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Intervista a Franco Capovilla - I Delfini

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Per gentile concessione di Alessio Marino della Beat Boutique 67, pubblichiamo un estratto della intervista rilasciata nel 2004 da Franco Capovilla, il chitarrista e il leader dei Delfini, per il libro "Beati voi - Interviste e riflessioni con i complessi degli anni 60" (Vol.1 - 2007). L'intervista completa e le foto, assieme a quelle di molti altri personaggi del mondo beat (Kings, Equipe 84, Camaleonti, Jaguars, New Dada, Moschettieri, Trip, Showmen, Califfi, Bounty Killers, Giganti, Uragani, Barrittas, Frenetici, Mnogaja Leta Quartet ...) è nel libro, reperibile esclusivamente contattando la Beat Boutique 67.
Franco Capovilla, protagonista di questa chiacchierata e della mai dimenticata scena beat italiana, ci ha lasciati prematuramente a febbraio del 2009.

 

AM: Contatto Franco nel maggio del 2004 attraverso il suo sito. Gentilmente mi risponde in breve tempo e mi concede un'intervista sulla storia dei Delfini, un complesso che ebbe una discreta fama negli anni 60 e che tutt'oggi sono ben ricordati. Franco continua a portare in giro un certo discorso musicale in tutta Italia e ha anche condotto (nel 2005) una trasmissione su una tv privata dedicata proprio al beat.

 

Padova fu, musicalmente, una città attivissima. Vorrei chiederti che ricordi hai della Padova dei primi anni 60, quando il fenomeno beat sbarcava timidamente in Italia con i primi 45 giri provenienti dall' Inghilterra e dall' America... immagino che i primi passi li avrai mossi provando con il primo complessino in una cantina e suonando nelle balere e nei locali della zona... Mi dici come sono nati i Delfini? Com'è nata l'idea per questo nome?

L'inizio fu nel 1960, cantavo rock 'n' roll e suonavamo Champs e Duane Eddy nelle feste studentesche.
Nel '61 presi Renzo, adatto a cantare Gaber, Celentano e Di Capri, mentre io facevo Elvis, Vincent, Cochran, Nelson e Shadows, sempre nelle feste del sabato e in concorsi che vincevamo sempre.
Nel '62 i locali da ballo a Padova con prima stagione estiva in dancing estivi, sabato e domenica.
Nel '63 arrivano Sergio e Mario per l'estate a Jesolo, 4 mesi tutte le sere! A fine '63 ci buttiamo sui Beatles e facciamo l'estate '64 a Jesolo, con stivaletti e capelli lunghi; partecipiamo al Cantaitalia e a fine '64 registriamo il disco!
Io fui il capostipite e arrivammo all'era beat dal rock 'n' roll, dalla passione e da una lunga gavetta che ci fece passare come un rullo compressore su chi suonava solo perché era di moda.

Il suono dei Delfini è a mio parere "fresco" e "genuino": le chitarre sono sempre pulite e mai aggressive, le voci e i cori sempre curati, la batteria molto ritmata... insomma, un "prodotto" curatissimo e di elevata qualità. Pochi fronzoli e ornamenti che ne appesantirebbero l'arrangiamento e una semplicità e schiettezza che vi contraddistingue. Mi sai dire a quale complesso vi siete più ispirati?

