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 Blog DTT: L'uso improprio del digitale terrestre (28 giugno 2008)

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In considerazione delle continue novità tecnologiche, normative e di mercato in questo settore strategico, raccogliamo in una sezione in forma di blog brevi informazioni e commenti su tutto quanto avviene di nuovo nel complesso percorso di migrazione dalla televisione analogica alla televisione digitale.

   

Vedi anche:

Dossier sulla DTT / FAQ sulla DTT / La DTT e l'Auditel  / Indice generale / Blog tecnologia e mercato

Indice 2008:

Il mercato televisivo in Europa nel 2007 / L'uso impropio della DTT / L'offerta Mediaset nella pay-TV / Finanziamenti per la DTT / Parola fine sul DDL Gentiloni / Annunci Mediaset nella pay-per-view / La gara per il Wi-Max

 

 

L'uso improprio della DTT (28 giugno 2008)


Continua l'uso improprio della tecnologia, e in particolare della DTT, per risolvere problemi di equilibrio del mercato televisivo che, nella particolare situazione italiana, si intrecciano, addirittura, con la guida dell'intero paese.

La storia è nota. La televisione digitale terrestre in quanto tale c'entra poco, è solo un nuovo strumento a disposizione del duopolio televisivo RAI-Mediaset, affermatosi a metà degli anni '80 come "stato di fatto" e poi sanato da una serie di interventi legislativi. Nel corso degli anni e nell'altalena del potere, che ha visto in maggioranza prevalere gli sponsor e poi i componenti diretti del suddetto duopolio, si sono avvicendati anche periodi di prevalenza della parte avversa. E in una di queste occasioni, diversi anni fa, sono state assegnate mediante gara le concessioni a trasmettere a livello nazionali. Soltanto che non tutte le frequenze erano realmente libere, in parte erano già state utilizzate, sempre come "stato di fatto", dal gruppo Fininvest-Mediaset.

Alcuni assegnatari delle frequenze, in particolare La7 (allora Tele Montecarlo) e Europa 7 (del finanziere Di Stefano) non avevano quindi disponibilità delle frequenze assegnate. Un po' come l'assegnatario di una casa popolare che si trova la casa occupata. La7, nel frattempo acquisita dal gruppo Telecom Italia, aveva comunque già una copertura nazionale, seppur non completa, e ha sempre signorilmente evitato ogni protesta. Si suppone però che tale signorile atteggiamento sia dipeso dalla tradizionale vicinanza dei vertici della Telecom, pur privatizzata e passata di mano nel corso degli anni, con il potere politico-televisivo. Europa 7 invece non era in grado di trasmettere come rete nazionale e aveva come unico asset l'assegnazione delle frequenze, e si è dedicata quindi ad una attività legale, anziché imprenditoriale; senza nessun esito in Italia, dove il duopolio ha continuato a rispondere alle varie sentenze con interventi diversivi o nuovi provvedimenti legislativi tesi a mantenere la situazione di fatto.

La DTT è stata appunto in Italia uno di questi interventi diversivi. La legge Gasparri proponeva una accelerazione del tutto irreale (e infatti totalmente disattesa) della migrazione al digitale per aumentare le frequenze disponibili e quindi rendere inutile la cessione delle frequenze a suo tempo occupate da Mediaset. Come se fossero costruite nuove case per gli assegnatari delle case popolari al fine di non far uscire gli occupanti abusivi.
Una successiva sentenza della Corte Europea alla quale aveva fatto ricorso Europa 7, non trovando soddisfazione in Italia, aveva avviato una procedura di infrazione verso il nostro paese, poi sospesa dal DDL Gentiloni, che avrebbe in teoria risolto ogni problema (vedi) riordinando tutto il settore. In 15 mesi di iter parlamentare e 20 mesi di governo del centro sinistra il DDL Gentiloni non è però neanche arrivato all'esame dell'aula (evidentemente bloccato dal potere di interdizione del sistema-duopolio, presente anche all'interno dell'Unione di CS, vedi) ed è stato quindi anch'esso, nei fatti, una diversione, un provvedimento "salva Rete 4".

