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Jaguars - Il treno della morte (1966)

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Venite intorno a me
sedetevi perché
il tempo se ne va
il mondo non mi ama
ma cosa può contare
per chi già se ne va

E' passata in fretta questa vita
la fede nella pace è ormai perduta
e per questo dico a voi
che sarete gli occhi miei
portate per insegna una bandiera
celeste come il cielo in primavera

In nome della pace
amatevi perché
l'amore vi salverà

Sta partendo ora il mio treno
il treno della morte non aspetta
e per questo lascio a voi
la mia confessione ormai
ma voi invece di piangere ora andate
gli altri già cominciano a ballare

(ballo russo)

Il mondo ancor vivrà
se l'umanità la pace troverà

Il mondo ancor vivrà
se l'umanità la pace troverà

Note:

Il testo, scritto da Silvio Settimi, il chitarrista dei Jaguars, prendendo come base musicale un successo internazionale del gruppo olandese degli Hunters ("Russian Spy and I", Io e la spia russa), prende spunto, secondo una testimonianza dello stesso autore,  proprio dall'ambientazione musicale con sonorità russe per sviluppare una storia originale. Si immagina che il protagonista della vicenda sia un anziano capo nomade russo o cosacco, che riunisce i suoi seguaci nell'ora della morte e lascia loro un messaggio di pace e di speranza per il futuro. Intorno il resto della tribù fa una festa di addio per il vecchio capo, immaginiamo attorno ad un falò notturno, con danze e canti russi.

Il tema pacifista e la ambientazione drammatica danno comunque alla canzone un tono "di protesta" che la pone accanto alle altre canzoni dell'epoca dello stesso genere, come "Uomini uomini" di Roby Crispiano, e ne ha condiviso la stessa sorte di censure e ostracismo. In particolare è noto un episodio avvenuto durante il programma televisivo "Settevoci" (quello del primitivo "applausometro") condotto da un Pippo Baudo alle sue prime esperienze televisive, nel quale i Jaguars erano ospiti e dovevano presentare appunto "Il treno della morte", al momento dell'attacco della base i quattro ragazzi si accorgono con loro grande sorpresa che si tratta in realtà del loro altro successo del momento, nonché innocua storia d'amore, vale a dire "Ritornerò in settembre", Pippo Baudo ed i curatori della trasmissione si erano messi d'accordo con il produttore discografico dei Jaguars Carmine De Benedictis della CDB, per sostituire la canzone con un'altra, "più adatta" al pubblico televisivo del pomeriggio, ma non glielo lo avevano detto.

Dal punto di vista musicale il pezzo segue sostanzialmente  l'originale, anche se appare più potente e ritmato, l'intermezzo del ballo russo nell'originale è suonato con grande uso di strumenti folkloristici, con balalaike in evidenza, mentre i Jaguars lo suonano con strumenti moderni. rendendolo più coerente alla ispirazione beat del brano, le sonorità russe consentono inoltre ai Jaguars di fare ampio ricorso al loro "marchio di fabbrica", vale a dire l'archetto di violino suonato sulla chitarra elettrica. Il brano era cantato dall'altro chitarrista dei Jaguars, Pino, e non da Silvio, perché all'interno del gruppo vigeva un accordo per la rotazione al canto tra i due e in questo caso toccava appunto a Pino.

Il testo originale, dovuto al musicista olandese Jan Hackermann, poi attivo per anni dopo il giovanile successo con gli Hunters, parlava di una tipica storia da guerra fredda, una storia d'amore con una spia russa (ovviamente di sesso femminile).

Curiosamente, del brano venne approntata dagli stessi Jaguars una successiva versione in inglese, dal titolo Spirit Train, che proponeva in inglese la stessa vicenda della versione italiana. Dopo due trasformazioni il prodotto finale era quindi totalmente diverso dall'originale.

Alla registrazione di questo brano è collegato un noto episodio del mondo beat romano: il famoso furto di strumenti dei Jaguars.

 

© Alberto Maurizio Truffi 2003 - Musica & Memoria / Testo originale di S.Settimi trascritto da A.Truffi, riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita

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