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In ogni bettola
messicana
ballano tutti al suono dell’avaiana
Vien di lontano un canto così accorato
È il minatore bruno laggiù emigrato
La sua canzone è il canto di un
esiliato
Cielo di stelle, cielo
color del mare
Tu sei lo stesso cielo del mio casolare
Portami in sogno verso la patria mia
Portale un cuor che muore di nostalgia
Nella miniera è tutto
un baglior di fiamme
Piangono bimbi, spose, sorelle e mamme
Ma a un tratto il minatore dal volto bruno
Dice agli accorsi: se titubante è ognuno
Io solo andrò laggiù che non ho nessuno
E nella notte un grido
solleva i cuori
Mamme son salvi tornano i minatori
Manca soltanto quello dal volto bruno
Ma per salvare lui non c’è più nessuno
Va l'emigrante ogn'or
con la sua chimera
Lascia la vecchia terra, il suo casolare
E spesso la sua vita in una miniera
Cielo di stelle cielo
color del mare
Tu sei lo stesso cielo del mio casolare
Portami in sogno verso la patria mia
Portale un cuor che muore di nostalgia
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Un classico degli anni
'30, scritta da Bixio e Cherubini, interpretato da Luciano Tajoli, Claudio Villa e
molti altri, e ripreso recentemente anche da Gianmaria Testa nel suo album
"Da questa
parte del mare".
Il
brano (degli anni '30) è probabilmente ispirato alla grave tragedia nella
miniera di carbone della Fairmont CV Company di Monongah, in West Virgina (USA).
In questa città mineraria, nel 1907, una
esplosione innescò una reazione a catena agevolata anche dai vapori di carbone,
che si risolse in uno dei più gravi incidenti minerari di tutti i tempi.
Ufficialmente le vittime accertate furono 362, ma secondo successive ricerche
storiche dovrebbero essere rimasti uccisi nelle gallerie quasi 1000 minatori
(956, secondo questi studi). Come in molti altri luoghi di fatica degli Stati
Uniti, in vorticosa espansione economica ad inizio del secolo XX, buona parte
dei lavoratori erano italiani (nella foto, alcuni di essi). I morti
italiani accertati sono stati almeno 171, dei quali uno, di nome Giovanni
Colarusso, aveva solo 10 anni, e non era presente per qualche casualità o
errore, ma perché all'epoca in miniera e in altri lavori gravosi erano impiegati
anche i bambini. Praticamente tutti i minatori italiani venivano da regioni del
Sud, in maggior parte dalla Calabria, ma anche dagli Abruzzi e dal Molise. Per
questo probabilmente la canzone parla di un "minatore bruno", emigrato o
esiliato. Riguardo a quest'ultimo termine non è chiara la ispirazione,
teoricamente nessun italiano era costretto all'esilio all'epoca per motivi
politici, ma casomai all'emigrazione, per sfuggire alle ristrettezze economiche
dell'arretrata economia italiana.
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