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I sistemi anti-copia per CD, DVD e P2P

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Indice: I sistemi anti-copia per CD (Come funzionano / Chi li usa) / SACD e sistemi anti-copia / I sistemi anti-copia in azione / Le mosse di Microsoft / La copia di DVD / Le contromisure verso i sistemi P2P

Vedi anche: I sistemi per la duplicazione della musica / La distribuzione della musica su Internet / Le majors del disco


I sistemi anti-copia per CD

 

Sistemi anti copia per i CD sono stati utilizzati da alcune case discografiche (soprattutto EMI e Sony) per un periodo limitato (2002-2006) per poi essere, anche se non ufficialmente, abbandonati. Usati forse solo per una difesa tattica del mercato in una certa fase, oppure progressivamente abbandonati in considerazione della loro scarsa efficacia. Riportiamo in questa pagina l'analisi che facemmo su questi sistemi nel 2003-2004, quando sembrava che dovessero diventare la norma per le nuove uscite. Per completezza erano trattati anche i sistemi anti-copia adottati per contrastare i  sistemi P2P, anche questi ormai in regresso sostituiti dallo streaming legale (Spotify e simili) e da altri sistemi di distribuzione non legale resi possibili dall'incremento della banda trasmissiva.

 

L'obiettivo

 

La digitalizzazione della musica ha portato con sé una estrema facilità nella duplicazione dei contenuti, come ben noto a tutti. Non c'è da stupirsi quindi che le case discografiche, dopo aver assecondato o subito la fuga dei buoi, abbiano cercato di chiudere i cancelli con i sistemi anti-copia.

Premettiamo subito che questa pagina NON tratta tecniche e strumenti per neutralizzare i sistemi anti-copia, ma solo le loro finalità, la storia, la efficacia e i possibili sviluppi.

Di cosa si tratta? Di vari sistemi aventi però un unico scopo, quello di impedire la lettura del CD su PC e consentirla (ovviamente, almeno di questo non si può farne a meno) dai lettori di CD.

Già da questa prima definizione si capisce subito che viene tagliato un uso, assolutamente legale, del CD, cioè la lettura e l'ascolto tramite un PC o la copia sull'hard-disk del PC.

Proprio perché è un uso consentito le majors hanno dovuto subire contestazioni legali in occasione del primo utilizzo di sistemi anti-copia, da acquirenti che rivolevano dare indietro i CD inutilizzabili per uno dei loro scopi ammessi, contestazioni che le hanno costrette a inserire avvertenze evidenti (un po' come quelle delle sigarette) sui CD protetti.

Per ovviare a questo inconveniente, inoltre, i dischi protetti più recenti includevano il contenuto in due codifiche, una standard PCM leggibile dai lettori CD, ed una compressa (molto compressa, equivalente a MP3 47Kbps nel caso di Sony) leggibile sul PC. Nel CD è contenuto anche il player, e il formato è ovviamente proprietario e le tracce non sono trasferibili su PC con i normali strumenti di editing per la musica.

 Come funzionano i sistemi anti-copia?  Ovviamente non si tratta di metodi di dominio pubblico, per non facilitare il compito ai molti programmatori impegnati a realizzare sistemi anti-anti-copia. Comunque in linea di massima esistono due sistemi, nel primo vengono alterate ad arte le modalità di scrittura del CD, introducendo errori di scrittura (sul contenuto musicale, o sull'indice: TOC - Table Of Contents) che vengono gestiti e assorbiti dai lettori CD casalinghi, ma non dai lettori CD-ROM dei PC, che li interpretano come indicatore di disco difettoso, nel secondo, più recente e più efficiente (Midbar Cactus Data Shield) vengono inserite ad arte tracce dati che vengono lette dal CD-ROM del PC (che si blocca su di esse), ma vengono ignorate dal lettore CD musicale.

In questo modo però viene alterato lo standard CD (infatti i CD con sistemi anti-copia non potrebbero neanche fregiarsi del marchio CD) e si abbassa la qualità dell'ascolto. Infatti i lettori CD di fascia alta hanno come scopo prioritario di evitare l'intervento del sistema di correzione errori, universalmente ritenuto deleterio per la qualità della riproduzione.

