Ornella Vanoni -  Sono triste (1968)

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Ma cos'ha la mia faccia, che tutti mi chiedono perche sono triste,
Me lo dicono in casa, me lo dicono gli amici, anche quegli che no conosco,
Non c'e niente da ridere, la notte sto sveglia, la luce sempre accesa,
La luce sempre accesa, fino al mattino, fino al mattino.

Dimmi perche, non ritorni, a casa, a casa da me,
Uomo caro, il mio amore è fedele, fedele, fedele.

Ma tu non sai che sono triste al mattino,
Triste quando vado a letto, sono triste perche ho bisogno,
Ho bisogno di te che tu mi tengo gli mani.

Oh, torna a casa, prima che sia mai troppo tardi,
Mio uomo, mio uomo, mio uomo.
Sono triste di estate, triste di inverno, triste d'autunno,
Ed anche in primavera, anche in primavera, anche in primavera.

Sono triste, anche adesso, triste perche non rispondi,
Non torni più,
tu non torni a casa uomo mio caro
cosi lungo e alto come cielo.

Torna, torna a casa, uomo mio caro, uomo mio caro.
...
Sono triste in primavera, anche in primavera

 

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Note

A completare la ideale trilogia sulla tristezza di Ornella Vanoni, iniziata con Tristezza, appunto, del 1967, a cui poi è seguito Se sei triste prendi una tromba e suona (inizio 1968) in pieno stile wetern all'italiana con musiche di Ennio Morricone, a fine 1968 arrivava questa bella canzone, molto raffinata, in perfetto stile jazz-blues, scritta e composta da Paolo Conte con il supporto del maestro Vito Pallavicini. Due copertine per il discreto successo di un brano proposto spesso anche in TV, per il singolo Ariston AR 0295. La prima tradizionale, e la seconda invece allineata alla moda del momento, con Ornella quasi "figlia dei fiori" (niente di più lontano da lei e dal suo olimpico e aristocratico distacco, come sappiamo, ma il mondo andava così).

 

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© Note Musica & Memoria Aprile 2017 / Testi originali di Paolo Conte riprodotti per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita

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