Blog DTT: Parola fine sul DDL Gentiloni (20 febbraio 2008)

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In considerazione delle continue novità tecnologiche, normative e di mercato in questo settore strategico, raccogliamo in una sezione in forma di blog brevi informazioni e commenti su tutto quanto avviene di nuovo nel complesso percorso di migrazione dalla televisione analogica alla televisione digitale.

   

Vedi anche:

Dossier sulla DTT / FAQ sulla DTT / La DTT e l'Auditel  / Indice generale / Blog tecnologia e mercato

Indice 2008:

Il mercato televisivo in Europa nel 2007 / L'uso impropio della DTT / L'offerta Mediaset nella pay-TV / Finanziamenti per la DTT / Parola fine sul DDL Gentiloni / Annunci Mediaset nella pay-per-view / La gara per il Wi-Max

 

 

20 febbraio 2008 - Parola fine sul DDL Gentiloni

Dopo oltre 15 mesi dalla sua presentazione (13 ottobre 2006) la caduta del governo Prodi per opera del micro partito Udeur del senatore Mastella (in parlamento in qualità di "miglior perdente" ai sensi dell'attuale legge elettorale, il cosiddetto "porcellum") ha messo la parola fine sul disegno di legge (DDL) del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.

La nuova legge, che avrebbe dovuto superare la molto criticata (dal centrosinistra) "legge Gasparri" e chiudere la lunga stagione del duopolio televisivo, liberando spazi per nuovi editori e nuove tecnologie (digitale terrestre, IpTV, DVB-H) nel lungo periodo di gestazione non è neanche uscita dalle commissioni della Camera e del Senato per affrontare una delle due aule. Una vicenda che ha rappresentato in modo plastico la tendenza alla paralisi per veti contrapposti della coalizione di centro-sinistra, battezzata ottimisticamente "L'Unione"; in questo caso una paralisi particolarmente incomprensibile, essendo il settore televisivo, come noto, il principale asset del leader avversario.
Rimane quindi in vigore la legge Gasparri, con alcuni aggiornamenti sui tempi per lo switch-over alla DTT, ora realisticamente riportata al 2012 come nel resto d'Europa.

Rimane anche del tutto invariata la occupazione di frequenze in eccesso da parte di Rete 4, ai danni delle reti Europa 7 e La7, giudicata illegale anche dalla Corte europea, oltre che dalla Corte costituzionale italiana, ormai molti anni fa.

Avevamo modestamente osservato (il 29 gennaio 2007 e in seguito anche qui), poco dopo la presentazione della legge, che sarebbe stato più efficace velocizzare l'avvio della DTT, sfruttando i contenuti della stessa legge Gasparri senza modificarla, liberando così spazi per altri editori e reti, e lasciando che a questa opportunità seguisse il naturale riequilibrio della raccolta pubblicitaria. Il governo di centro-sinistra ha invece preferito la strada legislativa "tutto o niente" raccogliendo, se non niente, molto poco.

La gestione Gentiloni porta a casa, oltre a un concreto avvio del percorso verso la DTT (a differenza dei governi e ministri precedenti del centro-destra, che la perseguivano, con ogni evidenza, solo a parole):
- un primo passo, modesto in quantità ma significativo come tendenza, verso il riordino delle frequenze; passo che comunque non incide in alcun modo sulla situazione ormai storica di caos delle frequenze radiofoniche locali;
- l'avvio concreto del nuovo standard di comunicazione Wi-Max, con l'asta al rialzo attualmente in corso che si sta configurando come un grande successo.

Questo bilancio non particolarmente ricco e visibile per i cittadini è ulteriormente appesantito dalla quasi totale assenza di risultati sul versante della TV pubblica. In RAI l'unica variazione è stata la sostituzione della direzione del principale telegiornale, il TG1, e del direttore generale (peraltro la precedente nomina è stata nel frattempo giudicata illegale), operazione concordata con la opposizione. Dopo oltre un anno di governo di CS è stato sostituito il consigliere di nomina governativa, ancora di centro-destra, ottenendo la maggioranza del consiglio di amministrazione, con l'obiettivo di far approvare così un piano industriale che prevedeva interventi orientati a contrastare il monopolio privato e a inserire nuovi manager in sintonia con la maggioranza in sostituzione di quelli precedenti (in sintonia con la maggioranza di centro destra).

L'azione è stata però vanificata da un voto del Senato che bloccava il suddetto piano industriale, nel quale decisivi erano ancora una volta il sopra citato Mastella (che si è mosso in questo settore come autentico curatore degli interessi di Berlusconi all'interno dell'Unione, fino all'ultimo atto) e del senatore Bordon e suoi pochi seguaci (uno), fuoriusciti dall'Ulivo. A prescindere da ogni giudizio di merito sulla TV pubblica, suoi presunti obiettivi culturali e sua del tutto teorica indipendenza dalla maggioranza di turno, si è notata una ben maggiore efficienza del centro destra nel prenderne il controllo, rispetto a un centro sinistra che ha dimostrato invece la distanza che passa tra la volontà e il risultato.
 

 

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© Alberto Truffi - Musica & Memoria Febbraio 2008

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