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Josephine Baker - Monografia

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Un personaggio multiforme / Adottata da Parigi ed oggetto del desiderio / La sua storia / Dalla parte della Francia e della libertà nel momento più difficile / A guerra finita c'è ancora molto da fare / Una vera amica si vede nei momenti difficili / Mariti e amori / La Rentrée

Le altre monografie: Billy Eckstine / Billie Holiday / Paul Robeson / Earl Coleman / Herb Jeffries / Johnny Hartman / Russ Columbo / Arthur Prysock / Sammy Davis Jr. / Sarah Vaughan / Yves Montand / Gilbert Bécaud / Marlene Dietrich

 

Un personaggio multiforme

 

Sono passati quarant'uno anni da quando ci ha lasciati, Freda Josephine McDonald Baker (St.Louis, 3 giugno 1906 – Parigi, 12 aprile 1975), eppure “è rimasta intrappolata - ricordava tempo fa Luigi Troiani su “La Voce di New York” - in un'immagine che non le rende merito”, ossia di Venere Nera tutta curve che, da indiavolata, balla dentro un gonnellino fatto di banane, mandando in bambola il pubblico non solo maschile di mezzo mondo, in particolar modo quello parigino, dove debuttò nel 1925 e vi si sarebbe stabilita, prendendovi la cittadinanza. “In bambola”, non per modo dire, se oltre un migliaio di benestanti e ricchi, tra borghesi, professionisti e aristocratici le chiesero (inutilmente) la mano e uno, ottenuto un netto rifiuto, si sparò, pare di fronte a lei. Altri si sfidarono a duello in difesa del suo onore. Altri tempi, altra tempra. O tempora o mores...

 

Adottata da Parigi ed oggetto del desiderio

 

E non stiamo parlando di uno sperduto paese di provincia, ma di Parigi, un mondo più che abituato alle belle donne – si pensi alla mitica Mistinguett, che nel 1919 assicurò le proprie splendide gambe per mezzo milione di franchi.
Evidentemente, non era solo la formidabile carica di erotismo, mista a un atteggiamento sbarazzino e ingenuo, e la bellezza statuaria a far perdere la bussola. C'era del talento. Come danzatrice, certo (tra l'altro, in repertorio aveva il charleston, al tempo sconosciuto in Europa). Ma anche come cantante, con un repertorio particolarissimo, di musiche dal forte sapore africaneggiante e afroamericano, a metà strada tra il folKlore e il jazz. Anzi, si può liberamente affermare che fu proprio lei a portare a conoscenza della platea parigina e francese le melodie e i ritmi africani.

 

La sua storia

 

Se n'era venuta in Europa minorenne, con la troupe della “Revue Negre”, nella quale era entrata a far parte dopo soli due anni di esperienza a Broadway.
A Parigi si esibisce principalmente alle Folies Bergere. Sin da subito, o quasi, comincia anche a incidere dischi. Nel 1930, il più acclamato autore di canzoni, operette e colonne sonore, Vincent Scotto, le cuce addosso – e produce - “J'ai deux amours”: il successo è immediato, come lo sono stati i quattro film girati dal 1927. Bisogna, però, aspettare l'avvento del sonoro, per la consacrazione in piena regola: ed ecco nel 1930 “Le pompier des Folies Bergeres”. Comunque, la Baker attrice si rivela appena sotto la guida di Marc Allegret, in “Zou Zou” del 1934. Una bella prova la darà pure l'anno dopo ne “La principessa Tam Tam” di Edmond Greville.
Ma il cinema più di tanto non l'attira. E' il palcoscenico, il suo regno, il contatto con il pubblico. Ovviamente, con gli anni il canto prende il sopravvento. Sono spettacoli sontuosi, eleganti. Che, tuttavia, nel corso della tournée americana del 1936 non “bucheranno”: troppo diversi dal musical di Broadway. E poi, lei è pur sempre una “nigger” di St. Louis, oltre tutto parla e canta con accento francese, e poi – via! - cos'è sta storia delle sue frequentazioni e amicizie con gente tipo Picasso, Hamingway, Christian Dior, certa intellettualità francese...

 

Dalla parte della Francia e della libertà nel momento più difficile

 

Allo scoppio della guerra, Josephine è cittadina francese. Si tiene lontano da Parigi, caduta in mano ai nazisti che naturalmente non ama. Ama invece la Francia (“La Francia mi ha dato il cuore, io come minimo le devo la vita”) che l'aveva accolta senza dar peso al colore della pelle, colore che al contrario tutte le volte che torna in America, amaramente deve constatare che è disprezzato né più né meno di quando da ragazzina per campare faceva la servetta in qualche agiata famiglia bianca.

Si sente, dunque, in debito con la patria elettiva. Si mette al servizio della Resistence, cosicché nel corso dei continui tour di città in città, in Europa come nel Nord Africa, nascosti tra gli spartiti e i costumi di scena di Poirot e Berto, porta e trasmette messaggi in codice per gli Alleati. L'impegno sarà di tale importanza per il movimento “Libera Francia” di Charles de Gaulle, che alla fine della guerra il Generale le conferirà la Croce di Guerra, la Medaglia della Resistenza; e diverrà Cavaliere della Legione D'Onore.

 

A guerra finita c'è ancora molto da fare

 

Tornata la pace, Josephine Baker riprende la sua attività regolare. Sposa il musicista con cui lavora, Jo Bouillon, noto per avere diretto le orchestre che accompagnarono Mistinguett e Maurice Chevalier, ma a questo punto subentrano anche altri interessi, per esempio l'impegno sul fronte umanitario, quello della lotta per i diritti civili degli afroamericani, sicché in seguito diventerà amica e sostenitrice del reverendo Martin Luther King. Inoltre, forte della propria notorietà vuole mandare un robusto segnale di amore, pace e fratellanza e adotta ben dodici bambini di differenti nazionalità e “razze” e provenienti dai cinque continenti.

