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Aristogitone
/ Anemo Carlone /
Damigiani /
Vinicio /
Max Vinella /
Mortificazione /
Raymundo Navarro |
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Il professor
Aristogitone
(Mario Marenco) |
«Sono
il professor Aristogitone, quarant'anni d'insegnamento,
quarant'anni di duro lavoro in mezzo a queste quattro
mura scolastiche. Le mie mura scolastiche sono quattro, però
sopra ci sta il soffitto, quindi sono cinque mura. E sotto il soffitto ci
sta il pavimento e sono sei mura. Io sto sepolto in mezzo a sei mura!! Io —
la mattina dopo essermi alzato alle sei — entro dentro al sepolcro, dopo
aver viaggiato due ore con questi autobus immondi, pieni di gente triste,
pieni di gente che sbadiglia, gente affaticata, gente condannata ad andare
la mattina al lavoro. Pure io, la mattina, devo andare al massacro: perché
non è un lavoro questo, è un massacro. Io non aspetto altro che l'ora
dell'uscita dalla scuola. Appena entro, guardo già l'orologio. Dopo cinque
minuti, guardo di nuovo l'orologio. Dopo sette minuti, guardo ancora
l'orologio. Dopo nove minuti, guardo sempre l'orologio.
E' sempre la stessa ora!! Il tempo non
passa mai.
Però, amico caro, dopo quarant'anni te ne accorgi che il tempo è passato,
che il tempo non s'è fermato. Tu hai voglia di allungare il collo; allungare
il collo per passare di ruolo, hai voglia di aspettare che scatti la
trecentocinquantanove » (legge 359/1968 sull’inserimento in ruolo dei
docenti, ndr)!! Amico caro, la « trecentocinquantanove» non aspetta il
professor Aristogitone, la « trecentocinquantanove » passa e mi lascia
dietro, unico superstite di tutta questa gentaglia passata di ruolo davanti
a me. Solo io, sono rimasto non di ruolo!! Amico
caro, amico bello, io mi sono fatto i capelli bianchi in mezzo a
questi quattro delinquenti!! Quella del professor Aristogitone è una
missione, e adesso quelli del Ministero — dopo quarant'anni d'insegnamento —
mi vengono a dire che debbo fare gli esami di abilitazione per passare di
ruolo!?!
Il ruolo del professor Aristogitone non è quello di passare di ruolo, il
ruolo del professor Aristogitone è quello di missione scolastica ed
educativa e pedagogica, per cui gli esami di abilitazione lo so io a chi
glieli debbo far fare... Amico caro, qui nessuno mi deve costringere a fare
questa cosa ignobile, perché io dopo quarant'anni ho l'umidità dentro le
ossa. In mezzo a queste quattro mura d'inverno fa freddo e io, professor
Aristogitone, me la sento dentro le ossa l'umidità: eppure vado sempre col
cappotto, vado sempre con la sciarpa, vado sempre col cappello calcato sulla
cocozza... e non appena mi siedo mi metto l'altro cappotto che tenevo sul
braccio.
Amico caro, io adesso mi sono stancato di dare quattro e comincerò a dare
due. Adesso chi passa sotto me, qualunque cosa dice gli metto due!! Poi se
la vedranno all'ultimo dell'anno!! Amico caro, io qua sopra li faccio
ballare! Questi non possono più permettersi che quando io entro in classe,
sento subito il pernacchio. Questi quando mi vedono passare tutto
intabarrato, la prima cosa che fanno per demolire la mia personalità, fanno
il pernacchio!! Io non lo posso sopportare, è un affronto, è un duro colpo
alla mia dignità!! Qua non si tratta di ruolo e di non ruolo, qua si tratta
che io mi sono stancato e comincio a tirare fuori le unghie. E ti assicuro
che quando graffio arrivo sotto gli abiti con i miei artigli! Quando
graffio, graffio...
