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 Radio Capodistria

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Fino alla liberalizzazione delle radio nel 1975-76 (l'epoca delle radio libere) in Italia era possibile ascoltare, in lingua italiana, oltre ai programmi in regime di monopolio della RAI, solo le emittenti di paesi confinanti con comunità italiane o che avevano interessi in Italia, quindi Radio Vaticana, Radio Montecarlo e Radio Capodistria. Escludendo qualsiasi anelito anticonformista o liberatorio da Radio Vaticana, per ovvi motivi, la alternativa era limitata alla radio monegasca e a quella istriana. Sandro Damiani, storico collaboratore di Radio Capodistria (e anche di Radio Montecarlo) ha scritto per Musica & Memoria una breve storia della radio istriana, apripista delle nuove radio italiane.

Vedi anche: Da radio pirata a radio libere / Le radio in Italia nel 1976 / Le schede / Una risposta su Radio Capodistria

   

Gli inizi negli anni della "guerra fredda"

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A differenza dell'emittente monegasca Radio Montecarlo (fondata nel 1966), Radio Capodistria-Koper, sorta nel 1949, non nasce per colmare un vuoto ovvero come risposta al fenomeno giovanile, cui la RAI non riesce a dare pienamente voce, e non certo per per mancanza di "teste pensanti", ma a causa di una linea politico-culturale governativa e statale che non ammette nessun tipo di messaggio irrispettoso della tradizione cattolica del Paese, o che contenga messaggi in qualche modo "fiancheggiatori", che poi si dovrebbe dire "rivelatori" del comune sentire del mondo giovanile e della società italiana, i quali all'unisono dalla fine dei Sessanta con sempre maggiore interesse "guarda a sinistra" (e la vota).

Radio Capodistria é, invece, la risposta all'emittenza italiana e triestina dell'immediato dopoguerra, quando Roma e Belgrado combattevano una "pace armata" per il controllo e l'egemonia dei confini orientali: le famose Zone A e B. Una sotto giurisdizione anglo-americana (da Trieste alle porte di Pola), l'altra in mano all'esercito, leggi Governo, jugoslavo. L'emittente capodistriana (all'epoca la città contava poche migliaia di abitanti) si chiama Radio Trieste Zona Jugoslava; appena nel 1952 si chiamerà Radio Capodistria-Koper e sarà inglobata in Radio Lubiana. Quindi, da pseudo indipendente passa ad essere fattivamente repubblicana (slovena) vale a dire statale (jugoslava).

Siamo, dunque, al cospetto di una stazione radio megafono del regime comunista jugoslavo e che fino a metà degli anni Cinquanta trasmette notiziari e rubriche culturali in sloveno, croato e italiano. Poche ore di trasmissione, con apparecchiature antidiluviane, scarsi mezzi e professionalità, ma tanta buona volontà ed entusiasmo. Per quanto concerne la redazione italiana, tra i suoi collaboratori annovera un paio di giovani che in seguito, una volta lasciata la terra natia e cresciuti culturalmente, diverranno molto famosi nei rispettivi campi: il romanziere Fulvio Tomizza e il primo grande ricercatore, scrittore e divulgatore di fatti extra sensoriali e di misteri della preistoria: Peter Kolosimo.

Sono anni aspri, in cui l'Istria si svuoterà in modo massiccio della propria componente etnica autoctona italiana, chi per libera scelta, chi in fuga - ma anche di quasi tutto il ceto medio sloveno e croato (piccoli proprietari terrieri, professionisti, intellettuali borghesi, credenti) che non accetta di vivere in un paese comunista.

