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 Sanremo e il Beat

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Che effetti ha avuto sul principale evento della canzone italiana, quindi sul mondo ufficiale della musica in Italia, l'ondata beat che ha coinvolto decine di migliaia di giovani (come componenti dei complessi) e milioni di altri come ascoltatori? Lo spazio concesso è stato ben poco, e l'accoglienza da parte dell'establishment musicale molto trattenuta.

1965 / 1966 / 1967 / 1968

 

Il festival del 1965

 

Nel 1965 proprio nulla dal mondo esterno, che pure si stava già muovendo, almeno al di fuori del nostro paese (in Gran Bretagna, soprattutto), arrivava nel Festival. D'altra parte il Festival si tiene ad inizio anno e solo durante quello stesso anno, a partire dall'apertura del Piper Club nello stesso mese di febbraio, sarebbe iniziata la affermazione di massa del beat nel nostro paese. I soli gruppi in gara non erano certo beat o moderni, erano Les Surfs, un gruppo francese - malgascio, e i New Christy Minstrels, dove militava un giovane e non ancora protestatario Barry McGuire, che arrivarono anche alla vittoria in coppia con Bobby Solo (Se piangi, se ridi, solito risarcimento sanremese per la mancata vittoria dell'anno prima con "Una lacrima sul viso"). Unico riflesso esterno, ma piuttosto imbarazzante, la partecipazione della grande cantante inglese Dusty Springfield, con due canzoni in gara, ma entrambe eliminate ...

 

Il festival del 1966

 

Nel 1966 il fenomeno beat non si poteva proprio ignorare e alcuni complessi arrivarono sul palco del Festival, condotto come sempre da Mike Bongiorno. Non raccolsero un grande successo, erano:

I Ribelli in coppia ancora con i New Christy Minstrels, e alle prese con una canzone decisamente non beat (e non niente), che comunque arriverà in finale, ma lasciando ben poche tracce; il gruppo milanese, ancora in periodo Clan e senza Demetrio Stratos, si presentò sul palco con capelli lunghissimi (una specie di piccola provocazione) ma durante la esecuzione si tolsero le parrucche restando con i loro capelli appena appena lunghi, rassicurando così la platea televisiva e le giurie. Erano bravi ragazzi, anche se un po' scapestrati come tutti i giovani ...

L'Equipe 84 e i Renegades, in coppia con Un giorno tu mi cercherai. La canzone era un valido soft-beat ed ebbe anche un discreto riscontro di vendite. Ma non venne apprezzata molto dalle giurie, venne eliminata e, se non andiamo errati, anche con il punteggio più basso tra tutte.

Gli Yardbirds, il già piuttosto noto gruppo inglese di Jeff Beck e Keith Relf (e nel quale avrebbero iniziato in seguito la carriera anche Eric Clapton e Jimmy Page), coinvolto per ignoti motivi nel Festival con due canzoni, la inclassificabile Paff ... bum in coppia con Lucio Dalla prima maniera, e una canzone melodica decisamente incongrua, "Questa volta", in coppia con Bobby Solo. Entrambe eliminate, ed è difficile in questo caso criticare eccessivamente le giurie.

In qualche modo il nascente genere beat riuscì comunque a penetrare anche l'impermeabile mondo della canzone italiana e del suo festival, nonostante la rituale vittoria di un brano non memorabile (forse il suo più brutto in assoluto) del grande Modugno (Dio, come ti amo, in coppia con la Cinquetti) piazzando proprio i due brani di maggiore successo e più ricordati negli anni a venire: Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli (che arrivò addirittura al secondo posto, grazie anche alla trascinante interpretazione della cantante di Modena) e Il ragazzo della Via Gluck di Adriano Celentano, eliminato da giurie decisamente incapaci di comprendere che stavano ascoltando un classico senza tempo.

Scorrendo le canzoni finaliste non si può non pensare alla noia che doveva pervadere la serata finale; a parte la Caselli, gli unici momenti di respiro, con il senno di poi, dovrebbero essere stati regalati da Sergio Endrigo (Adesso sì, una sua bella canzone, sempre su un amore sfortunato, naturalmente) e da Françoise Hardy con un un buon brano di Edoardo Vianello, da lei, come al solito elegantissima, molto ben interpretato, Parlami di te. Il brano più valido di questa edizione di Sanremo. Si può anche trovare con un po' di buona volontà su YouTube.

