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 Radio Luna e Radio In

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Uno dei protagonisti della radiofonia italiana nel periodo d'oro delle radio libere, Pier Maria Bologna, ha gentilmente messo a disposizione di Musica & Memoria e dei suoi visitatori il suo prezioso bagaglio di ricordi. Che iniziano da Radio Montecarlo, per continuare poi con Radio Elle, una delle prime radio libere italiane, attiva a Roma sin dal 1975, per proseguire ancora con Radio Luna e il primo network radiofonico, Radio In.

Radio Luna. è nata da una scissione di Radio Elle. Come è successo? Ci sono stati veramente dei contrasti tra i soci?

«Sicuramente l'atteggiamento da "padrone del vapore" di Leuti, che controllava la maggioranza mentre la pubblicità entrava abbondante, determinò i contrasti tra i soci che sfociarono nella fuoriuscita di Natili e Talia allontanatisi di un centinaio di metri su Piazza Belsito, dove nacque, poco dopo, Radio Luna.»
  

Hai partecipato alla nuova avventura di Radio Luna o sei rimasto a Radio Elle?

«Sono rimasto a Radio Elle. Non per molto, perché nel volgere dei mesi anche i miei rapporti con Leuti si deteriorarono. Io sentivo la responsabilità di dover dirigere e sviluppare una realtà che intuivo importante e dalle grandi prospettive. Lui la considerava un suo giocattolo utile a farsi bello, attrarre fanciulline, fare soldi e incrementare il suo potere. Non che avessi la pretesa di gestire anche le sue scelte ed i suoi comportamenti, ma esigevo che rispettasse il lavoro di noi tutti che, in fondo, ci davamo da fare anche nel suo interesse. Ricordo una frase che mi disse quando gli feci presente che non mi piaceva che frequentassero la radio alcune persone di cui si circondava: "Lasciami sbagliare a modo mio".

Ora non ho memoria cronologicamente precisa degli eventi e mi perdonerai qualche svista. 

Poco prima della scissione da Talia e Natili, Leuti ebbe una grande intuizione: entrò nella proprietà di alcune emittenti locali già esistenti (Napoli, Chieti, ...) e impiantò una emittente a Modena. Tutte si chiamavano Radio Elle e cominciarono a diffondere alcuni  programmi registrati a Roma. Era nata la prima forma di network.»

La progressiva separazione ...

«A causa dei non più splendidi rapporti tra di noi (di mezzo anche una fanciulla che aveva preferito me a lui) e con l'arrivo sulla scena di nuovi soggetti (un giovane e presuntuoso "figlio d'arte", nuovi soci con portafoglio, un giornalista della Rai ... e almeno un paio di brutti soggetti), Leuti mi mandò in "missione" a Modena a sviluppare la nuova emittente. In realtà si liberò della mia presenza esiliando, insieme con me, una sua fiamma che cominciava a creargli problemi con la moglie. Nello staff modenese anche un suo uomo "di fiducia" : un parrucchiere assurto al ruolo di " gestore " dell'emittente.

La vicenda andò avanti qualche settimana (quattro o cinque) finché non venni a sapere che a Roma uno dei nuovi soci (sfondato di soldi ereditati dal padre) era diventato il direttore artistico della radio con il supporto del "figlio d'arte" e che il giornalista (dipendente della Rai) aveva assunto il ruolo di referente dell'informazione.

Telefonai al giornalista (di cui non farò il nome anche perché è ormai deceduto ) e gli intimai di riferirmi, ora per ora, quali notizie fossero state predisposte per la messa in onda. Lui si mostrò seccato e poco disponibile (si trattava di un noto professionista che, probabilmente, si sentiva umiliato a dover rispondere ad un direttore come me). Lo minacciai di deferirlo ai Probiviri dell'Ordine dei Giornalisti e lui si defilò definitivamente.»

... e il distacco

«Ero diventato troppo ingombrante e Leuti, che non aveva motivi per licenziarmi se non pagando un prezzo salato, si inventò uno sciopero dei collaboratori della radio contro di me. Tornai a Roma e trovai a capeggiare gli "scioperanti" (a dire il vero nessuno convintamente, qualcuno preoccupato di perdere il posto, qualcun altro per piaggeria e un paio assolutamente contrari) tale Giorgio Farina, da non confondere con il noto musicista, elemento già allora caratterizzato da comportamenti equivoci e che più tardi troveremo ospite delle patrie galere.

Giusto per avere un'idea dei personaggi aggiungo che un altro elemento "di fiducia", tale Aldo, fu da me invitato a non frequentare la radio quando scoprii, per via delle maniche corte dovute alla calura estiva, che aveva l'incavo dei gomiti pieni di segni di aghi ...»
 

L'idea del network, che poi sarà sviluppata da te anche a Radio In, era già maturata ai tempi di Radio Elle?

«In effetti l'iniziativa di Radio Elle di cui ti ho parlato, era il prodromo della syndication o network sviluppata in parte da Radio Luna e poi da Radio In in grande stile con la diretta via cavo telefonico e la messa in onda simultanea dei programmi preregistrati a Roma.»
 

La scelta fortunata di Ilona Staller era nata durante la tua gestione?

