Ol' Man River by Paul Robeson (Audio CD - Feb 17, 2006)
Paul Robeson: Here I Stand (VHS Tape - Aug 24, 1999)
The very best of Paul Robeson by Paul Robeson (Audio CD - Mar 25, 2008)
Best of Paul Robeson by Paul Robeson (Audio CD - Dec 6, 2005)
Ol' Man River: His 25 Greatest by Paul Robeson (Audio CD - Jun 16, 1998)

DVD / VHS

Paul Robeson: Portraits of the Artist - Criterion Collection (DVD - Feb 13, 2007)
Paul Robeson - Speak of Me As I Am ~ Pam Grier (DVD - Feb 27, 2007)
Emperor Jones/Paul Robeson Tribute ~ Paul Robeson, Dudley Digges, Frank H. Wilson, and Fredi Washington (VHS Tape - Jun 13, 2000)

 

Un omaggio a Robeson da Pablo Neruda: ODA A PAUL ROBESON (da Canto General)

 

 

Antes él aún no existía.
Pero su voz
estaba allí, esperando.

La luz se apartó de la sombra,
el día de la noche,
la tierra de las primeras aguas.

Y la voz de Paul Robeson
se apartó del silencio.

Las tinieblas querían
sustentarse. Y abajo
crecían las raíces.
Peleaban
por conocer la luz
las plantas ciegas,
el sol temblaba, el agua
era un boca muda,
los animales
iban transformándose:
lenta, lentamente
se adaptaban al viento
y a la lluvia.

La voz del hombre fuiste
desde entonces
y el canto de la tierra
que germina,
el río, el movimiento
de la naturaleza.

Desató la cascada
su inagotable trueno
sobre tu corazón, como si un río
cayera en una piedra
y la piedra contara
con la boca
de todos los callados,
hasta que todo y todos
en tu voz
levantaron
hacia la luz su sangre,
y tierra y cielo, fuego y sombra
y agua,
subieron con tu canto.

Pero
más tarde el inundo
se oscureció de nuevo.
Terror, guerra y dolores
apagaron la llama verde,
el fuego de la rosa
y sobre las ciudades
cayó polvo terrible,
ceniza de los asesinados.
Iban hacia los hornos
con un número
en la frente
y sin cabellos,
los hombres, las mujeres,
los ancianos, los niños
recogidos
en Polonia, en Ucrania,
en Amsterdam, en Praga.
Otra vez
fueron tristes
las ciudades
y el silencio
fue grande, duro,
como piedra de tumba
sobre un corazón vivo,
como una mano muerta
sobre la voz de un niño.

Entonces
tú, Paul Robeson,
cantaste.

Otra vez
se oyó sobre la tierra
la poderosa voz
del agua sobre el ruego,
la solemne, pausada, ronca,
pura voz de la tierra
recordándonos
que aún éramos hombres,
que compartíamos
el duelo y la esperanza.
Tu voz
nos separó del crimen,
una vez más apartó
la luz de las tinieblas.

Luego en Hiroshima
cayó todo el silencio,
todo.
Nada quedó:
ni un pájaro equivocado en
una ventana fallecida,
ni una madre
con un niño que llora,
ni el eco de una usina,
ni la voz
de un violín agonizante.
Nada.
Del cielo
cayó todo el silencio
de la muerte.

Y entonces
otra vez,
padre, hermano,
voz del hombre
en su resurrección sonora,
en su profundidad,
en su esperanza,
Paul, cantaste.

Otra vez
tu corazón de río
fue más alto,
más ancho
que el silencio.

Yo sería mezquino
sí te coronara
rey de la voz
del negro,
sólo grande en tu raza,
entre tu bella grey
de música y marfil,
que sólo para oscuros niños
encadenados por los amos
crueles, cantas.

No, Paul Robeson,
tú, junto a Lincoln
cantabas, cubriendo
el cielo con tu voz sagrada,
no sólo para negros,
para los pobres negros,
sino para los pobres blancos,
Para los pobres indios,
para todos los pueblos.

Tú Paul Robeson,
no te quedaste mudo
cuando a Pedro o a Juan
le pusieron los muebles
en la calle, en la lluvia,
o cuando
los milenario s sacrificadores
quemaron el doble corazón
de los que ardieron
como cuando
en mi patria
el trigo crece en tierra de
volcán nunca dejaste
tu canción: caía
el hombre y tú
lo levantabas,
eras a veces
un subterráneo río,
algo que apenas
sostenía la luz
en las tinieblas,
la última espada
del honor que moría,
el postrer rayo herido,
el trueno inextinguible.
El pan del hombre,
honor,
lucha,
esperanza,
tú lo defiendes,
Paul Robeson.
La luz del hombre,
hijo del sol,
del nuestro,
sol del suburbio
americano
y de las nieves
rojas de los Andes:
tú proteges nuestra luz.