E' importante però sottolineare un aspetto, che, se tralasciato, potrebbe dar luogo a fraintendimenti poco gradevoli. I cosiddetti "rimasti", cioè la popolazione di etnia, lingua e cultura italiana che aveva scelto di rimanere nelle terre dei padri, non lo fa per ragioni ideologiche, ma perché non riesce a immaginare di poter vivere altrove. Certo, c'é anche chi crede ciecamente ad un futuro 'senza classi, senza distinzioni nazionali, un futuro radioso, socialista, ma é una esigua minoranza, una minoranza che, nel breve giro di qualche anno, si ricrederà, prenderà atto che il "sogno socialista" era una bufala, pura propaganda di un regime monopartitico, autoritario e, in quest'area, antitaliano. Si ricrederà. ma deciderà di rimanere in Istria e a Fiume per tenere in vita l'elemento italiano e difenderne le radici e il bagaglio culturale. Battaglia, ad oggi, vinta. Infatti, grazie a quel pugno di coraggiosi operatori culturali, giovani maestrine elementari e insegnanti liceali e lavoratori politicizzati oggi in quell'area vive e opera una comunità nazionale italiana. Ma questo é un altro discorso.

 

Gli anni del "boom"

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Gli anni Sessanta, con il graduale allontanamento dalla dottrina staliniana (sulla carta, avvenuto nel 1948, ma nei fatti parecchi anni più tardi) e il miglioramento dei rapporti tra Italia e Jugoslavia portano Radio Capodistria a svestirsi dei panni del "megafono" o quanto meno di un atteggiamento dichiaratamente anti-italiano, per assumere quelli più moderati di chi decide di non dare giudizi sull'altro, ma in compenso di sé parla come di Dio sceso in terra. L'Italia (e l'Occidente con essa) non é più il luogo del marciume morale, ma non per questo si tace sui temi dello sfruttamento, dell'imperialismo, del razzismo che pur sono presenti. E neppure vengono risparmiate critiche al "blocco sovietico". L'unica a salvarsi é ovviamente la Jugoslavia, il suo leader, il Maresciallo Tito, che oggettivamente nel mondo gode di grande simpatia e per essersi saputo opporre anni prima a Stalin, e per avere creato il Movimento dei Non Allineati.

Fuori dall'ambito politico-informativo prendono vita trasmissioni, via via sempre meno rigide e più di "consumo", in cui il cinema, il teatro, la letteratura non sono più la testa di ariete per sfondare le fila del "nemico di classe", ma discipline artistiche e sociali di cui si può parlare anche in termini meno ideologici e dottrinari. Sicché con Radio Capodistria, dall'Italia, cominciano a collaborare pure critici e intellettuali - ovviamente di sinistra, ma di una sinistra non più biecamente antiborghese e anticapitalista, ma borghesemente anticapitalista. Grazie a loro, dall'emittente si sentono in presa diretta le voci dei grandi artisti, scrittori, cineasti, musicisti, teatranti italiani.

 

Il successo della radio

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Tutto ciò, ovviamente, ottiene le simpatie del radioascoltatore di sinistra, tanto più che, ed entriamo negli anni Settanta, la RAI (e Radio Monte Carlo non é da meno) fornisce una informazione internazionale a dir poco "originale": la Grecia dei Colonnelli in cui si torturano i democratici di sinistra e non? Non esiste! Le bombe USA al napalm sui villaggi vietnamiti? Una balla sovietico-cinese! I massacri di Pinochet in Cile? Illazioni! E così via. Più in generale, Radio Capodistria fornisce un'attenta informazione sul Terzo Mondo: va da sé, comunque addolcita o indurita ideologicamente a seconda della convenienza politica, ma almeno si viene a sapere che le rivolte in Marocco come in Guinea, in Congo come in Sud Africa e in Indocina non sono azioni bestiali e tribali contro governi filo-occidentali portatori di civiltà, ma esasperata reazione di interi popoli, condotti da giovani rivoluzionari, spesso laureatisi a Parigi e a Londra, contro poteri criminali tenuti in piedi dale armi e dal danaro del capitalismo internazionale.

Tutto ciò, dicevamo, porta moltissima acqua al mulino della radio dal punto di vista degli ascolti, ma, diciamo così, per quanto attiene ad un pubblico sempre e comunque politicamente connotato.

Altri alti ascolti sono determinati dalle trasmissioni scolastiche dedicate ai ragazzi, i radiodrammi, cioè la prosa alla radio.