Tutto ciò ha un costo e le casse, aiuta a destra, offri a manca, si svuotano. La Baker resta senza il becco di un quattrino. Non è più in grado di mantenere il castello acquistato in Dordogna con Jo, dal quale nella seconda metà dei Cinquanta si era separata (ma il divorzio avverrà nel 1961). Tempi duri, si prospettano. Evidentemente, però, il tanto bene fatto... da una qualche parte deve pur avere un ritorno: infatti, le viene incontro l'amica americana, ex attrice, ora Principessa Ranieri di Monaco, che le mette a disposizione una villa in Costa Azzurra.

 

Una vera amica si vede nei momenti difficili

 

Si erano conosciute in un modo molto singolare. Era il 1951, Grace Kelly non è ancora... Grace Kelly, si sta appena arrampicando nel mondo del cinema (è nel 1952 che “nasce” la diva, con “Mezzogiorno di fuoco”, accanto a Gary Cooper). In compenso, è la figlia di John Brendon Kelly Senior, incontrastato “re del pomodoro”, ultramilionario. Entrambe, vuole il caso, si trovano in uno dei locali più chic di Manhattan, lo Stork Club. Josephine, che tutti gli astanti – gente dello show-business – conoscono, dopo un'ora che aspetta di essere servita perde la pazienza e protesta: è evidente che il comportamento del personale è dovuto a razzismo, più che sopportato, propugnato dal famoso proprietario del club, Sherman Billingsley; il quale “tomo tomo, cacchio cacchio” – alla Totò – dice alla “negra” di starsene buonina ad aspettare il suo turno, quando e se arriverà. Da un tavolo vicino una bella bionda ventiduenne, che ha seguito la scena, si avventa a male parole sul cafone, prende sottobraccio Josephine, che conosce solo di fama, e se ne escono, aggiungendo che non metterà mai più piede nel locale. Nasce così un'amicizia che durerà fino alla morte della Baker. Mi corre l'obbligo di aggiungere che se è vero che Grace Kelly, una volta diventata... Grace Kelly, cioé la star Premio Oscar, non tornerà più allo Stork, è anche vero che ci andò invece come "Grace di Monaco" col marito, Principe Ranieri. Con grande scorno del Billynsgley, costretto a inchini, baciamano, sdilinquimenti... tra l'altro, all'indomani dell'incidente di quell'ottobre del 1951, per alcuni giorni davanti allo Stork si tennero manifestazioni di aderenti alle associazioni afroamericane con tanto di cartelli in cui si accusava il proprietario di essere razzista.

 

Mariti e amori

 

Torniamo a Josephine Baker. A proposito, il vero cognome di Freda Josephine e' McDonald: Baker e' quello del secondo marito, William Howard, con cui fu sposata dal 1921 al 1925. Il primo – al quale si era unita a 13 anni (!) divorziando l'anno dopo - si chiamava William Wells. Ne avrà un terzo, dal 1937 al 1940: Jean Lion, industriale dello zucchero, grazie a cui ottiene la cittadinanza francese. Del quarto, il Bouillon, abbiamo già detto. In tema di unioni, non va dimenticata quella, durata dieci anni, tra il 1926 e il 1936, con Giuseppe Pepito Amatino, di origine siciliana, un maneggione che però si rivelò ottimo impresario e mentore, tant'è che proprio nel decennio della loro relazione Josephine raggiunse la fama internazionale.

 

La Rentrée

 

L'intervento di Grace di Monaco. Oltre a tirare fuori dai guai finanziari l'amica, le fa da madrina in alcuni spettacoli di beneficienza, il che fa riaccendere i riflettori su Josephine. Non che nel frattempo se ne sia stata con le mani in mano, ma l'interesse era abbastanza scemato. E poi di “attrazioni”, Parigi e il mondo sono piene ...
Insomma, la Venere Nera degli anni Venti e Trenta torna ad essere richiesta, e non solo in Francia. I Settanta dunque sono gli anni della rinascita. Ma non durano molto. Josephine Baker, non essendosi mai risparmiata – e i fronti su cui ha operato sono stati tanti e logoranti fisicamente e psicologicamente – muore per emorragia cerebrale la mattina del 12 aprile del 1975, a poche ore dall'ultima esibizione.

Il funerale, con gli onori militari, si terrà a Parigi, ma riposerà al cimitero del Principato di Monaco. Dei riconoscimenti ottenuti dalla Francia per la sua attività nel corso della Seconda Guerra Mondiale, abbiamo detto. Ma ricevette innumerevoli premi anche come attivista antirazzista e, in Italia, per il suo impegno di madre e di sostenitrice della cultura a favore dell'adozione.

 

Note

 

Le immagini (dall'alto): Tre immagini di Josephine Baker in abiti di scena nei primi anni in Francia / Tre immagini dello stesso periodo in abiti normali / Cinque immagini di Josephine nei suoi spettacoli degli anni '20 e '30 / Negli anni della guerra e subito dopo / Con i suoi 9 e po 12 figli in tre immagini in diversi contesti / Negli anni della rentree e per concludere una immagine in completo elegante negli anni d'oro.

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© Sandro Damiani per Musica & Memoria - Marzo 2016 / Riproduzione anche parziale della monografia non consentita

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