Uscito di nuovo di scena il centro sinistra nel 2008 e tornato al governo il centro destra, con alla testa il proprietario di Mediaset, si poneva di nuovo il problema di trovare una nuova diversione per fermare la procedura di infrazione, visto che evidentemente il DDL Gentiloni non esisteva più, era decaduto. Uno dei primi atti del nuovo governo è stato quindi un decreto legge che tirava di nuovo fuori il passaggio al DTT. In estrema sintesi si trattava di una sanatoria ulteriore dello "stato di fatto" con la motivazione che le frequenze analogiche entro pochi anni (il fatidico e ormai prossimo 2012) sarebbero state dismesse e nel nuovo mondo digitale ci sarebbero state abbastanza frequenza da soddisfare sia Europa 7 sia Rete 4. Europa 7 avrebbe fatto ricorso nuovamente, come è ovvio, ma il procedimento di infrazione sarebbe stato sospeso dalla necessità di esaminare la nuova legge (un decreto è una legge immediata) e il duopolio avrebbe guadagnato quei 2-3 anni necessari per arrivare effettivamente alla diffusione della tecnologia digitale e ad una nuova distribuzione delle frequenze, non penalizzante per il duopolio stesso.

L'opposizione, ormai rappresentata quasi solo dal Partito Democratico (PD) ha fatto muro rispetto a questo ulteriore uso improprio della DTT, e il decreto così com'era stata impostato (peraltro assieme ad altri interventi di adeguamento comunitari del tutto avulsi) è stato ritirato in parte. Ma non del tutto, per dar corso alla infrazione e alle sanzioni (molto pesanti) comminate all'Italia l'autorità antitrust europea ha dovuto prendere altro tempo per esaminare i punti del DL che riguardano il sistema televisivo, e in questi giorni (fine giugno 2008) ha inviato un questionario al nuovo governo italiano per chiedere come "gli operatori che non sono titolari di una concessione analogica continuano a trasmettere (e) quali eventuali misure le autorità italiane intendano adottare per porre fine a tale situazione". Si attende a questo punto una decisione durante il mese di luglio.

 FAQ / Rimangono forse alcune domande a cui dare risposta.

"Perchè si parla sempre di provvedimenti
«salva Rete 4»?"
In realtà le frequenze contese sono utilizzate dal gruppo Mediaset nel suo complesso, Europa 7 non richiede quelle specifiche di Rete 4. ne richiede un numero sufficiente da consentire una copertura nazionale come previsto dalla legge di assegnazione. Il riferimento specifico a Rete 4 nasce da una sentenza della Corte Costituzionale, che sanzionava la posizione dominante di Mediaset in quanto proprietaria di oltre il 20% delle reti nazionale (erano e sono 3 su 12, peraltro teoriche, quindi il 25%). Rete 4 è l'ultima rete acquisita, quindi è quella che ha provocato la suddetta posizione dominante. All'interno del gruppo Mediaset Rete 4 è però anche la emittente più debole per ascolti e per raccolta pubblicitaria e quindi è destinata all'eventuale (e remoto) sacrificio, anche per puri interessi interni.

"Perchè si associa sempre questo riordino forzato alla privatizzazione di Rai 3?"

Solo perché in una delle ipotesi di riforma del sistema qualcuno aveva proposto una diminuzione paritetica a due reti ciascuna sia per Rai sia per Mediaset. In Rai la Terza rete era (un tempo) la struttura con meno ascolti, oltre ad essere parzialmente regionalizzata, e da qui l'ipotesi di dismissione. Nel frattempo la rete più debole è diventata Rai 2, ma si continua "per trascinamento" il parallelo con Rai 3.

"Perchè Rete 4 dovrebbe andare per forza sul satellite?"