Ma ciò che avvicina la massa degli ascoltatori, e di masse si può e deve parlare se spesso la media-ascolto giornaliera supera alcuni milioni di ascoltatori, in prevalenza giovani e casalinghe, sono le trasmissioni musicali e di intrattenimento. (in questo caso non parlo da conoscitore esterno, ma da coprotagonista di quella stagione di Radio Capodistria, avendoci lavorato, appunto scrivendo e conducendo trasmissioni di musica rock e jazz, oltre che da corrispondente politico dall'Italia, ma questo negli anni Novanta).

 

I programmi

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Due sono le trasmissioni chiave quotidiane di sapore nazionalpopolare, ma il termine all'epoca non esisteva se non nella formulazione gramsciana, e altre quattro o cinque settimanali o bisettimanali.

La più seguita é  Musica per voi : due ore di auguri telefonici inframmezzati da notiziari e interventi musicali: dall'ultimo successo di Sanremo a "Mamma", da "Bandiera Rossa" ad arie di operette. All'epoca si diceva che per fare il censimento delle famiglie dell'Emilia- Romagna, del Triveneto e delle Marche, era sufficiente entrarvi nelle case tra mezzogiorno e le quattordici: erano tutti attorno alla radio ad ascoltare i vari speaker radiofonici capodistriani: Rosa Loik Francesconi, Maria Pfeiffer, Bruna Alessio, Dario De Simone, Giorgio Visintin, Gianfranco Siljan con il boom degli ascolti quando, nel periodo estivo, libero da impegni in Italia, dove faceva l'attore nelle compagnie teatrali di Raf Vallone, Giancarlo Sbragia, Enrico Maria Salerno, a condurla era l'oggi notissimo guru dell'astrologia in televisione, Branko Vatovec, il "cocco" di centinaia di migliaia di mamme, nonne, ragazzini, ma anche teenagers.

A ruota, quanto ad ascolti, viene una trasmissione mattutina:  Lettere a Luciano ; mezz'ora "gridata" da Luciano Minghetti, noto per essere stato il presentatore "privato" di Adriano Celentano e del suo Clan nei primi anni Sessanta. Minghetti ha un modo di fare scanzonato, a suo modo trasgressivo, ma mai, assolutamente mai, volgare; chiacchiera a ruota libera con gli ascoltatori: dalle casalinghe del modenese agli intellettuali di Milano o Venezia. é grazie a lui se Radio Capodistria, vuoi anche per la sua intraprendenza, racimolerà un po' di pubblicità "danarosa" e con essa, ovvero attraverso taluni inserzionisti, firmerà accordi con Radio Monte Carlo per ottenere di (ri)trasmettere due popolari trasmissioni che vanno per la maggiore:  Fumorama , ideata e condotta da quel meraviglioso cantautore e poeta che fu Herbert Pagani e  Colonne sonore da film  dell'ex cantante-disco d'oro Nico Fidenco. A Tutt'oggi, debbo dire, che personalmente non mi sono imbattuto in disc-jockey capaci di intrattenere e far ridere il pubblico a crepapelle senza ricorrere a imprecazioni, male parole e gossip, come il compianto Luciano Minghetti.

Delle trasmissioni musicali settimanali, la più seguita é  Sabato con voi , condotta da Majda Santin, che di settimana in settimana ospita big, quali i Nomadi, i Pooh, i Corvi, i Camaleonti, i Cugini di campagna, i Ricchi e poveri, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Franco Simone, ecc. ecc.

Ottimi ascolti ottengono i programmi di Sergio Settomini e di Ruggero Po, da quasi trent'anni oramai redattori, rispettivamente, di Tele Capodistria (che in questi stessi anni sta convogliando su di sé tanta parte del pubblico televisivo di lingua italiana) e di Radio Rai. Pure l'etnomusicologo Emil Zonta ha una sua notevole fascia d'ascolto, idem i "folklologi" Silvio Odogaso e Franco Juri (in seguito ambasciatore sloveno a Madrid), mentre suo fratello Aurelio Juri sarà a capo della redazione informativa, prima di diventare sindaco di Capodistria e, poi, dall'indipendenza della Slovenia ad oggi, parlamentare socialdemocratico).

Dicevo più su di alcune trasmissioni a cadenza bisettimanale. Sono quelle (i relativi titoli ruotavano attorno al concetto di  Romagna in musica ) che contribuiranno a fare, di un fenomeno locale un fenomeno nazionale e non di rado internazionale: il liscio di Raul Casadei e dei suoi cloni.