Canta, camarada,
canta, hermano de la tierra,
canta, buen padre del fuego,
canta para todos nosotros,
los que viven pescando,
clavando clavos con
viejos martillos,
hilando crueles
hilos de seda,
machacando la pulpa
del papel, imprimiendo,
para todos aquellos
que apenas
pueden cerrar los ojos
en la cárcel,
despertados
a medianoche,
apenas seres humanos
entre dos torturas,
para los que combaten
con el cobre
en la desnuda
soledad andina,
a cuatro mil
metros de altura.

Canta, amigo mío,
no dejas de cantar:
tú derrotaste el silencio
de los ríos
que no tenían voz
porque llevaban
sangre,
tu voz habla por ellos,
canta, tu voz reúne
a muchos hombres
que no se conocían.
Ahora lejos,
en los magnéticos Urales
y en la perdida
nieve patagónica,
tú, cantando,
atraviesas sombra,
distancia,
olores de mar y matorrales,
y el oído
del joven fogonero,
del cazador errante,
del vaquero
que se quedó de pronto solo
con su guitarra,
te escuchan.

Y en su prisión perdida,
En Venezuela,
Jesús Faría,
el noble, el luminoso,
oyó el trueno sereno
de tu canto.

Porque tú cantas
saben que existe el mar
y que el mar canta.

Saben que es libre el mar,
ancho y florido,
y así es tu voz, hermano.

Es nuestro el sol. La tierra
será nuestra.
Torre del mar, tú seguirás
cantando.

 
 
 

Ballad For Americans

 

Music: Earl Robinson - Words: John LaTouche

In seventy-six the sky was red
thunder rumbling overhead
Bad King George couldn't sleep in his bed
And on that stormy morn, Ol' Uncle Sam was born.
Some birthday!
Ol' Sam put on a three cornered hat
And in a Richmond church he sat
And Patrick Henry told him that while America drew breath
It was "Liberty or death."
What kind of hat is a three-cornered hat?
Did they all believe in liberty in those days?
Nobody who was anybody believed it.
Ev'rybody who was anybody they doubted it.
Nobody had faith.
Nobody but Washington, Tom Paine, Benjamin Franklin,
Chaim Solomon, Crispus Attucks, Lafayette. Nobodies.
The nobodies ran a trea party at Boston. Betsy Ross
organized a sewing circle. Paul Revere had a horse race.
And a little ragged group believed it.
And some gentlemen and ladies believed it.
And some wise men and some fools, and I believed it too.
And you know who I am.
No. Who are you mister? Yeah, how come all this?
Well, I'll tell you. It's like this... No let us tell you.
Mister Tom Jefferson, a mighty fine man.
He wrote it down in a mighty fine plan.
And the rest all signed it with a mighty fine hand
As they crossed thier T's and dotted their I's
A bran' new country did arise.
And a mighty fine idea. "Adopted unanimously in Congress July 4, 1776,
We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal.
That they are endowed by their creator with certain inalienable rights.
That among these rights are Life, Yes sir!, Liberty, That's right!
And the pursuit of happiness."
Is that what they said? The very words.
That does sound mighty fine.
Buildiing a nation is awful tough.
The people found the going rough.
(Some lived in cities, some worked the land,
And united they did stand, to make our country grand.)
Still nobody who was anybody believed it.
Everybody who anybody they stayed at home.
But Lewis and Clarke and the pioneers,
Driven by hunger, haunted by fears,
The Klondike miners and the forty niners,
Some wanted freedom and some wanted riches,
Some liked to loaf while others dug ditches.
But they believed it. And I believed it too,
And you know who I am.
No, who are you anyway, Mister?
Well, you see it's like this. I started to tell you.
I represent the whole... Why that's it!
Let my people go. That's the idea!
Old Abe Lincoln was thin and long,
His heart was high and his faith was strong.
But he hated oppression, he hated wrong,
And he went down to his grave to free the slave.
A man in white skin can never be free while his black brother is in slavery,
"And we here highly resolve that these dead shall not haave died in vain.
And this government of the people, by the people and for the people
Shall not perish from the Earth."
Abraham Lincoln said that on November 19, 1863 at Gettysburg, Pennsylvania.
And he was right. I believe that too.
Say, we still don't know who you are, mister.
Well, I started to tell you...
The machine age came with a great big roar,
As America grew in peace and war.
And a million wheels went around and 'round.
The cities reached into the sky,
And dug down deep into the ground.
And some got rich and some got poor.
But the people carried through,
So our country grew.
(With Susan B. Anthony and the Suffragettes,
We women fought with all our might
And we made voting our right.
Our struggle continues to this day.
And the people carried through,
So our country grew.)
Still nobody who was anybody believed it.
Everybody who was anybody they doubted it.
And they are doubting still,
And I guess they always will,
But who cares what they say whem I am on my way
Say, will you please tell us who you are?
What's your name, Buddy? Where you goin'? Who are you?
Well, I'm the everybody who's nobody,
I'm the nobody who's everybody.
What's your racket? What do you do for a living?
Well, I'm an
Engineer, musician, street cleaner, carpenter, teacher,
How about a farmer? Also. Office clerk? Yes sir!
That's right. (Homemaker?) Certainly!
Factory worker? You said it. (Mail carrier?) Yes ma'am.
(Hospital worker?) Absotively! (Social worker?) Posolutely!
Truck driver? Definitely!
Miner, seamstress, ditchdigger, all of them.
I am the "etceteras" and the "and so forths" that do the work.
Now hold on here, what are you trying to give us?
Are you an American?
Am I an American?
I'm just an Irish, (African), Jewish, Italian,
French and English, Spanish, Russian, Chinese, Polish,
Scotch, Hungarian, (Jamaican), Swedish, Finnish, (Dominican), Greek and Turk and Czech
and (Native American).
And that ain't all.
I was baptized Baptist, Methodist, Congregationalist, Luthern,
Atheist, Roman Catholic, (Moslem) Jewish, Presbyterian, Seventh Day Adventist,
Mormon, Quaker, Christian Scientist and lots more.
You sure are something.
Our country's strong, our country's young,
And her greatest songs are still unsung.
From her plains and mountains we have sprung,
To keep the faith with those who went before.
We nobodies who are anybody belive it.
We anybodies who are everybody have no doubts.
Out of the cheating, out of the shouting,
(Out of the greed and polluting,
Out of the massacre at Wounded Knee,
Out of the lies of McCarthy,
Out of the murders of Martin and John,
It will come again,
Our song of hope is here again.)
(Precious as our planet),
Deep as our valleys,
High as our mountains,
Strong as the people who made it.
For I have always believed it, and I believe it now,
And now you know who I am.
Who are you?
America! America!

