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 Il cinema di Nanni Moretti e la musica

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Il più significativo regista italiano di questi ultimi anni ha sempre fatto nei suoi film un  uso mirato della musica, nel senso di recuperare ed utilizzare, nei momenti più emozionanti del film, canzoni popolari, spesso inaspettate, oppure musica di grande qualità, ma poco nota.

In questa sezione sono elencati e commentati questi momenti particolari: Bianca, 1984 (Insieme a te non ci sto più, Caterina Caselli) / La messa è finita, 1985 (Sei bellissima, Loredana Bertè) / Palombella rossa, 1989 (E ti vengo a cercare, Franco Battiato) / Caro diario.  Episodio "Roma", 1994 (Köln Concert, Keith Jarrett) / Caro diario. Episodio "Medici" (Inevitabilmente, Fiorella Mannoia) / Aprile, 1998 (Le Onde, Ludovico Einaudi) / La stanza del figlio , 2001 (By This River, Brian Eno) / Il Caimano, 2006 (The Blower's Daughter, Damien Rice)

 

Bianca (1984)

xxx L'arrivo nella nuova casa

Purificazione

Il vicino invadente nella interpretazione di Remo Remotti

La coppia di fronte

Piccoli contrasti

"Hai troppa acqua? Hai poca acqua?"

Con il preside del licelo "Marylin Monroe"

C'è un professore non allineato con gli standard del liceo

Con lo psicoterapeuta che il liceo mette a disposizione (profeticamente) degli insegnati. Interpretato dal padre di Nanni Moretti.

Incontro col corpo insegnante e con Bianca. Al centro un caratterista molto noto a Roma perché è anche un cortese commesso, da sempre, della libreria Feltrinelli di Piazza Esedra, quella diretta un tempo dal mitico Corticelli

Esordio di Michele in classe

Bianca

Michele

Di ritorno dalla gita anni '60 col pullmino della scuola (che era anni '60 anche lui)

Al posto del Presidente della Repubblica in cornice c'è Dino Zoff

La relazione tra Bianca e Michele

Lezione di ginnastica

La celebra scena della Sacher-Torte

Una intensa espressione di Laura Morante nel ruolo di Bianca

La confessione

   

Il film della rinascita e della definitiva affermazione del regista dopo la controversa prova di "Sogni d'oro", il film nel quale fa il suo esordio il personaggio misantropo ma contemporaneamente ansioso di entrare nel mondo dei sentimenti di Michele Apicella.

 

Il momento "clou" del film è la confessione (vera o falsa?) di Michele al commissario (Roberto Vezzosi) della misteriosa catena di delitti che costella il film.
Ma la confessione, nello strano (ma credibile) ufficio pubblico seminterrato, dal quale si possono vedere i passanti, e dai quali Michele-Nanni prende spunto per il famoso monologo sulle scarpe (delle donne soprattutto), è preparata dalla solitaria riflessione nel bar fuori dal mondo (in realtà alle pendici del Gianicolo), dove coppie sorseggiano bibite (probabilmente gazzosa o spuma) e in sottofondo un juke-box (anche nel 1984 ne restavano pochi in giro) trasmette una struggente canzone di fine anni '60, che diventerà poi una icona musicale di Moretti.

 

La canzone è "Insieme a te non ci sto più", interpretata da Caterina Caselli, un brano il cui testo è stato scritto da Paolo Conte. Le parole non sono casuali, si parla di abbandono, e proprio la scelta dell'abbandono del mondo, e del rifugio in una reclusione ancora maggiore, è quella che Michele si appresta a compiere, addossandosi la colpa dei delitti (probabilmente non commessi da lui) per ritirarsi, sconfitto, da un mondo troppo volgare, che lui non riesce a modellare ed incasellare nei suoi inossidabili schemi mentali, per ritirarsi soprattutto dalle relazioni umane, e uomo-donna in particolare, che si rende conto resteranno per sempre per lui inconoscibili, in una reclusione ancora maggiore, totale, ben oltre quella che si era scelto, mitigata da barattoli extra-large di Nutella.

 

Quindi una scelta non casuale e controcorrente, una "canzonetta" all'origine ma, se ascoltata bene e in quel contesto, una canzone molto più profonda di quanto potesse apparire alla sua uscita, alla fine degli anni '60, nel momento d'oro della cantante simbolo del beat italiano (e poi colonna, come produttrice, della musica italiana popolare negli anni seguenti).

 

Da segnalare anche in questo film l’utilizzo per la prima volta di un altro grande autore al quale più volte Moretti ricorrerà, Franco Battiato, in questo caso è utilizzata la sua canzone Scalo a Grado, del 1982, che commenta il drammatico e ridicolo tentativo di Michele Apicella di integrarsi tra le coppie sulla spiaggia in una Domenica al mare sulla spiaggia di Castelporiiano.