Il suono nasce da amplificatori Fender Super Reverb e Bassman, chitarre Fender, nel secondo album anche Gretsch e Rickenbaker, la batteria premier e poi Ludwig, il sax King.
Purtroppo nell' LP "Una serata al Piper" usammo amplificatori della "RCA" già regolati da loro, idem per le voci nella sala grande "RCA" col pubblico. Il nostro suono dal vivo era di gran lunga migliore!!! Lo stesso vale per i dischi: noi non eravamo presenti al missaggio e la voce era sempre alta per passare in radio! Avevamo solo 6 ore disponibili per registrare un LP e due ore per un singolo!!! Per quanto riguarda poi gli autori dei brani, non fare affidamento su quanto risulta nei dischi! Carmine (De Benedictis (a)) era un vero "casinaro"!
Ecco la verità (1):
Piangevo per te: Levi
Il mio dolore: testo mio
Credimi cara: Magri
Scende la sera: Castellani
Anche se lei: mia
Stasera sono solo: io e Magri
La preghiera: Levi
Signora: Gaber
Non piango mai: mia
Delfino time: Castellani
Quella dei sogni miei: Magri
Tu devi ritornare: testo mio
Non farmi ridere: Magri
Questa notte amore: Magri
I sogni son finiti: mia
Ricordi: Franchino
Tu tu ridi: mia
Ricordi amore: mia
Torna come prima: Magri
Scende la sera: Castellani
Domani penserai a me: Magri
La ballata del bambino grasso: Magri e io
Tu te ne vai : Magri
Dimmi tu: mia
Senza te: mia
Sono giù: mia

Mio grande amore: testo mio e Magri
Delfino time 2: Magri
C'è un posto migliore per noi: Bardotti
Fate come noi: Simonetti
Salve ragazzi: musica Magri e testo mio e di Magri.

Chiarisco che dall'idea originaria dell'autore del brano nascevano idee, arrangiamenti, cori e rime sui testi da parte di tutti i componenti, quindi su ogni brano c'era un lavoro di squadra!!!

Diventammo autori per esigenze discografiche perché registrare cover tipo "I Wanna Be Your Man" non rendeva nulla a Carmine come editore che aveva fondato la "Telemondo"! Fummo così privati del vantaggio di "coverizzare", come invece fecero altri gruppi di case importanti. Inoltre il più dei diritti andarono ai prestanome. Nel '64 su "Tuttamusica" apparve nella pagina centrale la foto dei 4 gruppi iniziatori del beat in Italia e cioè Fausto Leali e i Novelty, Equipe 84, the Rokes e i Delfini. (2)

Piper Club di Roma: so che siete stati fra i primissimi a entrare a far parte dei complessi in scaletta nelle varie serate. Ho letto vari articoli su questo leggendario locale, del suo fondale con opere di Andy Wharol, Mario Schifano ecc, le sue pedane, la sua "buca dell'eco" e un pubblico che perennemente affollava questo tempio del beat... aveva effettivamente qualcosa di "magico", era solo una novità o sono i ricordi di oggi a ingigantire e a rendere mitico questo locale? Hai dei ricordi particolari della serate al Piper?

Nel gennaio '65 o febbraio, non ricordo, girando per Roma di notte dopo la registrazione del secondo 45 giri, c'imbattemmo in un enorme manifesto dei Rokes ospiti al Piper. Andammo là dove i Rokes avevano già fatto l'ora centrale e ascoltammo a sorpresa l'Equipe 84 che vista l'ora tarda si dilungava su assoli a ripetizione di "Be bop a lula". Ci presentammo a Bornigia e Crocetta (b), l'Equipe 84 ci prestò gli strumenti ancora sudati, solidarietà beat di gruppi che non si erano mai incontrati, e suonammo di brutto "What I Say", "I Wanna Be Your Man" e forse "No Reply"! Uscimmo dal Piper col contratto per il mese successivo e fummo il gruppo con più presenze al Piper in assoluto. Bad Boys, Kim e The Cadillacs (3), Spencer Davis, Small Faces, Meteors, Lord Brummel, Johnny Kendall, ecc... suonavano sugli altri palchi.
Al Piper di Milano suonammo con Dave Anthony Kim, New dada, i Ragazzi dai capelli verdi. Al Piper di Viareggio con Thane Russel, Patty Pravo, Lord Sutch. Al Piper di Riccione con Lucio Dalla e Tony Sheridan. Al Titan di Roma con i Motowns.
Al Piper, per fedeltà a Carmine, perdemmo l'occasione che ci offrì Crocetta di produrci per la "Rca", cosa che fece dopo con Patty Pravo e Mal.