«No. Ilona Staller comparve con la nascita di Radio Luna. Era una scoperta di Sergio Talia. L'ho conosciuta con Riccardo Schicchi in tempi successivi in particolare quando scrivevo per "Ragazza In", un settimanale giovanile per il quale curavo una rubrica intitolata "Un ficcanaso in casa di ...". Si trattava di interviste corredate di fotografie alla scoperta delle abitazioni dei vip del momento (Cabrini, Rettore, Staller, Arbore, Guarducci, Andy Luotto, ...)»
  

Stessa domanda per Foxy John, hai selezionato tu questo noto personaggio e animatore della radiofonia italiana?

«Si, John si presentò a Radio Elle ed incuriosì subito per la sua cadenza italo-brooklyniana, la sua estroversione e  la sua voglia di farsi notare. Una delle sue esibizioni consisteva nell'infilarsi in una narice tutto il contenitore dell'inchiostro di una penna Bic  o un lungo chiodo d'acciaio. Faceva accaponare la pelle, ma era davvero simpatico ... Siamo sempre andati d'accordo ed ancora oggi ci sentiamo quando capita. Le uniche volte in cui mi ha un po' deluso sono state quando l'ho beccato in piena notte in radio a fumare spinelli, ben sapendo che non sopportavo la cosa nell'ambiente del lavoro ... e quando, alla nascita di Radio Luna, preferì passare al "nemico". Abbiamo collaborato in tempi successivi quando duplicava la Hit Parade che producevo per conto di "Cioè", il noto settimanale per teenagers in grande voga negli anni '80, diffusa attraverso oltre 300 emittenti locali. Ma questa è un'altra storia...»

 

I rapporti con le altre radio

 

Avevate rapporti con la RAI allora dominante? Scambi e "furti" di persone e simili?

«In parte ti ho già risposto. All'epoca, in Rai, andavano al microfono o grossi nomi (attori, scrittori, giornalisti ...) o dipendenti (annunciatori e giornalisti). I programmi strettamente musicali erano pochi (Supersonic, Bandiera Gialla,  ...). La Rai avrebbe cominciato solo qualche anno dopo ad attingere dalle radio locali e forse, ora che ci penso, fui proprio io a fare da apripista: nell'estate del 1976 (se non ricordo male) pattinando per i corridoi del secondo piano di viale Mazzini mi fermai a salutare un funzionario di Radio Due (Marzio Carlotti) il quale, nella circostanza, ricevette una telefonata. Era Gilberto Evangelisti, caporedattore del GR2 Sport, che gli chiedeva un nome per la conduzione della parte musicale della versione estiva di "Tutto il calcio minuto per minuto" trasformata in "Musica e Sport"... Ero lì, ero l'uomo giusto al momento giusto! ... La raccomandazione, in Rai, non era ancora diventata la regola inderogabile per l'accesso. Mi trovai al microfono prestigioso di Radio Due al fianco di Mario Giobbe, in collegamento dai campi con Ezio Luzzi, Enrico Ameri, Sandro Ciotti ... Un'emozione non da poco che ricordo con commozione soprattutto per la cordialità e la familiarità con la quale queste "colonne" della radiofonia mi trattavano. Senza spocchia e senza superiorità, nonostante fossi un "ragazzetto di belle speranze" proveniente dalla radiofonia privata e che non sapeva un picchio di calcio. ...»
 

Come erano i rapporti con le radio milanesi, che sia avviavano al grande successo di mercato che conosciamo?

«Inesistenti. La dimensione delle radio milanesi non superava Milano come quelle romane non uscivano dalla provincia. Solo alcuni anni più tardi si ebbe lo sviluppo che avrebbe portato alla nascita di network e reti a livello nazionale.»
 

In generale le radio erano veramente locali o facevano in qualche modo gruppo di pressione?

«Stiamo parlando di un periodo che definirei l'infanzia della radio privata. Ci controllavamo (oggi diremmo che ci "monitoravamo") per sentire cosa faceva la concorrenza, ma motivi di aggregazione e di condivisione di obiettivi non ne esistevano ancora. Ognuno andava per la sua strada cercando di inventare ogni giorno qualcosa di nuovo e di efficace per catturare ascolto.»
 

E le radio locali, di quartiere, addirittura familiari, tipo la mitica Radio Chat Noir? Avevate rapporti con loro?

«No. Se non ricordo male quella radio non esisteva neppure nel 1975/76.»

 

Come e quando le radio libere hanno iniziato a diventare semplicemente radio commerciali?

«Oserei dire da subito. Le entrate pubblicitarie erano indispensabili, al di là degli investimenti iniziali, per pagare energia, affitti, rimborsare qualche spesa, ammodernare gli impianti ... Lo stimolo iniziale era certamente l'entusiasmo e lo spirito di avventura degli "editori", poi, però, subentravano le spese ed i costi di gestione che dovevano in qualche modo essere alimentati. La pubblicità diventava fondamentale.»

 

Altre schede:

Radio Capodistria, Radio Montecarlo, Radio Riviera Brenta, Radio Kiss Kiss Napoli, TRS The Radio Station, Radio Dieci, Radio Sapri, Radio Napoli City, Radio Elle

Altre notizie sulle radio libere:

Radio pirata e radio libere / Radio Caroline / Le radio nel 1976 / Le prime radio libere / La diffusione della musica

 

© Pier Maria Bologna per  Musica & Memoria / Giugno 2008 / Riproduzione non consentita

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