 
   

La messa è finita (1985)

 
   

In questo film l’alter-ego del misantropo Moretti escogita un'altra via di fuga dal mondo dei sentimenti che lo attrae, ma del quale non conosce la chiave; invece del carcere a vita come in Bianca, qui la strada scelta è il sacerdozio ed il voto di castità. Nella prima scena del film lo vediamo raggiungere in barca il traghetto che lo porta via dalla sua prima parrocchia, che era infatti nell'isola di Ponza, destinazione una periferia romana, con un saluto freddo da parte dei suoi parrocchiani (evidentemente saper comunicare i sentimenti è necessario anche ad un prete).
La canzone simbolo arriva in un momento intenso del film, il padre e la madre del giovane prete si separano, e sappiamo quanto invece lui vorrebbe intorno un mondo di certezze e stabilità emotive. E la causa della separazione è proprio un innamoramento fuori tempo massimo del padre (interpretato da Ferruccio De Ceresa).

 

Il padre vorrebbe comunicare alla moglie e ai figli, ed in particolare al figlio prete, e quindi programmaticamente inadeguato, l'emozione che ha ritrovato nell'innamoramento, e il figlio non vorrebbe sentire quel discorso a cuore aperto, doppiamente imbarazzante perché proviene da suo padre (e coinvolge quindi anche sua madre) e perché lui ha fatto la scelta del sacerdozio cattolico (e quindi del sacramento del matrimonio indissolubile e della castità) e contemporaneamente perché come sacerdote non può sfuggire al dovere dell’ascolto.
Quindi, mentre la sorella legge ad alta voce la lettera che parla dei sentimenti d’amore ritrovati, lui trova un espediente, alza e abbassa il volume di una vecchia radio a transistor per coprire le parole più imbarazzanti del padre, mentre la radio sta trasmettendo casualmente la canzone apparentemente più incongrua per quel momento, la desolata e romantica "Sei bellissima", pezzo forte di Loredana Bertè.
Una canzone che non a caso parla proprio di un amore totale, del desiderio di possesso e del fallimento.

 

Tra l'altro, curiosità, Loredana Bertè apprezzò molto questo inaspettato riconoscimento per un pezzo "da classifica" e lo disse pubblicamente in qualche occasione televisiva (Festivalbar o simili) dichiarando che un suo grande desiderio sarebbe stato avere di nuovo l'occasione di regalare una canzone al cinema di Moretti.

 

Un’altra canzone caratterizza due momenti topici del film, vale a dire il momento di unità della famiglia del prete, all’inizio della vicenda, con il padre e la madre che ballano, e ancora nel finale, la funzione in chiesa che si trasforma in una festa danzante in stile semplice e paesano, metafora forse ancora una volta del desiderio di concordia e armonia, sempre frustrato, del solitario Nanni Moretti che infatti, nelle vesti talari, sorride beato a vedere i suoi parrocchiani abbracciati sereni a ballare un vecchio successo di Bruno Lauzi, Ritornerai, dopo aver annunciato ancora una volta il suo fallimento e la fuga, anche da questo altro tentativo di relazione con gli altri, attraverso la decisione di partire missionario per un luogo che è fuori dal mondo per definizione, la Terra del Fuoco cara a Bruce Chatwin.

 

Anche in questo film non manca una composizione di Franco Battiato, a sottolineare un momento nel quale il prete sembra ritrovare l’armonia, in un bar ancora una volta fuori dal tempo, ma dove sembra inserirsi e dove una bambina gli legge un semplice tema e tutti sembrano vivere in sintonia tra di essi e col mondo, e lui dice la famosa battuta “Vi amo! Voi tutti che state in questo bar”. La canzone parla ovviamente della vita a un’altra velocità ed è la celebre I treni per Tozeur, il grande successo ottenuto dal cantautore catanese assieme ad Alice del 1985, con l'affermazione al Festival della Canzone Europea e le positive classifiche di vendita.

 
   

Palombella Rossa (1989)

 
   

La canzone guida di questo film è una delle composizioni più belle di Franco Battiato, il brano guida del suo fortunato album Fisiognomica del 1988, E ti vengo a cercare, quindi non una scoperta o una scelta inusuale, ma comunque un pezzo di qualità e comunque non commerciale.
Il film parla, come noto, di un funzionario del vecchio PCI, in crisi nella fase di passaggio di questo movimento politico conseguente alla fine della Unione Sovietica e del mondo bipolare, quindi un film difficile, che affronta in forma di metafora i temi del cambiamento della società e degli ideali che hanno coinvolto la generazione del dopoguerra.