I Delfini sono stati un complesso beat ma non ho mai notato nei vostri testi nessun genere di riferimento ai problemi e all'ideologia di quella generazione. A parte forse "C'è un posto migliore per voi", "Sono giù" e "Salve Ragazzi" (che timidamente parlano di problemi a sfondo sociale e della gioventù del periodo, senza essere vere e proprie canzoni di protesta o di denuncia) il resto della vostra discografia si basa su canzoni d'amore e brani scanzonati ed allegri. Si tratta di una scelta vostra? Vorrei quindi sapere se eravate socialmente interessati a quello che accadeva in quegli anni (gli scontri fra i beat e la polizia nelle grandi città, gli scioperi e le manifestazioni contro la politica e la guerra... tutta quella ribellione che poi sfocerà nel caldissimo 1968). Molti vostri colleghi costruivano intere carriere cantando canzoni di protesta e poi magari non ne erano assolutamente interessati ed era una semplice trovata per avere un consenso maggiore fra i giovani. una maniera semplice per accattivarseli e far successo... quindi forse era più "onesto" un repertorio come il vostro...

Per noi il beat era una moda, venivamo dal liceo e non conoscevamo ancora gli scrittori beat, ne Hesse Marcuse ne altri che divennero popolari dopo. L'unica rivoluzione che applicammo fu quella sessuale, specialmente con le straniere che incontravamo al mare che non avevano tabù, mentre le italiane facevano le fidanzatine, indietro di qualche anno nella liberazione sessuale rispetto alle straniere.

Quindi "Stasera sono solo" e niente politica nei nostri brani a parte "Sono giù", con testo sì qualunquista ma sempre valido, che non passò in radio.
La nostra linea nei dischi era un po' "melodichetta", su consiglio di Carmine, per la radio. Dal vivo prediligevamo i Rolling Stones e molte inglesi ci dicevano che suonavamo anche i Beatles con la grinta dei Rolling Stones.

Guardando i vostri 45 giri salta subito all'occhio la copertina di "Fate come noi / Salve ragazzi". Non so se lo sai o se ci hai mai fatto caso ma è veramente simile alla copertina del celebre disco dei Rokes "Ma che freddo fa". Mi sai dire qualcosa a riguardo?

Per la copertina non sapevo dei Rokes, ma fu un'idea dello studio romano dei Flippers dove gravitava anche Dalla.

Siete stati descritti "rivali" dei vostri concittadini "Ragazzi dai capelli verdi" (ex "Ranger Sounds") quasi per emulare la storica rivalità fra Beatles e Rolling Stones. Che rapporto c'era fra di voi?

Coi Ranger Sounds nessuna rivalità, li presentammo noi a Carmine. Poi noi eravamo poco a Padova, sempre in giro a suonare.

Avete avuto l'onore di suonare all' Ed Sullivan Show, probabilmente un programma culto di quegli anni in America (ci passarono tutti i grandi del periodo)... ti ricordi qualcosa di quell'esperienza? Immagino che sia la partecipazione al programma che il viaggio in America avrà portato qualcosa di nuovo nel vostro bagaglio musicale. Ho letto a tal proposito sul tuo sito che fu dopo questo viaggio che entrò il sassofono nei vostri dischi...

Carmine veniva dai fotoromanzi e dal cinema, pochi mezzi ma abile a penetrare in radio e tv; anche con gli USA fece uno scambio con gli Happenings, lì al numero uno, che portò a San Remo e noi là, dove però l'unico a vendere dischi era e rimase Modugno.

Com'è avvenuto lo scioglimento del gruppo? Pensi che la fine del genere "beat" sia stato anche la fine del complesso?

Man mano che Carmine guadagnava con noi disperdeva tempo e denaro per ingrandirsi: edizioni musicali, catalogo con vari gruppi e cantanti che vendevano poco anche se bravi, acquisto di stabilimento per stampa di dischi. Spese enormi e investimenti sbagliati! Ecco come sul più bello Sergio pensò di tornare all'università e dopo Renzo, sposato con prole, tentò da solista. (4)
Io e Mario pieni di serate, perché i Delfini dal vivo erano sempre stati una garanzia, continuammo tenendo il nome con altri elementi di prim'ordine, attraversando il periodo r'n'b, psichedelico, rock blues e hard rock fino al '76. Arrivò la "dance", Mario lasciò e continuai fino al '92. L'inglese delle medie e del liceo mi fu utile per cantare innumerevoli "hits" nel corso degli anni, proponendo sempre però anche i nostri brani più noti.