Quarant'anni di duro lavoro in mezzo a queste quattro mura scolastiche, più
il soffitto, più il pavimento, più quei banchi fetenti tutti scassati, più
quei disgraziati seduti sui banchi, quei personaggi da incubo, con quelle
facce patibolari che mi guardano. Sono onnipresenti, perché io ormai li vedo
da tutte le parti. Amico caro, amico bello, io non solo di giorno li vedo
quei disgraziati, quei delinquenti dei miei
studenti ma anche di notte. Io non riesco più a riposare. Io me
ne vado a casa, cerco di prendere sonno, ma nelle tenebre vedo sempre quelle
facce patibolari di quei quaranta delinquenti dei miei studenti!! Amico
caro, io qua sto facendo doppio servizio: il giorno e la notte! Io dovrei
essere pagato doppio!! Perché io non me ne libero più:
trecentosessantacinque giorni, trecentosessantacinque notti di queste facce
patibolari! Fatevi i conti, l'anno scolastico per me è di settecentotrenta
giorni!! Ormai non si capisce più niente.»
(... continua)
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Anemo Carlone insigne luminare
(Mario Marenco) |
Vi parla il professor Anemo Carlone insigne
luminare,
Titolare di Gerontologia Romantica all'Università di San Felice Circeo,
Ordinario di Semiologia Indoeuropea all'Ospedale di Cattaro, Incaricato di
Burocrazia Neolatina all'Università di Roma, Direttore dell'Ufficio Ricerche
Bufotecniche dell'Università di Torino, Professore di Tossicologia
Propedeutica agli Ospedali Riuniti di Ancona, Membro del Consiglio Direttivo
dell'Istituto di Veterinaria Bulbare all'Università di Fano, Membro del Corpo
Accademico della Facoltà di Idolatria all'Istituto Ricerche di Parma,
Piacenza e Guastalla, Membro del Reparto Incurabili dell'Istituto di
Megalomania di Ponza, Primario di Laringoiatria Vascolare dell'Istituto di
Semiologia Canina di Sant'Elba, Membro dell'Istituto di Antropofagia
dell'Università di Chieti, Direttore Generale dell'Ufficio d'Igiene dal
1979, Socio A.C.I. dal 1909.
Professore, ci scusi, ma Lei ha una serie
impressionante di cariche !?! Ci tolga una curiosità, come fa ad averle?
Le summenzionate cariche sono da considerarsi, nella nostra famiglia,
ereditarie. Infatti nella dinastia dei medici, che costituisce la famiglia
Carlone, si registra tutta una serie di professoroni, insigni luminari e
ricercatori, che si sono tramandati la sapienza e le cariche di padre in
figlio, anche senza bisogno di andare a scuola. Ormai è diventata una cosa
automatica...
Come senza andare a scuola?! Senza laurea?
Praticamente come una tara ereditaria...
Senz'altro. Le cariche e le onorificenze della famiglia Carlone sono da
considerarsi ereditarie.
Proprio come i titoli nobiliari! E come fa a
riscuotere tutte le relative prebende?
È una cosa alquanto complessa. Ho un'amministrazione apposita che provvede
alla esazione e al rastrellamento di questi balzelli.
Certo è molto strano! Comunque, professore, visto
che lei è un così insigne luminare, un caposcuola, vorremmo approfittare per
chiederle qualche consiglio da dare ai medici, per esercitare la loro
professione.
Benissimo. Ricordiamoci innanzi tutto che quello che conta è la pratica, non
l'Università. Infatti tutto quello che un dottore non sa, l'ha evidentemente
imparato all'Università! Il medico non deve mai insultare il malato, non
deve mai prenderlo a schiaffi, non deve mai trattarlo rudemente, non deve
mai sputargli in faccia. Niente contumelie e maltrattamenti vari! Il malato
deve essere trattato, dopo tutto, come un essere umano... Il malato non è un
cane, non è un topo, non è una cavia. Il malato resta, in fondo a tutto, un
essere umano! Trattarlo in altro modo sarebbe immorale, profondamente
immorale.
(... continua)
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Il generale
Damigiani
(Mario Marenco) |
Pronto?! Sono il generale Damigiani!! Chi sei?