 

La canzone entra la prima volta, appena accennata, nella sequenza iniziale di Moretti alias Michele Apicella in macchina nel traffico di Roma, che canticchia distratto appunto il successo di Battiato, mentre si diverte a fare le boccacce a due bambini piccoli nella macchina davanti (e così si distrae e va a sbattere su una macchina in sosta), e poi ritorna in grande nella Tribuna politica alla quale partecipa e che segna pubblicamente la crisi del funzionario, che inizia il solito discorso politico stereotipato, prosegue con le parole "questo … sentimento … popolare" e poi, continuando dopo una pausa, inizia a scandire le parole della canzone, passando piano piano al canto "nasce da meccaniche divine…", insomma una ironica presa in giro di tutto il rituale politico progressista.

 

Ma la canzone torna anche nel momento clou del film, durante la partita simbolica di pallanuoto, al momento della rimonta della squadra di Michele-Nanni, che aveva segnato appunto con la "palombella" (sarebbe il pallonetto del calcio), quando tutto il pubblico intona in coro a mo' di inno la canzone di Battiato, e poi a commentare la fine del film, e la fine del sogno di un mondo nuovo illuminato dal "sol dell'avvenire" o magari, il passaggio di quello stesso sogno, in forme diverse, ad una nuova generazione.

 

Da segnalare ancora, a commento delle fasi salienti della partita, l’utilizzo di una canzone di Bruce Springsteen, “I’m On Fire”, dall’album “Born in the U.S.A.” del 1984.

 
   

Caro diario. Episodio "Roma" (1994)

 
   

E' l'episodio in forma di diario, che da' il titolo al film, premio alla regia a Cannes nel '94, e nel quale è registrato il girovagare del regista, nel ruolo di sé stesso, per le strade di Roma d'agosto a bordo della famosa Vespa, una immagine diventata poi una icona degli anni '90. Un girovagare che alla fine porta Nanni Moretti (questa volta in prima persona, è il film nel quale è abbandonato il personaggio alter-ego di Michele Apicella) a Nuova Ostia, negli squallidi prati nei quali ha trovato la morte, nel modo tragico che sappiamo, il poeta (e profeta) Pierpaolo Pasolini, fino a quella specie di monumento, disperso in mezzo ai rifiuti, che segna il luogo della sua fine.

 

Questo simbolico viaggio finale, metafora delle contraddizioni della città di Moretti, è accompagnato da uno dei momenti più lirici di un'opera certo famosa tra gli appassionati di jazz e di musica moderna, anzi probabilmente uno dei dischi jazz (se è jazz) più venduti di tutti i tempi (oltre un milione di copie), cioè il celebre "Concerto di Colonia" (o Köln Concert) di Keith Jarrett, ma che molti probabilmente hanno scoperto grazie a questo film.

 

Un esempio comunque lampante di improvvisazione, cioè della essenza del jazz, anche se c'è ben poco dello swing che Duke Ellington riteneva essenziale per questa musica ("don't do anything if there is no swing", era il suo motto), si tratta infatti di una suite ininterrotta, nata per caso e a causa di un pianoforte totalmente inadeguato, nel quale era accordata correttamente solo la parte centrale della tastiera, costringendo Jarrett a rinunciare all'accompagnamento percussivo sul basso e ai trilli, e portandolo naturalmente al lirismo fluttuante che ha tanto fatto amare questa composizione.

 

 

 

Caro diario: la colonna sonora completa

 

 

 
  • "Inevitabilmente" (L. Schiavone, E. Ruggieri) / Fiorella Mannoia

  • "I'm Your Man" / Leonard Cohen

  • "Batonga" (Angélique Kidjo,Jean Hébrail) / Angélique Kidjo

  • "Didi" / Khaled Hady Brahmin

  • "The Köln Concert" / Keith Jarrett

 
   

Caro diario. Episodio "Medici" (1994)

 
   

E' un episodio per la prima volta autobiografico, parla come noto della vera malattia, della difficile diagnosi e della faticosa guarigione del regista.
Dopo avere mostrato anche un filmato amatoriale della ultima seduta di chemioterapia, l'episodio si chiude, aprendosi contemporaneamente ad un nuovo desiderio di vivere intensamente, che poi pervade tutto il film, e il momento è sottolineato da una notevole canzone interpretata da Fiorella Mannoia (un brano di Enrico Ruggeri e Schiavone, l'album era "Treni a vapore" uno dei migliori della cantante romana).

 

Anche qui le parole della canzone sottolineano il momento emotivo, ma in modo più mediato e tangenziale:

 

"Passo queste mie giornate come sabbia nel deserto
hanno aperto una ferita in più
occasioni cancellate verso i margini del tempo
mentre il vento le trascina giù.
Non danno pace, non hanno sguardi né pietà
ma le voci di rimorsi e pentimenti
non danno più malinconia nell'impossibile regia
delle ipotesi senza una età.
Era la vita che avevo immaginato già ma
diversa nel finale
…………………….."