Festival di Sanremo - 1966 - Canzoni in finale

  1. Dio come ti amo (Domenico Modugno) Domenico Modugno – Gigliola Cinquetti
  2. Nessuno mi può giudicare (Daniele Pace, Mario Panzeri, Luciano Beretta e Miki Del Prete) Caterina Caselli – Gene Pitney
  3. In un fiore (Carlo Donida - Mogol) Wilma Goich – Les Surfs
  4. Una casa in cima al mondo (Pino Donaggio e Vito Pallavicini) Pino Donaggio – Claudio Villa
  5. Una rosa da Vienna (Guarnieri - Lauzi) Anna Identici – New Christy Minstrels
  6. Io ti darò di più (Remigi - Alberto Testa) Orietta Berti – Ornella Vanoni
  7. Mai mai mai Valentina (Giancarlo Colonnello - Alberto Testa) Giorgio Gaber – Pat Boone
  8. Adesso sì (Sergio Endrigo) Sergio Endrigo – Chad and Jeremy
  9. Nessuno di voi (Kramer - Pallavicini) Milva – Richard Anthony
  10. Se tu non fossi qui (Carlo Alberto Rossi - Marisa Terzi) Peppino Gagliardi – Pat Boone
  11. Così come viene (Leoni - Pallavicini) Remo Germani – Les Surfs
  12. La notte dell'addio (Diviero - Testa) Iva Zanicchi – Vic Dana
  13. A la buena de Dios (Malgoni - Pallesi) Ribelli – New Christy Minstrels
  14. Parlami di te (Vianello - Pallavicini) Edoardo Vianello – Françoise Hardy

Festival di Sanremo - 1966 - Canzoni eliminate

Dipendesse da me (testo di Vito Pallavicini; musica di Iller Pattaccini) Luciana Turina – Gino
Il ragazzo della via Gluck (Testo di Luciano Beretta e Miki Del Prete; musica di Adriano Celentano) Adriano Celentano – Trio del Clan
Io non posso crederti (Marchetti  -  Sanjust) Franco Tozzi – Bobby Vinton
Io ti amo (Fallabrino - Maggi) Anna Marchetti – Plinio Maggi
La carta vincente (testo e musica di Gino Paoli) Gino Paoli – Ricardo
Lei mi aspetta (testo di Vito Pallavicini; musica di Alberto Baldan Bembo) Nicola Di Bari – Gene Pitney
Pafff... bum (Reverberi - Bardotti) Lucio Dalla – The Yardbirds
Per questo voglio te (testo di Mogol, musica di Mansueto Deponti) Giuseppe Di Stefano – P. J. Pro
Quando vado sulla riva (Maresca - Pagano) Luciano Tomei – Los Paraguayos
Questa volta (testo di Mogol; musica di Roberto Satti) Bobby Solo – The Yardbirds
Se questo ballo non finisse mai (testo di Vito Pallavicini; musica di Gino Mescoli) John Foster – Paola Bertoni
Un giorno tu mi cercherai (testo di Pantros, musica di Franco Campanino) Equipe 84 – The Renegades

 

Il festival del 1967

 

Arrivati al 1967 anche la musica italiana non poteva più ignorare il beat, dopo un anno nel quale questo genere aveva trainato tutta la musica popolare, con la esplosione dei complessi al Cantagiro in estate, e i grandi successi dei Rokes (Che colpa abbiamo noi), della Equipe 84 (Io ho in mente te, Bang bang) e un po' di tutti gli altri.

Ma, a conti fatti, su 30 canzoni, solo cinque erano riconducibili in qualche modo al genere beat, e interpretati da personaggi della nuova musica. Solo due complessi sono riusciti a raggiungere la finale: i Giganti, addirittura al 2° posto con un brano di protesta abbastanza efficace, ma molto melodico e non certo di difficile digestione per il pubblico e per le giurie di Sanremo (Proposta) e i Rokes con un buon brano beat, ovviamente originale, proposto in coppia con Lucio Dalla (Bisogna saper perdere).

Volendo esagerare si potrebbe associare al beat anche il 14° posto di Gianni Pettenati, che in fondo aveva iniziato con il suo gruppo beat (gli Juniors) ed aveva avuto successo con il brano, poi diventato "eterno" Bandiera gialla (cover "adulterata" di The Pied Piper) omaggio alla celebre trasmissione radio di Arbore e Boncompagni. Ma il suo brano "La rivoluzione" era veramente imbarazzante ("... e basteranno pochi anni, oppure poche ore, per fare un mondo migliore ...") e ci rifiutiamo di riferirlo al beat, se non come velleitaria intenzione. Anche se il testo era di Mogol, ma la cosa non è molto significativa: le canzoni dell'epoca le scriveva quasi tutte lui(almeno così pare) belle o brutte che fossero.