Sono...
Oh, caro Sgravagliotto!! Come sta tua moglie?
Bene, grazie.
Sono il generale Damigiani! Questo pomeriggio
alle quindici e quindici eravamo con Banza, Carnevali, Scarduffo e Bottino.
Dopo un attimo, ci hanno raggiunto Bogliaccino, Briosco e Marchiondi.
Ebbene, in attesa del rapporto, durante sei interminabili ore, io venivo
sbirciando alcuni dei presenti e notavo Piscopo e Bigogno che giocavano a
carte, mentre Mascherpa ed il caro Planelli si davano grandi pacche sulle
spalle e sulla schiena.
Benissimo. Prendiamo atto di
questo e la salutiamo...
Infermiere?! Guarda caso, il caro Briosco
veniva — in virtù del suo passato in cavalleria — percuotendosi nervosamente
col frustino i gambali. Mentre, appunto, si sbaticchiolava detto frustino
sui gambali, inavvertitamente, se lo dava... sui...
Sui...?
Sul... basso ventre! Immediatamente è piombato
sul pavimento, è diventato bianco come un cencio ed è rimasto fermo come un
cadavere!
Un incidente militare?!
Infermiere?! Non vorrei che il caro Briosco mi
crepasse qui nella Sala Convegno! Mandami subito un po' di insulina e di
streptomicina...
Ma no, generale! Basta
attendere qualche minuto e si riprende da solo.
Sai che fai, infermiere?! Vai un attimo dal
cuciniere e cerca di portare, oltre alla streptomicina, anche un po' di
brodo, così gli diamo una bella poppata al caro Briosco. D'accordo?
D'accordo.
Chi sei?! L'infermiere?!
Sì, sono l'infermiere!
(... continua)
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Vinicio
(Mario Marenco) |
Ragazzi, questa volta ho deciso di andare ad
infilare le corna all'Ambasciata Svedese, poi passerò a battere l'Istituto
Svedese di Cultura, l'Accademia Svedese, l'Accademia Americana, l'U.S.I.S. e
tutte quelle schifosate culturali che a me non dicono un bel niente. Lì,
ragazzi, gatta ci cova! C'è gente cretina che parla e degli ebeti che
ascoltano; parlano dell'inquinamento, della polluzione atmosferica e
dell'urbanistica. Mentre quelli blaterano, noi dobbiamo dare occhiate di
fianco, occhiate frontali per cercare d'infilare le mani sul più bello, lì
dove ci sta da infilare! Ci sono sempre tre o quattro donne che sono pronte
e non pensano ad altro che a quello... Capito?!
Dunque, ragazzi, vi dicevo, ho cominciato con l'Ambasciata
Svedese. Appena arrivato all'ingresso, ho incontrato subito un
femminone biondo di due metri, che non scherzava! Aveva il volto pieno di
lentiggini, capelli quasi bianchi, fantastica, enorme! Non era bella, però
era un bestione straripante, sembrava un giocatore di pallacanestro, aveva
una faccia da donna libidinosa: mi ha dato subito un'occhiata vogliosa e a
me, ragazzi, mi si sono piegate le gambe! Appena mi sono riavuto, sono
entrato nell'edificio e ho incontrato un altro femminone formidabile, alto
due metri, collo lungo e lattiginoso, curve misteriose, camicia mezza
sbottonata sul petto, i bottoni stavano lì lì per saltare, tanto questa
bellezza nordica era straripante! Dilagava!!! Respirava, piena di salute,
grassa e grossa! Dalle ascelle uscivano zampilli, perché, imponente come
era, moriva dal caldo! Bofonchiava, sospirava e mi lanciava occhiatacce
languide... Che bellezza sguaiata! Aveva una carnagione di pesca, un pezzo
d'angelo caduto dal cielo, con le nuvolette intorno...