Si legge ogni tanto che la sentenza europea vorrebbe "spedire Rete 4 sul satellite" o anche lo stesso Emilio Fede sin persona ul satellite (assurto a personaggio simbolo della rete con il suo TG volutamente di parte), come il comandante Raymundo Navarro di Alto gradimento. Il satellite era, assieme alla TV via cavo, l'unico canale trasmissivo alternativo alla TV analogica ai tempi della storica sentenza della Corte Costituzionale, nel 1994 (vedi), ed era quindi esplicitamente citato (assieme al cavo, che nessuno ricorda perché in Italia non è mai entrato nell'uso). Ma nel frattempo sono disponibili anche Internet e la IpTV e, ovviamente, la DTT. Sicuramente nessuno avrebbe da obiettare se Rete 4 passasse sulla IpTV o trasmettesse solo in digitale. Ma la raccolta pubblicitaria e l'apporto al fatturato Mediaset si ridurrebbe sensibilmente. Esattamente come con il passaggio su satellite.

"Mediaset non potrebbe semplicemente ridistribuire le sue frequenze tra le tre reti?"

Se tutte e tre le reti Mediaset cedessero parte delle frequenze in uso si potrebbero probabilmente liberare risorse sufficienti per consentire a Europa 7 di partire, annullando le sentenze o con un nuovo accordo (un arbitrato). Non è evidentemente intenzione del gruppo auto ridursi la copertura nazionale e quindi le tariffe pubblicitarie, o favorire una qualsivoglia soluzione di compromesso. In particolare avendo il vantaggio di un governo amico. E' più conveniente allo scopo la drammatizzazione della situazione con la ventilata "chiusura di Rete 4" e il relativo contorno di perdita di posti di lavoro.

"Il duopolio è formato da RAI e Mediaset. Ma qual è l'interesse RAI a salvare Rete 4?"

Onestamente in tutta la vicenda non si sono mai registrati interventi diretti della RAI tesi a contrastare Europa 7 o a favorire il salvataggio di Rete 4. Vedendo la RAI come un soggetto privato la situazione di duopolio, non essendo più possibile un monopolio, è comunque preferibile a quella di un oligopolio o ancor più a quella di una libera ed effettiva concorrenza. In un oligopolio il potere deve essere spartito tra più soggetti, in un duopolio tra due, e non si può scendere molto sotto al 50% se non si vuole incrinare l'equilibrio del sistema. In questa logica anche per la RAI è più conveniente il mantenimento di una Mediaset con lo stesso peso attuale, o anche un poco superiore, piuttosto che l'ipotetico affermarsi di un "terzo polo" televisivo.

"Perchè il sistema televisivo avrebbe una così forte importanza e influenza sul sistema politico in Italia? Non è così anche negli altri paesi?"

Il consenso si forma mediante la conoscenza diretta e indiretta della realtà circostante. Nel mondo attuale, molto complesso e globalizzato, la quota indiretta è largamente predominante e il mezzo principale di diffusione delle informazioni è la televisione generalista. Questo vale per tutti i paesi occidentali, con differenze legate alla cultura e alla struttura di ciascuno. In Italia lo sbilanciamento a favore del mezzo televisivo è più forte a causa di: a) minore diffusione dei quotidiani (e in particolare dei quotidiani popolari);  b) maggiore anzianità della popolazione (e quindi minore propensione a passare ai nuovi media ed in particolare ad Internet);  c) minore presenza di strutture scolastiche e di assistenza (e quindi maggiore ricorso alla TV come "baby-sitter") con conseguente induzione di una forte abitudine alla visione televisiva, all'apprendimento per immagini, alla TV "always-on", a una quota molto elevata di ore giornaliere di visione televisiva, che si mantengono anche nella vita adulta. Quel fenomeno che alcuni chiamano "tele-dipendenza".
 

 

 

© Alberto Truffi - Musica & Memoria Giugno 2008

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