Tra gli eliminati il portabandiera della "linea verde" ed ex front-man dei Camaleonti, il compianto Riki Maiocchi, in coppia nientemeno che con Marianne Faithfull, con un brano niente male (C'è chi spera) che avrà anche un qualche riscontro di vendite (non eclatante) e Caterina Caselli, nonostante il successo dell'anno prima, nonostante la sfilza di dischi di successo di tutto il 1966, nonostante fosse in coppia niente di meno che con Sonny & Cher. Colpa probabilmente della canzone "di protesta" Il cammino di ogni speranza di Umberto Napolitano che presentava, molto ritmata e di non facile assimilazione immediata (e anche non del tutto riuscita, a nostro avviso).

Scendendo ancora si trova uno dei due complessi stranieri in gara, e non era un gruppo di secondo piano. Erano gli Hollies, il primo gruppo di Graham Nash (che quindi ha calcato anche lui il palco di Sanremo), piuttosto noti in UK come gruppo soft-beat. In coppia con Mino Reitano, che in fondo aveva anche lui trascorsi rock & beat, ma ignoti in Italia, la loro affermazione era già assai ardua, ma poi si aggiungeva la canzone, sempre nel genere "linea verde" ma super morbida, un brano da dimenticare dal titolo "Non prego per me", che era scritto da ... Mogol e Battisti (non tutte le ciambelle riescono col buco ...).

Ancora da citare l'ultimo posto per l'altro complesso straniero, un gruppo spagnolo che aveva sbancato le classifiche di tutto il mondo l'anno prima con il tormentone Black Is Black, in coppia con Milva, che non aveva certo all'epoca una immagine beat, e alle prese con un tipico brano italiano da Festival, sono arrivati e subito usciti.

C'era un altro cantante presente al Festival associabile al genere beat. Era Luigi Tenco, il cui nome rimarrà legato a questo evento per il suo drammatico suicidio. Tenco era già attivo da anni in quella che oggi chiameremmo "musica alternativa" ed era autore di brani di protesta e allineati ai nuovi stili, che erano arrivati ai giovani, come E se ci diranno. Il brano scelto per Sanremo, la celebre e sfortunata Ciao amore ciao era però piuttosto tradizionale e non memorabile, e difficilmente avrebbe potuto avere un interesse per i giovani, se non ci fosse stata la eco della drammatica fine dell'autore. Anche la "partnership" con Dalida non aiutava in questo senso. Grande cantante, ma all'epoca era vista come "for adults only" indipendentemente dai suoi sforzi di aggiornamento.

E il vincitore nell'anno del beat? Claudio Villa (che doveva essere risarcito per l'anno prima, secondo molti tradizionalisti la sua canzone era meglio di quella di Modugno) con Iva Zanicchi. Modugno che peraltro finiva nella polvere, eliminato al primo colpo, e farà fatica per rientrare nel gradimento del pubblico dopo questa imprevista botta. Per il resto la noia aleggiava, con qualche altro raro momento di respiro, rappresentato solo da Pietre, che sarà pure stata una cover "coperta" (leggi qui) ma era molto godibile, e da Cuore matto, l'efficace brano di Little Tony diventato poi un piccolo classico (e il principale successo di vendita tra tutti i brani presentati), oltre che dal brano super-melodico, ma assai bello (un classico della canzone italiana), L'immensità di Don Backy.
Anche quest'anno in finale un disimpegnato Giorgio Gaber nel ruolo a lui cucito addosso negli anni '60 di cantante "ironico e spiritoso".

