Franco Battiato - Le aquile

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Un altro bellissimo e celebre brano di Franco Battiato contenuto nel disco Patriots del 1980, e magistralmente ripreso dalla interprete preferita di Battiato, Alice, nel suo album Gioielli rubati.

 

Commento

   

Il vento gonfiava le mie vesti
di veramente stabile erano le mie scarpe nere
alle cavigliere ortopediche.

Forse un ricordo d'epoca, una fotografia degli anni '40, le scarpe "ortopediche" allora di moda (con la zeppa, tornate poi con gli "zatteroni" anni '70 e ancora negli anni '90). Una donna, forse la madre giovane, si muove circospetta sulle scarpe alte, la gonna ampia gonfiata dal vento sul lungomare di una città siciliana.

Un tempo passavo ore in palestra
continuai a inseguirla per inerzia.

Un altro ricordo, forse la stessa palestra del collegio, dove si svolgevano i saggi ginnici, sbirciati da lontano, citati in Zone depresse, un brano contenuto nell'album Orizzonti perduti del 1984.

La vidi stagliarsi tra alberi e cielo
e dopo un piccolo volo
camminare monca e rapida
avrete anche voi visto
camminare le aquile.

Procedendo per associazione di idee si passa dalle donne agli uccelli, tema caro a Battiato, con una citazione che è quasi una trasposizione di una composizione poetica di una scrittrice per la quale Battiato nutre da sempre una grande ammirazione: Fleur Jaeggy. Il suo celebre libro I beati anni del castigo (Adelphi) è stato infatti definito dall'artista "un libro assoluto" e nell'intera opera della scrittrice, ha dichiarato Battiato in una intervista a Corrado Augias del 1992, riscontra "bagliori di verità".
Il brano è riportato sotto, come si può vedere, l'uccello si umanizza e si accosta progressivamente alla donna narratrice, come una sua immagine specchiata.

  

Fleur Jaeggy, “Le statue d’acqua”

 

KATRIN: Sono passati soltanto cinque minuti da quando vidi una cornacchia stagliarsi tra alberi e cielo – dopo un piccolo volo esaltante camminare monca e rapida verso di me. Avrete visto anche voi camminare le aquile nelle voliere, il loro incedere è come un’agonia maestosa e gli occhi levigati d’odio assentono al congedo. Io non sentivo in quel momento l’inclinazione puritana a fare di un’innocua visione una favola, ma guardando la cornacchia vi era nel suo modo di indugiare, di starsene ferma, una specie di ostinata attesa, come se stesse seguendo un suo pensiero, direi quasi spirituale, come se stesse per dirmi qualcosa, forse di pensare all’acqua – o di seguirla, non sapevo, cercavo di capire guardandola negli occhi, ma gli occhi della cornacchia si volgevano altrove, opponevano al mio sguardo due minuscoli ritagli di velluto.
 
Tentai di toccarla, ma lei si allontanava, senza volare camminava via, tranquillamente. Inseguivo dunque, quasi senza accorgermi, quel groviglio plumbeo e goffo che avanzava con prudenza verso la scogliera. Lassù, le gobbe calcaree declinano verso l’acqua, cerimoniose e letargiche, a quell’ora le rocce sono di un verde malato, proseguono nell’acqua con riflessi paludosi. Pareva che la cornacchia fiutasse le navi da tempo perdute, guatò le stelle e le ombre, senza capire quanto erano lontane. Intanto l’addobbo piumato si sfaldava, le stecche delle ali cominciarono a piegarsi. 

Inavvertitamente sfiorai il suo gomito, aveva gomiti come i miei, e la stessa statura. Mi sorrise appena, come se provasse una specie di gioia oscura e cauta nel vedermi simile a lei, nell’aver copiato le mie sembianze.

 

© 1981 Emi Music Publishing Italia Srl / L'Ottava Srl, da "Patriots", 1980

Testi completi dei brani di Battiato reperibili sul sito ufficiale www.battiato.it

 

© Commenti Alberto Maurizio Truffi Dicembre 2003 - Musica & Memoria             

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