 
   

La stanza del figlio (2001)

 

 

 

Nel film, che ha vinto la Palma d'oro al festival di Cannes nel 2001, dopo un notevole successo di pubblico (e di critica, anche se con giudizi controversi) è anzitutto citata proprio la prima canzone simbolo, quella di Bianca (dalla quale proviene anche l'attrice simbolo, Laura Morante), cioè "Insieme a te non ci sto più" di Caterina Caselli, intonata dalla famiglia unita, in macchina, prima della tragedia che l'avrebbe sbandata (anche se, forse, solo momentaneamente); la canzone è intonata ironicamente, quasi come un rituale familiare, una fissazione del padre che gli altri benevolmente e sorridendo assecondano, un lessico famigliare condiviso.

 

Il momento drammatico della presa di coscienza da parte del padre psicoanalista della ineluttabilità del destino che lo ha coinvolto, è il regalo di un disco all'amico del figlio, che contiene il pezzo che sarà poi il motivo conduttore del viaggio verso la Francia, con la fidanzatina di una estate del figlio scomparso, e che in qualche modo riavvicina la famiglia a tre che si stava disperdendo. E' un pezzo poco noto (almeno sino all'inserimento nella colonna sonora di questo film), bellissimo, di un non-musicista, per sua stessa ammissione, cioè di Brian Eno, sperimentatore e inventore della ambient music, della longue music, del post-moderno in musica, e ancora prima personaggio del glam-rock con i Roxy Music di Brian Ferry (quando tutti i cantanti inglesi, a metà degli anni '70, si vestivano da donna, da David Bowie, ai Queen, a Adam Ant, facendo a gara a chi esagerava di più).

 

Il pezzo si chiama “By This River” ed è uno dei momenti più lirici e raccolti dell’album “Before And After Science” del 1977. Il testo di questa canzone, evocativo e poetico, sembra del tutto in armonia con i momenti nei quali accompagna il film.

 
   

Aprile (1998)

 

 

 

Un altro film a forma di diario seguiva nel 1998 il primo fortunato esperimento autobiografico di Nanni Moretti. Questa volta le riflessioni erano in parte più generali e legate al momento di passaggio della società italiana con il primo governo dell'Ulivo, e in parte personali con le riflessioni (che sono sempre originali per chi le vive, e meno per chi le ha già vissute) su come cambia la vita di un uomo quando affronta l'inedita esperienza di padre.

 

Dal punto di vista musicale sono due le scelte caratterizzanti: l'utilizzo esteso delle improvvisazioni melodiche al pianoforte di Ludovico Einaudi (ulteriore veicolo per il decollo della sua fortunata carriera), inclusa la celebre iterazione Le Onde, e il recupero di alcuni brani della cantante peruviana Yma Sumac, dotata di una voce straordinariamente estesa e divenuta celebre negli anni '40 e '50 sia per questo suo talento sia per la proposizione di brani tradizionali del suo paese (molto ma molto prima della world music).

 

A completare la colonna sonora una serie di brani per orchestra latino-americana, del band-leader portoricano Noro Morales.

 
   

Il Caimano (2006)

 

 

 

Per il film dedicato al film, che mai uscirà, sulla vita di Berlusconi, prodotto dall'immaginario produttore specializzato in noir all'italiana come "Mocassini assassini", altre scelte musicali raffinate e insolite.
Iniziando da The Blower's Daughter del cantautore irlandese Damien Rice, l'intenso brano guida del suo disco di esordio O (leggi qui i testi e le traduzioni), utilizzato anche nel film Closer di Mike Nichols.

 

Nella colonna sonora anche un brano di pop-rai algerino (o franco-algerino, per produzione, ma cantato in arabo), Ya Rayah, di Rachid Taha, uno dei più noti esponenti del genere, dopo il celebre Khaled (un tempo, quando era più giovane, noto come Cheb Khaled, "cheb" infatti significa "giovane").

 

A completare la colonna sonora un brano di musica barocca, Dixit Dominus, una celebre composizione di George Friederic Händel basato su un salmo in latino.

 
   

Le immagini

 
   

Questa sezione di Musica & Memoria dedicata alle scelte musicali di Nanni Moretti è accompagnata da una selezione di immagini tratte dal film Bianca, che ripercorrono i momenti salienti e più ricordati di questo celebre film (i fotogrammi della scena del bar sono nella pagina dedicata a Insieme a te non ci sto più).
Naturalmente il modo migliore per ricordarlo è però rivederlo, cosa ormai facilissima perché è stato pubblicato da molto tempo in DVD ed è acquistabile per pochi Euro in rete, ad esempio tramite IBS.

 
     

© Alberto Maurizio Truffi 2001 - 2009 / Musica & Memoria / Collaborazione e spunti di Cinzia Fattore / Immagini dei film riprodotte in formato miniatura (thumbnail) a soli scopi di ricerca e critica musicale e cinematografica.

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