Si può immaginare come può essere contento un appassionato di alta fedeltà che ha acquistato un lettore CD da 5000 € con sofisticati sistemi di stabilizzazione della lettura, di acquistare un supporto che introduce errori a bella posta.

Da notare che nel settore è anche attiva Microsoft con un suo sistema per la regolamentazione delle copie e dei diritti (Digital Right Management).

 

Che cosa impediscono in pratica i sistemi anti-copia

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Come si è detto prima impediscono l'uso del CD su PC. Tutti gli altri usi che nascono dalla lettura da parte di un lettore CD musicale rimangono inalterati, quindi a regola di termini non impediscono la copia, che rimane possibile utilizzando per esempio un registratore CD Hi-Fi (CD-R) o un registratore MiniDisc.

Da notare che impedire la copia è proprio concettualmente impossibile, perché un CD dovrà sempre consentire la conversione in analogico (perché l'orecchio umano è analogico, e il CD serve per ascoltarlo) e quindi sarà sempre possibile, qualsiasi sia il sistema raffinatissimo inventato, ottenere una copia digitale attraverso una doppia conversione digitale -> analogico e quindi analogico -> digitale. E un convertitore analogico -> digitale è presente su ogni registratore digitale (CD-R, MiniDisc, DAT) e su tutte le schede audio per CD.

Lo svantaggio della doppia conversione è un marginale abbassamento della qualità (minore comunque di quello derivante dalla compressione in MP3 o altri sistemi), e soprattutto una minore praticità: la conversione è 1x (come sulle vecchie cassette) anziché 16x (e oltre), ed occorre di solito intervenire manualmente per ripristinare la divisione in  tracce (vedi anche gli approfondimenti nel seguito).

Naturalmente esistono anche molti sistemi non autorizzati per eliminare le protezioni, ma come affermato all'inizio, non  sono trattati qui.

 

Chi ha adottato i sistemi anti-copia e perché

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La risposta alla prima domanda è semplice, tutte le majors, con in testa EMI, BMG e Sony, hanno messo progressivamente in commercio dischi protetti, nel segmento della musica pop o in generale sulle alte tirature. A seguito delle questioni legali ricordate prima è presente una indicazione sulla copertina che il disco è protetto, in alcuni casi evidente (gli ultimi titoli dei Tribalistas o di Ben Harper, per esempio), in altri casi meno.

 

Aggiornamento 2004: i sistemi anti-copia sono applicati a pressoché tutta la nuova produzione - ristampe incluse - della casa discografica EMI (che comprende anche la apprezzata etichetta specializzata in jazz Blue Note) e a buona parte della produzione BMG. Le altre case sembrano decidere la applicazione caso per caso.

 

Qui si innestano i molti perché della operazione. Intanto perché non vengono estesi a tutta la produzione, se sono considerati così strategici da giustificare i forti investimenti che le majors stanno sostenendo nel perfezionare i sistemi? Probabilmente qui interviene una certa prudenza sugli effetti collaterali indesiderati, infatti i primi sistemi (basati sulla alterazione della TOC) davano errore con il 3% ed oltre dei lettori (con dischi restituiti e altre conseguenze negative per le majors stesse), e anche i sistemi più recenti continuano a dare problemi di lettura in alcune delle molte applicazioni del CD (che ha come noto una diffusione vastissima in molte tipologie di apparati elettronici).

La seconda domanda: quali effetti benefici sul business si spera di ottenere? Evidentemente le Majors si aspettano di vendere più dischi, ma perché questo dovrebbe accadere?

 

La pirateria organizzata sparirebbe o almeno si ridurrebbe?

Molto improbabile. Difficile che le stesse Majors siano così ottimiste. Evidentemente, anche dall'esame fatto sopra sui vari sistemi, chi opera sul mercato illegale può procurarsi in vari modi gli originali da masterizzare.

Il disc-sharing si ridurrebbe?

Probabilmente sì, ma in misura limitata a chi non vuole fare sforzi per superare il blocco. Si tratta comunque della casistica che potrebbe avere la maggiore incidenza sulle vendite.