Più in generale, l'offerta musicale dell'emittente capodistriana si differenzia da quella della RAI e di Radio Monte Carlo per la massiccia messa in onda di pop e rock anglo-americano, cantanti, gruppi, canzoni che nelle ore diurne si possono ascoltare solo su Radio Luxemburg o la notte sulla Filodiffusione.

In quel tempo Radio Capodistria conta oltre centocinquanta dipendenti, ma almeno un terzo lavora per la redazione di lingua slovena. Infatti, le due "fette" di Radio Capodistria, quella italiana e quella slovena si dividevano equamente le ore giornaliere di trasmissione. Appena dalla fine degli anni Ottanta opereranno su frequenze distinte.

(Nella foto: la sede di Radio Capodistria nel 1964)

 

In Italia inizia l'era delle "radio libere"

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Dalla seconda metà dei Settanta, l'Italia dal giorno alla notte è divenuta una sorta di giungla radiotelevisiva. Non c'é scantinato che non abbia la sua emittente, ovviamente "libera". Da prima con seri tentativi di alternativismo che però ben presto lasciano il passo alla logica del juke-box in cui la musica, spesso pessima, interrompe la pubblicità, altrettanto spesso fatta con i piedi, e un pò di informazione locale.

Per Radio Capodistria é l'inizio della fine delle vacche grasse. Ma il calo d'ascolto non é determinato dal fattore concorrenza, ossia non é che Radio Pinco Pallino le viene preferita perché più intelligente (o più stupida); é che non avendo mai posseduto propri trasmettitori in Italia, i legittimi proprietari, che prima avevano convenienza a dare spazio al segnale proveniente da oltre Adriatico, ora hanno maggiori guadagni se li affittano a uso locale.

 

Radio Capodistria negli anni della disgregazione della Jugoslavia

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L'ultimo sussulto a base di altissimi ascolti avviene nei primi anni novanta con la disgregazione della ex Jugoslavia e l'aggressione dell'esercito federale, che sotto il comando del criminale Slobodan Milosevic, avvia la "mattanza balcanica". Ebbene, non c'é ascoltatore interessato a capire bene e meglio cosa stia accadendo di là dall'Adriatico che non si sintonizzi su Radio Capodistria per avere notizie di prima mano e puntuali commenti, come quelli di quel grande giornalista che fu Oscar Sudoli.

 

Radio Capodistria oggi

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Quale sia oggi l'ascolto di Radio Capodistria, non lo so. E' un fatto: la professionalità é sempre molto alta e così le scelte in tema di musica da trasmettere. Idem dicasi per le trasmissioni culturali e i reportage da festival e rassegne cinematografiche e televisive. Né mancano presenze, nel ruolo di intervistati, di solido spessore e fama.

Non abbiamo parlato di un aspetto delle trasmissioni di Radio Capodistria, tuttavia scontato: la sua attenzione, anzi il suo legame con la realtà sociale della comunità nazionale italiana dell'Istria e di Fiume di cui é puntualissima fonte informativa. Oggi, come ieri. Anzi, oggi più di ieri avendo maggiore spazio di una volta quando aveva l'obbligo di informare su scala ben maggiore ossia su quanto accadeva in tutta la Jugoslavia.

Da non dimenticare infine che, a differenza della "grande" emittenza radiofonica privata e non (RAI, Monte Carlo, ecc.) Radio Capodistria non si é mai servita di nomi famosi provenienti dalla scena radiotelevisiva o spettacolare italiana. Ideatori, conduttori, opinionisti e quant'altri sono sempre stati professionisti locali, gente - intellettuali, giornalisti, artisti, operatori culturali - nati e cresciuti nell'ambito della Minoranza italiana che vive in Istria, a Fiume e nel Golfo del Quarnero.

  

Altre notizie sulle radio libere

Radio pirata e radio libere / Radio Caroline / Le radio nel 1976 / Le prime radio libere / La diffusione della musica

 

© Sandro Damiani per Musica & Memoria / Gennaio 2006 / Riproduzione non consentita

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