(Revised by NYC Labor Chorus. Lyric revisions are indicated by parentheses)

 

Show Boat 1932 - Personaggi, interpreti e autori

 

Jerome Kern (1885-1945)
Showboat (1927)
Lyrics by Oscar Hammerstein II
Studio Album, 1932
Overture [4:21"]
Old Man River [3:59"]
Can't Help Lovin Dat Man [3:40"]
You Are Love [4:37"]
Make-Believe [4:09"]
Why Do I Love You? * [3:43"]
Finale [4:09"]
James Melton: Gaylord Ravenal
*Frank Munn: Gaylord Ravenal
Countess Olga Albani: Magnolia Hawks
Paul Robeson: Joe
Helen Morgan: Julie LaVerne
The Brunswick Concert Orchestra conducted by Victor Young
Recorded in New York, 20 July / 26 August 1932
Studio Recording, 1936
Ah Still Suits Me [2:51"]
Paul Robeson: Joe
Elisabeth Welch; Queenie
Orchestra conducted by Clifford Greenwood
Recorded 18 May 1936, London
Broadway Revival, 1946
Overture [4:22"]
Cotton Blossom
Showboat (1927)
Lyrics by Oscar Hammerstein II
Studio Album, 1932
Overture [4:21"]
Ol Man River [3:59"]
Cant Help Lovin Dat Man [3:40"]
You Are Love [4:37"]
Make-Believe [4:09"]
Why Do I Love You? * [3:43"]
Finale [4:09"]
James Melton: Gaylord Ravenal
*Frank Munn: Gaylord Ravenal
Countess Olga Albani: Magnolia Hawks
Paul Robeson: Joe
Helen Morgan: Julie LaVerne
The Brunswick Concert Orchestra conducted by Victor Young
Recorded in New York, 20 July / 26 August 1932

 
 

Note

 

(1) Non risultano libri su Robeson in italiano o tradotti in italiano
(2) Per Othello vedi: www.2scc.rutgers.edu/njh/PaulRobeson/Othelo.htm
(3) Per foto di manifesti e film: https://www.google.com 
(4) Una biografia sintetica di Paul Robeson si può leggere anche su Allmusic (in inglese)
(5) Un bell'articolo su Paul Robeson si può leggere anche su questo blog dedicato alla cultura nera
Esiste anche un Paul Robinson Community Center che sostiene e diffonde ancora le sue idee, ma sono attive tuttora molte altre organizzazioni create o sviluppate su impulso di P.R., come ad esempio il Paul Robeson Institute for positive self-development, dedicato all'infanzia.
Immagini scansionate dai suoi film Show Boat e Emperor Jones si possono vedere qui.

NB: Le immagini di questa pagina sono tratte da Internet e non è indicata per esse protezione di copyright. In caso contrario è sempre possibile contattare il webmaster del sito (The images of this page are taken by Internet and without copyright declared, in case, it is possible to contact the webmaster of this site).

 

Per ascoltare Paul Robeson

   

Nel seguito i video di Paul Robeson presenti sul Canale YouTube di Musica & Memoria, visualizzati sinora da più di 300.000 persone, che consentono di apprezzare le qualità di interprete di Paul Robeson.

   

 

© Sandro Damiani per Musica & Memoria - Settembre 2008 / Riproduzione anche parziale della monografia non consentita

Revisioni: 5/4/10 (per ascoltare P.R.)

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