La copia per uso privato si ridurrebbe? Qualcuno comprerà due copie dello stesso CD (per ascolto in casa e in auto, ad esempio)

Magari in qualche caso sì. Ma limitatamente ad acquirenti danarosi, con poco tempo da perdere nella registrazione, che ora fanno comodamente da PC. Una eventualità ed una incidenza che appaiono decisamente marginali.

In compenso è possibile che si perdano potenziali acquirenti.

Utilizzatori di PC / Notebook

Come si è visto prima chi vuole leggere e utilizzare un CD su PC è tagliato fuori, potenziali clienti in meno.

Utilizzatori di lettori portatili MP3

Non potranno più utilizzare i CD come sorgenti per realizzare i brani MP3 da portarsi in giro, quindi non compreranno i CD con anti-copia.

Appassionati di alta fedeltà

Sono già perplessi e diffidenti sul CD, figuriamoci su un CD reso artatamente irregolare. Un appassionato di alta fedeltà vero comprerà solo se costretto un CD con anti-copia.

Secondo le majors i primi due tipi di consumatori dovrebbero rivolgersi ai portali di download a pagamento (iTunes e simili), mentre il terzo tipo di consumatori è considerato marginale e quindi non esiste, come non esisteranno alternative una volta che i sistemi anti-copia andranno a regime.

L'alternativa però esiste sempre nel mercato entertainment, si tratta infatti sempre di consumo per divertimento, non di generi di prima necessità, e quindi i consumatori potranno rivolgere i loro interessi verso differenti forme di intrattenimento (per esempio i videogiochi). E questo senza considerare la alternativa rappresentata da tutto quello che sfugge e continuerà a sfuggire al controllo delle majors e di Microsoft.

Quindi rimane poco chiara la vera strategia delle majors che sta alla base dei notevoli sforzi fatti sui sistemi anti-copia. A livello globale potrebbe esserci nel breve periodo un incremento di vendite, sostenuto dai consumatori che non sono più in grado di procurarsi le copie (dagli amici o private) e si arrendono alla necessità di comprare l'originale (o più originali). Nel medio-lungo periodo la regolamentazione potrebbe invece allontanare i consumatori dal CD e condurli verso altre forme concorrenti di intrattenimento, e quindi tradursi anche in minori profitti per le majors. Se questi scenari fossero realistici ci troveremmo nella tipica situazione di piani di mantenimento dei margini a breve, tipici della attuale fase del capitalismo.

Probabilmente si tratta solo di un tassello della strategia globale per la protezione dei diritti, che si affianca agli sforzi sulla distribuzione digitale, alle azioni legislative e repressive, alle contromisure verso il P2P, alle azioni educative verso i clienti, insomma a prendere tempo in attesa di una nuova stabilizzazione del mercato attorno al download via Internet legale. Un tassello la cui rilevanza relativa è nota quindi anche alle stesse majors che lo adottano.

 

I sistemi anti copia e il SACD

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Il nuovo standard presentato nel 1999 come successore del CD da Philips e Sony (vedi la sezione sugli standard) è per sua natura protetto da copie in digitale.
I lettori sono infatti privi della uscita digitale in standard SACD (DSD) e comunque non sono disponibili registratori digitali in standard DSD, presenti solo come costosissimi componenti per le industrie di produzione dei supporti. Una situazione quindi analoga ai primi tempi del CD. In questo caso però è improbabile che vengano messi in produzione registratori casalinghi, vista la esperienza precedente.
Alcuni lettori (non tutti) hanno una uscita digitale PCM (in standard CD-Audio), con la quale si può trasferire il contenuto dello strato compatibile CD dei SACD ibridi (quelli in doppio formato, leggibili anche su CD).

La cosa curiosa è che lo strato CD, almeno nei SACD ibridi finora usciti, non è protetto. Questi dischi possono essere quindi facilmente duplicati in digitale, ovviamente non a qualità SACD, mediante registratori CD Audio o con PC e masterizzatore.