So che adesso hai una solida attività dal vivo e hai partecipato a varie manifestazioni. Il tuo repertorio odierno offre brani dei Delfini o ti cimenti anche con altre canzoni di altri artisti?

Attualmente partecipo a manifestazioni sul beat anni 60, proponendo rock 'n' roll (50esimo anniversario quest'anno), beat inglese e brani dei Delfini.
Ciao. Franco.

Note di Alessio Marino

 

 

(1)

In alcuni casi Franco si riferisce solo al testo, visto che alcuni di questi brani sono italianizzazioni di successi stranieri (vedi elenco cover).

(2)

Il numero di Tuttamusica è il 13 del 1965.

(3)

I Renegades. Quel gruppo che cita Franco fu creato da Kim Brown dei Renegades (insieme a vecchi membri dei tedeschi Black Stars) a cavallo dei 70/80.

(4)

Renzo Levi Minzi registrò tre singoli sul finire degli anni 60. I Delfini conclusero l'avventura discografica nel 1968, fatta eccezione di un singolo molto "ballabile" del 1977.

Curiosità: il gruppo partecipa nel 1967 al Festival di Napoli (quell'anno vi presero parte anche i Balordi e i Jaguars). Non si sa per quale motivo il loro 45 giri con 2 brani in napoletano, registrati per l'occasione, sia oggi estremamente raro e (cosa strana) mai incluso in nessuna discografia (libri specializati e lo stesso sito di Franco) e che non siano mai stati ristampati in formato digitale, insieme a tutti i loro brani.

E concludo con un altra curiosità discografica, che da tempo crea confusione: nel 1970 esce in Italia un 45 giri a nome Delfini (Il mio concerto / Dolphin's time) ma trattasi di un gruppo francese. Anche il (bruttino) 45 giri "Quando tornerai" / "Nebbia" da molti non viene considerato come singolo del gruppo (tanto da non essere stato ristampato su supporto digitale) ma è sempre un disco dei nostri, seppur con differente formazione.

Per inquadrare al meglio i Delfini e il fenomeno beat nel periodo raccontato da Capovilla nell'intervista, Alessio ha preparato anche una completissima scheda su Padova Beat.

 

Altre Note di AMT

 

 

(a)

Carmine De Benedictis era un noto produttore discografico, fondatore e proprietario della etichetta romana CDB (dalle sue iniziali), che ha avuto un ruolo importante nel periodo di massimo sviluppo del genere beat, avendo sotto contratto un buon numero di complessi italiani (Jaguars, Ragazzi dai capelli verdi, Rokketti e altri). Dalla intervista, così come da quella di Silvio Settimi dei Jaguars, si intuisce il ruolo molto attivo del produttore, non solo nella promozione, ma anche sulle scelte musicali dei complessi sotto contratto.

(b)

La serata inaugurale del Piper Club si è tenuta, come noto, il 17 febbraio del 1965, quindi Franco Capovilla avrà visto il mitico manifesto annuncio nel febbraio di quell'anno. Giancarlo Bornigia e Alberico Crocetta erano i fondatori dello storico locale, cruciale nella vicenda del beat italiano (e non solo), la cui storia si può leggere qui.

Le altre interviste:
Roberto Guscelli (I Satelliti)
Ferry Sansoni (I New Dada)
Santino Martoscia (I Generali)
Ghigo Agosti (Ghigo e i Goghi, Ghigo e gli Arrabbiati ...)
Gino Verduci (I Daini)
Silvio Settimi (I Jaguars)

 

© Musica & Memoria Dicembre 2007 / Intervista di Alessio Marino / Riproduzione non consentita

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