Festival di Sanremo - 1967 - Canzoni in finale

  1. Non pensare a me (Alberto Testa e Eros Sciorilli) Claudio Villa – Iva Zanicchi
  2. Quando dico che ti amo (Alberto Testa e Tony Renis) Annarita Spinaci – Les Surfs
  3. Proposta (Albula e Giordano Bruno Martelli) I Giganti – The Bachelors
  4. La musica è finita (Nisa - Franco Califano - Umberto Bindi) Ornella Vanoni – Mario Guarnera
  5. Io tu e le rose (Daniele Pace - Mario Panzeri - Mario Giacomo Gili - Luigi Barazzetti) Orietta Berti – Les Compagnons de la Chanson
  6. Bisogna saper perdere (Giuseppe Cassia - Ruggero Cini) Lucio Dalla – The Rokes
  7. Dove credi di andare (Sergio Endrigo) Sergio Endrigo – Memo Remigi
  8. Pietre (Pieretti - Ricky Gianco) Gian Pieretti – Antoine
  9. L'immensità (Aldo Caponi  -  Mogol  -  Detto Mariano) Johnny Dorelli – Don Backy
  10. Cuore matto (Armando Ambrosino - Totò Savio) Little Tony – Mario Zelinotti
  11. Io per amore (Donaggio - Vito Pallavicini) Pino Donaggio – Carmen Villani
  12. Per vedere quant'è grande il mondo (Mogol - Carlo Donida) Wilma Goich – The Bachelors
  13. E allora dai (Giorgio Gaber) Giorgio Gaber – Remo Germani
  14. La rivoluzione (Mogol - Roberto Soffici) Gianni Pettenati – Gene Pitney

Festival di Sanremo - 1967 - Canzoni eliminate

Canta ragazzina (Prog - Iller Pattacini - Carlo Donida) Bobby Solo – Connie Francis
C'è chi spera (Mario Panzeri - Daniele Pace - Giancarlo Colonnello) Riki Maiocchi – Marianne Faithfull
Ciao amore ciao (Luigi Tenco) Luigi Tenco – Dalida
Dedicato all'amore (Testa - Daniele Pace - Dunnio) Peppino Di Capri – Dionne Warwick
Devi aver fiducia in me (Francesco Specchia - Renato Martini) Roberta Amadei – Carmelo Pagano
È più forte di me (Del Monaco - Enrico Polito) Tony Del Monaco – Betty Curtis
Gi (Pallavicini - Antonio Amurri - Bongusto) Fred Bongusto – Anna German
Guardati alle spalle (Luciano Beretta - Pace) Nicola Di Bari – Gene Pitney
Il cammino di ogni speranza (Umberto Napolitano) Caterina Caselli – Sonny e Cher
Ma piano (per non svegliarmi) (Gianni Meccia) Nico Fidenco – Cher
Nasce una vita (Sergio Bardotti - Fontana) Jimmy Fontana – Edoardo Vianello
Non prego per me (Mogol - Battisti) Mino Reitano – The Hollies
Quando vedrò (Terzi -  Carlo Alberto Rossi) Los Marcellos Ferial – The Happenings
Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore (Pallavicini - Modugno) Domenico Modugno – Gidiuli
Una ragazza (Pallavicini - Bruno Pallesi - Malgoni) Donatella Moretti – Bobby Goldsboro
Uno come noi (Umberto Martucci - Giorgio Bertero - Marino Marini) Milva – Los Bravos

 

Il festival del 1968

 

Ormai il fenomeno beat è finito, ma il '68 non è ancora iniziato (siamo ai primi di febbraio ... mancano ancora 25 giorni) nella musica domina caso mai il rhythm & blues, al quale anche i Beatles hanno reso omaggio con Sgt. Pepper l'anno prima.
Al festival la presenza del beat è quindi ormai istituzionale ma marginale, e i complessi presenti si limitano a due, i Giganti, reduci dal successo dell'anno prima e ancora in finale, ma in realtà nel ruolo di spalla dell'astro nascente Massimo Ranieri, e i Rokes, invece eliminati con un brano presto dimenticato (Le opere di Bartolomeo) che trascina giù anche l'unico complesso straniero presente, i Cowsills.

In questa edizione le canzoni eliminate erano solo dieci su 24, ma nonostante questo una certa aria di novità doveva spirare anche a Sanremo, perché in quest'anno cadevano parecchi campioni della canzone italiana, da Modugno (per il secondo anno consecutivo, in coppia con Tony Renis e con un brano non suo, ma dello stesso Renis, e dall'ambiguo significato: Il posto mio, quello dell'uomo scendiletto), alla Zanicchi che aveva vinto l'anno prima, ad Orietta Berti (ultima), a insigni ospiti stranieri come Eartha Kitt (nientemeno) e Shirley Bassey (con un brano della linea dell'ovvio: La vita) a Nino Ferrer, che non la prese affatto bene, ma aveva un brano veramente scarso, a Paul Anka, ad una cantante allora certo non famosa, la futura Giuni Russo (Giusy Romeo).