Altra bizzarria delle case discografiche, che forse ritengono la "superiore qualità del SACD" un deterrente sufficiente per scoraggiare gli acquirenti dall'effettuare copie illegali. Più probabilmente è un rinvio del problema, stante la marginalità di mercato dei dischi SACD. 

 

I sistemi anti-copia in azione

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Riguardo ai primi sistemi anti-copia sono stati riportati sulle riviste specializzate e su Internet diverse testimonianze di funzionamento inefficace o pesantemente riduttivo. Esaminando un moderno sistema (Copy Control, usato per esempio dalla Virgin-EMI, basato sulla tecnologia Cactus Data Shield della società israeliana MidBar) si nota che ora:

  • il disco è leggibile dagli ubiqui lettori di CD odierni (fisso hi-fi, auto, walkman, coordinato, lettore DVD) senza problemi;

  • il disco è ascoltabile anche su PC fisso o mobile, dal lettore CD integrato.

Sono quindi superate le limitazioni evidenti (anche agli utenti non smaliziati), presenti nei primi sistemi (impossibilità di uso su PC, impossibilità di uso in macchina) che portavano alcuni acquirenti anche a farsi ridare indietro i soldi dal negozio di dischi.

Come funziona il meccanismo? In realtà il CD (abbiamo esaminato l'ultimo lavoro di Ben Harper, Diamonds on the Inside, disponibile - purtroppo - solo in questo formato) è un ibrido CD-ROM e CD-Audio, composto da due sessioni CD, una audio con le tracce tradizionali, l'altra PC.

I lettori CD Audio saltano automaticamente, come sempre, la parte dati e vedono la sola parte audio, trattando il "coso" come un normale CD, in modo trasparente per l'acquirente.

I lettori CD-ROM dei PC vedono invece un disco CD-ROM, e ovviamente danno la priorità ai file eseguibili su PC. Non vedono la sessione con le tracce CD in quanto probabilmente nascosta da alterazioni della TOC (Table Of Contents: l'indice del CD). Nel CD è contenuto un programma player che parte in automatico (auto-play): si tratta di un player tipo Winamp semplificato che consente di suonare sul PC i brani del disco, codificati in formato compresso WMA Microsoft (molto compresso: 47Kbps, la qualità è di conseguenza assai scarsa) sulla parte dati.

Il risultato? Sui CD Audio nulla dovrebbe cambiare, anche se rimane il dubbio sul metodo (ovviamente segreto o quasi) usato per mascherare la parte audio ai PC. Se il trucco è basato su alterazioni della TOC non dovrebbero esserci effetti sulla qualità della riproduzione, se invece sono state aggiunte stringhe di bit che fanno lavorare i correttori di errore dei lettori CD Audio (solitamente più raffinati di quelli PC) potrebbe esservi un degrado di qualità.

Di fatto alcuni lettori CD di fascia alta hanno a volte difficoltà a trattare CD protetti, e dichiarano nelle istruzioni queste possibili compatibilità (es. Audio Analogue).

 

In ogni caso nulla viene dichiarato e quindi nulla viene garantito sulla qualità di riproduzione, riconfermando la scarsa importanza che le Majors attribuiscono in questo momento al fattore qualità.

 

Sui lettori PC si può fare invece solo una cosa: ascoltare la musica in bassa qualità (ma di solito non sarà questo il problema, alla luce della "qualità" dei convertitori digitale-analogico, altoparlanti e cuffie solitamente usati nei PC).
Non si può invece copiare il disco su un altro (con la funzione CD Copy dei software per masterizzatore come Nero o Easy CD Creator), oppure convertire le tracce su PC in formato Wav o MP3, con ripper come dB PowerAmp o simili, oppure ancora editare la musica con Cool Edit o altri editor analoghi.

E la copia su un registratore audio (CD o Mini Disc)? Vietata anche questa, se si usa l'ingresso-uscita digitale. Probabilmente il CD si presenta come un supporto non ammesso, usando la codifica SCMS già supportata dai lettori (quelle che serve ad impedire le copie ripetute). In questo caso viene invece impropriamente vietata la prima copia, quella ammessa dalla legge.