Senza perdermi d'animo, le ho messo il naso vicino, ho cominciato ad
annusarla come un segugio e a mandarle grandi getti di alito caldo neolatino
dietro le orecchie e nella scollatura. Sembravo un bufalo, non ci vedevo
più! Lei si, faceva grandi risate e, in un italiano tutto sconclusionato, mi
faceva: « Io venire di Stoccolma. Tu quanto alto?». Figuratevi, chiedeva
quanto ero alto a me che per sembrare passabile vado in giro con le scarpe a
tacco alto e con i pantaloni lunghi e scampanati per nascondere il trucco!
Io, anche sulla spiaggia, vado in giro con i pantaloni, perché se me li
tolgo, mi devo levare anche i tacchi e torno così alla mia statura
originaria di nanerottolo trotterellante mediterraneo, con un busto quasi
normale e con due gambottine all'italiana! Le gambotte della nordica,
invece, erano gambe lunghe da vichinga, con una leggera peluria bionda...
Ragazzi, ad un certo punto mi sono sentito così entusiasta ed euforico con
questa qui, che mi sono scaraventato addosso urlando come un matto, pensando
di essere già a casa e mettendo le mani dove e come potevo! Purtroppo sono
stato immediatamente staccato dalla preda da un signore biondo, alto e
allampanato ...
(...)
Fate schifo ragazzi!! Ciao.
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Max
Vinella
(Giorgio Bracardi) |
DISGUSTOSO EPISODIO
D'INCIVILTÀ L'ALTRA SERA NEI SALONI DI PALAZZO SFORZESCHI PER IL GRAN BALLO
DELLA CROCE ROSSA
Ormai tutto era pronto. L'edizione 1974 del ballo della Croce Rossa sarebbe
stata quest'anno una tra le più sfarzose. Le cronache mondane ne avrebbero
parlato a lungo. La lista degli ospiti era piena di nomi altisonanti. Alle
22 iniziavano ad arrivare gl'invitati. Il capo cerimoniere, mentre entrano
gli ospiti, scandisce ad alta voce: Ministro dell'Agricoltura onorevole
Pensotti e consorte, Accademico di Francia professor Claude Boiseaux e
consorte, Premio Nobel professor Whitz Brumel e consorte, barone e baronessa
Randall, l'Infanta di Spagna Donna Francesca Mariposa De Catalogna Yemenez
del Torriente, Francois Arnoud Chateaubriand, Delfino di Francia ecc. ecc.
Poi improvvisamente: Porcacci Duilio e Porcacci Adalgisa. C'è un attimo di
sbandamento. Si ripetono i nomi: Porcacci Duilio, Porcacci Adalgisa. Si ode
un lungo ed insistente brusio. Accorre il capo cerimoniere. Sulla soglia i
Porcacci vengono squadrati dall'alto in basso dai presenti, inorriditi
soprattutto dalla minigonna di Porcacci Adalgisa. C'è un concitato dialogo
tra il capo cerimoniere ed i Porcacci. Non c'è niente da fare. L'invito è
autentico. Il capo cerimoniere deve introdurre i Porcacci, ai quali viene
assegnato il tavolo numero otto che comprende, tra gli altri, l'Ambasciatore
Pancal, l'Infanta di Spagna e il Delfino di Francia. Inizia la cena. Come
primo giunge una delicata minestra di tartaruga, che il Porcacci aspira d'un
colpo tenendo la testa sul piatto, chiedendone poi allo sbigottito cameriere
altre cinque scodelline, lamentandosi della scarsezza delle porzioni.
I rumori dei Porcacci producono molta irritazione. Il maître invita il
Porcacci a togliersi il cappello. Il Porcacci, rivolgendosi al Pancal e
alitandogli in viso, chiede: « Sor Ambasciatò, passame er pane ». Intanto
Sora Adalgisa mangia avidamente del paté de foie gras, con rumori scomposti,
intingendo senza posa e esclamando: « Ammazza quant'è bono! ».