In finale invece Dionne Warwick, purtroppo non con una canzone del suo autore principale, Burt Bacharach, d'altra parte era il festival della canzone italiana, ma negli anni successivi la sua canzone, La voce del silenzio, ultima tra le finaliste, e tutt'altro che semplice da cantare, diventerà un classico nella magistrale interpretazione di Mina, prova provata delle sue eccezionali capacità di cantante (da cercare e ascoltare assolutamente su YouTube). Seguiva poi la "sudista" Bobbie Gentry reduce dal successo planetario di Billie Joe, e un anziano e malandato Louis Armstrong, trascinato non si sa perché in questa imbarazzante performance italiana. Le canzoni valide e che si ricordano per una volta sono le prime tre (e solo le prime tre) con in evidenza Don Backy come autore in stato di grazia (Casa bianca e Canzone) e Sergio Endrigo finalmente vincitore con un suo classico, Canzone per te. Tra gli autori si notano Franco Bracardi prima di Alto gradimento e Roberto Vecchioni nella sua prima fase di autore "professionista").
Per il rhythm & blues solo una presenza (ma d'altra parte era pur sempre il festival della canzone italiana) con Wilson Pickett in persona, che portava a casa comunque un buon successo con il brano d'occasione Deborah (che ha lanciato questo esotico nome con l'acca nelle famiglie italiane). In coppia ovviamente con il più credibile esponente del R&B italiano: Fausto Leali.
Non c'è partita invece per la canzone peggiore, che è sicuramente La tramontana di Pace e Panzeri, portata comunque al successo da un Antoine sempre più disincantato ("... da quando Eva mangiò la mela ha combinato dei grossi guai ..." ma non l'aveva mangiata Adamo?).

Festival di Sanremo - 1968 - Canzoni in finale

  1. Canzone per te (Sergio Bardotti e Sergio Endrigo) Sergio Endrigo – Roberto Carlos
  2. Casa bianca (Don Backy e Eligio La Valle) Ornella Vanoni – Marisa Sannia
  3. Canzone (Don Backy e Detto Mariano) Adriano Celentano – Milva
  4. Deborah (Vito Pallavicini e Giorgio Conte) Fausto Leali – Wilson Pickett
  5. La tramontana (Daniele Pace e Mario Panzeri) Antoine – Gianni Pettenati
  6. Quando m'innamoro (Daniele Pace, Mario Panzeri e Roberto Livraghi) Anna Identici – The Sandpipers
  7. Da bambino (Pradella e Renato Angiolini) Massimo Ranieri – Giganti
  8. Sera (Roberto Vecchioni e Andrea Lo Vecchio) Gigliola Cinquetti – Giuliana Valci
  9. La siepe (Vito Pallavicini e Pino Massara) Al Bano – Bobbie Gentry
  10. Un uomo piange solo per amore (Maria Gioconda Gaspari e Marcello Marrocchi) Little Tony – Mario Guarnera
  11. Gli occhi miei (Mogol e Carlo Donida) Wilma Goich – Dino
  12. Stanotte sentirai una canzone (Queirolo e Franco Bracardi) Annarita Spinaci – Yoko Kishi
  13. Mi va di cantare (Vincenzo Buonassisi, Giorgio Bertero e Aldo Valleroni) Louis Armstrong – Lara Saint Paul
  14. La voce del silenzio (Elio Isola, Paolo Limiti e Mogol) Tony Del Monaco – Dionne Warwick

Festival di Sanremo - 1968 - Canzoni eliminate

Che vale per me (Marisa Terzi e Carlo Alberto Rossi) Peppino Gagliardi – Eartha Kitt
Il posto mio (Alberto Testa e Tony Renis) Tony Renis – Domenico Modugno
Il re d'Inghilterra (Nino Ferrer) Nino Ferrer – Pilade
La farfalla impazzita (Mogol e Lucio Battisti) Johnny Dorelli – Paul Anka
La vita (Antonio Amurri e Bruno Canfora) Elio Gandolfi – Shirley Bassey
Le opere di Bartolomeo (Sergio Bardotti e Ruggero Cini) The Rokes – The Cowsills
Le solite cose (Vito Pallavicini e Pino Donaggio) Pino Donaggio – Timi Yuro
No amore (Vito Pallavicini e Enrico Intra) Giusy Romeo – Sacha Distel
Per vivere (Nisa e Umberto Bindi) Iva Zanicchi – Udo Jürgens
Tu che non sorridi mai (Marisa Terzi e Sili) Orietta Berti – Piergiorgio Farina

 

© Musica & Memoria Maggio 2009 / Testi vincolati da licenza Creative Commons / Le classifiche finali riportate nell'articolo sono tratte da Wikipedia

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