 

Quindi sono fuorilegge questi dischi? Non si può sostenerlo. Intanto la indicazione che non si tratta di un disco standard è evidente, e quindi si può evitare di comprarlo (non è esattamente quello che vogliono le Majors, ma tant'è). Poi la copia ammessa non è scritto da nessuna parte che debba essere in digitale, la copia è comunque possibile in analogico e quindi anche questo obbligo di legge è rispettato dal "coso" in questione, che non si può più chiamare CD.

 

Il fatto è che la copia realizzata con la uscita analogica è totalmente non protetta, e tutti quei raffinati accorgimenti elencati sopra saltano. E cosa serve per la copia in analogico su un secondo CD? Basta un registratore CD Audio Hi-Fi, oppure un PC con la scheda audio (che ha sempre a bordo un convertitore analogico-digitale). In questo secondo caso la copia deve essere eseguita con una certa attenzione e relativa perizia tecnica, mentre con il registratore CD Audio da casa è alla portata di chiunque.

E' limitata come qualità la copia? Se eseguita bene e con registratori CD Audio (stando attenti ai livelli di ingresso, e quindi alla distorsione dovuta al trimming - taglio e compressione - dei picchi sonori) praticamente no. Il degrado della doppia conversione è marginale e avvertibile solo con impianti Hi-Fi molto selettivi, ma questo non è un problema per seconde copie destinate all'uso in auto o su PC. Su PC il degrado può essere maggiore causa della bassa qualità dei convertitori on-board sulle schede audio più diffuse, ma sempre sopportabile. L'unico vero limite è la scomodità: copia a 1x, necessità di separare le tracce.

Conclusione: servono questi sistemi? Ad allontanare i compratori più esigenti sì, ad evitare la copia di sicurezza no, ad imporre l'acquisto di più copie (per casa, per auto) no, ad ostacolare la copia in digitale da parte di utenti PC "medi" sì. E ad evitare la copia in digitale? Non possiamo rispondere qui, ma Internet può farlo.

 

Microsoft e i sistemi per la copia controllata

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Chi invece ha sicuramente le idee chiare è Microsoft, che ha già presentato (al salone MIDEM di Cannes del 2003) i propri sistemi per la gestione dei diritti sul formato digitale. L'area DRM (Digital Rights Management) vede diverse proposte, anche nel mondo open-source (Linux), tutte aventi lo scopo di regolare la diffusione di contenuti (musica, ma anche e-book) protetti da copyright. La soluzione Microsoft prevede la codifica della musica con particolari segnalatori, non disattivabili, attraverso i quali il software di lettura o trattamento può verificare se sussistono o meno i diritti per l'utilizzo.

Nel caso preso in esame in questa pagina, un CD codificato DRM potrà essere letto da un PC dotato di Windows Media Data Session Toolkit, un nuovo componente della suite Windows Media 9, potranno essere gestite ulteriori copie a minore qualità (in formato compresso) verso unità mobili (lettori MP3, telefonini, palmari) e i brani potranno essere trasferiti sull'hard-disk del PC.

Quello che non si potrà fare sono le copie sull'hard-disk di un secondo PC (il processo di lettura e fruizione diventa una specie di "usa e getta"), la masterizzazione del CD sul PC (a meno che sia ammessa dal produttore del disco), la compressione in MP3.

In sintesi un software che ha l'obiettivo, tra gli altri, di rimettere in gioco, in modo controllato dall'alto (da Microsoft), il PC come strumento di lettura e fruizione di CD in formato protetto con sistemi anti-copia, completando il disegno strategico sottostante alla loro introduzione ed eliminando l'uso libero della accoppiata PC-masterizzatore. Quando e se tutto ciò si realizzerà si vedrà nei prossimi anni (o mesi).

Microsoft ha già siglato un accordo con MPO, una delle principali multinazionali nel settore della stampa dei CD e DVD per la produzione di dischi, quindi ha coinvolto proprio quel settore della distribuzione che le Majors per altri versi stanno cercando di marginalizzare. I primi dischi supportati da DRM sono già usciti (si tratta sempre di assaggi sperimentali) e per ora utilizzano sessioni separate da quelle unicamente musicali (e protette).