Dà, poi, fastidio la scollatura di Porcacci Adalgisa ed il suo modo di
ridere sguaiato a bocca aperta. Il Porcacci chiede al Pancal chi è quella
mummia che siede di fronte a lui. Il Pancal replica, inorridito, che si
tratta dell'Infanta di Spagna discendente di Giovanni Senza Terra che
promulgò la Magna Charta. Il Porcacci replica che a lui non sembrava proprio
una Infanta, ma più che altro assomigliava alla fanta di coppe delle carte
da gioco e, in quanto alla carta, lui non se l'era mai «magnata» ma
l'aveva riservata per ben altri usi. L'Infanta ha un grido strozzato. Si
aprono le danze. I Porcacci, completamente ubriachi, si lanciano in uno
sguaiato tango, sgomitando i presenti. Passano poi a parodiare la corrida,
sghignazzando e sollevando lo sdegno dei presenti.
Porcacci Duilio fa il torero e Adalgisa il toro, mostrando — causa la
minigonna — le sue oscenità. La scena è disgustosa.
(...)
L'Infanta di Spagna è svenuta con un grido
strozzato. Ora i Porcacci ingaggiano con i presenti una furibonda
colluttazione. L'Infanta, rinvenuta, percuote Porcacci con un piumino.
Accorrono i C.C. che riescono a ridurre all'impotenza i Porcacci,
denunciandoli per: atti osceni in luogo pubblico (minigonna),
danneggiamenti, falsificazione di biglietti per pubblici intrattenimenti,
false dichiarazioni sulla identità o su generalità proprie, usurpazione di
titoli o di onori (Porcacci asseriva di essere conte di Biancamano),
disturbo delle occupazioni delle persone, disfattismo politico (aveva
minacciato l'ambasciatore), guerra civile (rissa), delitti concernenti il
duello (colluttazione), pubblicazione e spettacoli osceni (corrida), sfratto
aggravato. La Società Araldica ha inviato la propria vibrata protesta. L'A.G.
ha aperto un'inchiesta.
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Mortificazione la cartomante
(Franco Bracardi) |
Sono Mortificazione
la cartomante, quella che ve svela il presente, il futuro, il
passato, il trapassato, il futuro remoto e all'infinito senza stop; tutto
l'avvenire non con le chiacchiere de lingua, ma con fatti veri de grande
fluido magico.
Io sono la vera cartomante, quella che ve
svela il vero oroscopo, non sono una chiacchierona né una truffaldina : il
mio fluido magico ve penetra de chioppo nelle budella viscerose con effetto
de verità, come una cunila (coniglia) quando ha avuto la botta (colpita in
testa).
Ce lo so benissimo che le mie colleghe, se le
volemo chiamà tali, sono invidiose marce de me; loro sono le vere
truffaldine, vipere velenose, linguacciute, ruffiane; ve spillano i soldi
grossi senza decenza, inventando — con le loro chiacchiere — oroscopi de
truffa; ma io le combatterò, ste vecchie megere truffaldine. Tiè, tiè, tiè,
brutte ruffianacce invidiose, che le corna ve se possano infilà nei pori
della pelle, come aghi cinesi de tortura antica, tanto io nun me movo da
qua.
(... continua) |
Comandante
Raymundo Navarro |
(... disturbi di ricezione) Olè!
Bastardos, cornudos! Esto è el comandente Raymundo Navarro, no te siento ...
no te siento, Abla fuerte! Fuerte! No te siento! Aquì è el comandente
Raymundo Navarro, ocho anos che roteo roteo como ... asino vagabundo, como
disgrasiados, in esto trabiculo metalico, todo esto payses
internationalates, todo esto payses europeos che haben combinato esta
superior y monumental vacada! Esto es el primero experimento de colaboration
en volo in orbita international, europea, ... europea es international,
puerca vaca! Esto velivulo scasados y scardinados. No tiengo alimentos,
compriende! Manco na telefonada, estos cornudos! Chi haben combianto esto
mecanismos! Cornudos! Pieno de difietos mecanicos! Pieno de bucones esto
colabrodo. Cabrones!! (tutto il testo è in spagnolo maccheronico) |
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