 

La copia di DVD

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La copia di dischi protetti (CD o DVD) da un lato è legale ed ammessa, come backup, per chi ha acquistato regolarmente il supporto, dall'altra è resa teoricamente impossibile dai sistemi anti-copia.
In questa contraddizione si sono incuneati i creatori e i produttori di sistemi per aggirare le protezioni (AnyDVD, DVDdecrypter, Alchool 120% e altri noti prodotti similari, freeware o a pagamento).

Proprio la introduzione dei sistemi anti-copia rende quindi paradossalmente legali, o non completamente illegali, questi prodotti, che temiamo siano usati in molti casi anche per copie non di backup.

Il caso di copia di backup di DVD è ancora più complesso. Infatti anche la copia di un DVD non protetto risulta non immediata, a differenza di quella di un CD. La maggior parte dei DVD in vendita è infatti stampata su supporto Double Layer (DL), di capacità maggiore rispetto ai supporti standard (8,5 GB contro 4,7 GB). Di conseguenza la copia diretta su supporto standard era impossibile nella maggior parte dei casi, e la copia era possibile soltanto ricorrendo a prodotti per la compressione e selezione dei contenuti, come il popolare DVD Shrink (che è anche totalmente gratuito: attenzione però alle copie contraffatte e ai trucchi che usano questa popolare applicazione come esca). In sintesi, la copia con DVDShrink è quindi comunque di qualità inferiore all'originale, è possibile solo dai (rari) DVD non protetti, e comporta un certo impegno in termini di tempo e di attenzione.

Dal 2006 la maggior parte dei masterizzatori gestisce anche dischi DVD DL e anche i supporti sono distribuiti in modo esteso nei punti di vendita. Il costo è comunque non basso (4-5 volte un DVD standard, dato 2007, superiore al costo del noleggio) e di conseguenza l'uso per copie non di backup dovrebbe essere scoraggiato all'origine.

 

Le contromisure verso i sistemi P2P

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Anche se non in modo ufficiale e dichiarato, le case discografiche operano anche con contromisure mirate per ridurre il fenomeno della diffusione di musica protetta da copyright tramite i sistemi peer-to-peer (P2P). Dando per scontato evidentemente che la protezione inserita sui CD non sia sufficiente per impedire alle novità discografiche di essere inserite nel circuito P2P, vengono escogitati altri sistemi. In generale tutta la strategia delle majors è a 360 gradi, non privilegia un particolare metodo anti-pirateria, ma opera in parallelo in diverse direzioni.

Nel caso specifico è probabile che si faccia ricorso agli stessi punti di forza dei sistemi P2P ed in particolare alla facilità di replica esponenziale, per inserire nel circuito copie "fake" di album o novità particolarmente ricercate, contenenti rumore bianco o musica diversa. Queste copie si replicano naturalmente e raggiungono un grande numero, oscurando le copie buone e rendendo arduo, vano, o comunque meno interessante la ricerca del brano. Esistono anche interi server fake, orientati a disturbare e alterare la disponibilità reale dei brani.

Alla riuscita della contromisura concorre anche l'abitudine di molti utenti P2P di copiare comunque musica per un ipotetico uso futuro, senza ascoltarla (anche fino al 2o% e oltre dei brani scaricati, nei primi tre mesi successivi alla copia, sono cancellati senza essere ascoltati, secondo indagini statistiche pubblicate da alcune case discografiche). Evidentemente i brani civetta rimarrebbero in questo caso a disposizione nella cartelle degli ignari scaricatori per la ulteriore diffusione.

Altra contromisura è rappresentata dal controllo molto più attento del ciclo di produzione dei master e dei demo che precedono le nuove uscite. In questa catena si erano infatti verificate clamorose falle, che avevano portato nel circuito P2P dischi o novità ancor prima dell'uscita nei negozi.

 

 

© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria 2003 - 2008 / Riproduzione anche parziale non consentita
Fonti sulla tecnologia dei sistemi anti-copia: Audio Review, n. 232 / Revisioni: Ottobre 2003, Settembre 2004, Novembre 2004, Aprile 2005

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