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Crimini musicali

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Cosa si intende quando si parla di "crimini musicali"? Di interpretazioni e soprattutto di versioni italiane che tradiscono in modo plateale, a volte inconsapevole altre meno, canzoni importanti, spesso famose, con testi ispirati a grandi temi, spesso religiosi, e che hanno suscitato e suscitano emozioni e riflessioni in tante persone. Canzoni che magari non tutti apprezzano, ma che di solito sono trattate con rispetto.

Un "reato" di altro genere è invece il travisamento totale dell'argomento, quando l'argomento è l'amore, il tema preferito da tempo immemorabile di ogni composizione musicale di testo e musica. Di questi parliamo in una pagina a parte, questa pagina è dedicata invece ad una selezione di crimini musicali del primo tipo, senza una classifica perché scegliere i più efferati non è semplice.

Indice: Guantanamera (Guantanamera), L'uomo e la donna (Dona Dona), Stringimi a te (Everything's Alright), Donna (Woman Is The Nigger Of The World), Non dirmi cosa pensi (Go Tell It On The Mountain), Basta qualche fiore e un po' d'amore (Ballad Of The Carpenter), Ma sto pagando (There But For Fortune), Punti Cardinali - Non ti dirò mai più di sì (Something In The Air)

 

Guantanamera - Jimmy Fontana (testo di Gianni Boncompagni)

"Io sono un uomo sincero, di dove cresce la palma ... e voglio fare uscire i miei versi dall'anima" diventa "Io sto cercando una terra, dove l’amore è sincero, dove il silenzio è profondo ... e c’è la pace dell’anima". Per scoprire che quello che stava cercando era un buon posto per andare in vacanza con la sua bella, e l'ha trovato nei Caraibi, si può leggere a questo link il testo italiano adatto più che altro alla brochure di un'agenzia di viaggi. Ma nell'operazione ha avuto sicuramente un ruolo anche lo spirito da sempre controcorrente e irriverente di Boncompagni.

 

L'uomo e la donna - Jonathan & Michelle (testo di Beretta e Dunnio) >

Questo è un caso quasi certo di delitto preterintenzionale, nel senso che i due autori italiani (e i due interpreti, lei francese e lui di Livorno) non si sono posti proprio il problema di capire cosa diceva la canzone originale ebraica proposta al mondo da Joan Baez, nella stagione d'oro del folk internazionale (e in inglese). Si sono fermati al titolo e hanno pensato che "dona" fosse la pronuncia inglese di "donna" e sono partiti da lì, fuorviati anche dal fatto che per il mercato francese (forse per motivi di pronuncia) il singolo di Joan Baez con questa canzone era stato pubblicato con titolo proprio "Donna Donna" (ma era sempre in inglese). Come potevano immaginare che parlasse invece di un vitello (sacrificale) la canzone? E che il titolo originale era Dana Dana ed era in yiddish? Bastava leggere (o capire) il testo in inglese. Troppa fatica. Meglio partire di fantasia. E qui scattano le aggravanti, perché il testo italiano di Beretta e Dunnio, alias Flavio Carraresi è, per di più, banale ai limiti dell'imbarazzante ("la donna è fatta per l'amore, l'uomo è fatto per il lavoro"). Per la cronaca anche in Francia Claude Francois ha fatto un'operazione identica, la cover con un testo che ignora totalmente l'originale.
Vedi
: La versione corretta di Herbert Pagani / La cover di Jonathan & Michelle.

 

Stringimi a te (Beretta e Del Prete)

Difficile da credere che, dopo il plateale (e voluto) travisamento della canzone guida del musical (Jesus Christ Superstar) da parte dei Flora, Fauna e Cemento, qualcuno avrebbe potuto fare un'analoga operazione, ancora più sfrontata in questo caso, considerando che proviene da un cattolicissimo musicista e cantante come Celentano. Eppure mano a mano che si ascolta la "versione italiana" di uno dei brani più intensi del musical del 1970 sulla vicenda di Cristo, apprendiamo sempre più particolari sull'amore indissolubile ma non privo di allusioni carnali dei due inseparabili sposi Adriano e Claudia. Mah. Siamo ai confini della realtà (e della canzone italiana dimentica dei testi originali).
Vedi
: Il testo e la traduzione dell'originale / La libera interpretazione in italiano.

 

Donna (D. Serengay)

Un crimine musicale tra i più efferati perché sicuramente volontario, in quanto il titolo originale, che non potrebbe essere più esplicito, è riportato addirittura sulla copertina (con annesso errore di stampa) del singolo del 1969 dei Capricorn College, un gruppo in seguito abbastanza attivo nel progressive italiano, di cui si può leggere la storia in Wikipedia. Poiché ogni italiano, anche se del tutto ignaro della lingua inglese, conosce almeno il significato delle parole "nigger" e "world", oltre a "woman", non è possibile che loro che cantavano molto convinti, nonché l'autore del testo, il noto paroliere Domenico Serengay, non fossero consapevoli di quello che stavano facendo.
Tutto sommato sarebbe meglio se la motivazione di ciò che hanno compiuto fosse un sincero e convinto anti-femminismo, piuttosto che pura noncuranza e sciatteria.

Vedi
: Il testo dei Capricorn College / L'originale di John lennon tradotto.

 

Non dirmi cosa pensi (Mogol)

La involontaria dissacrazione delle ispirazioni religiose dell'originale trova un altro esempio in questa deformazione di un canto religioso tradizionale nero-americano, un gospel, in una canzone d'amore ad opera di Marie Laforet, prima in francese e poi in italiano. Ma non c'era nessun intento dissacrante, era semplice noncuranza, dell'originale negli anni '60 veniva preso solo il tema musicale, le parole neanche si davano la pena di sentirle, venivano buttate via come la scatola di cartone usata in un trasloco. Oppure, anche se ascoltate, ci si affidava alla barriera della lingua. Nessuno si sarebbe azzardato a mettere parole d'amore e di coppia su una canzone religiosa italiana e nota, ma ise era n inglese ... l'aspettativa era che non se ne sarebbe accorto nessuno. Qui però c'era anche un precedente francese: è possibile leggere il testo del crimine musical italiano a confronto con la versione francese (un po' meno plateale) e con il gospel originale Go Tell It On The Mountain.

 

Basta qualche fiore e un po' d'amore (Herbert Pagani)

Ancora Marie Laforet e ancora Herbert Pagani che, ne siamo certi, avrebbe preferito tradurre nel suo vero significato l'originale del folk singer scozzese Ewan MacColl, maggiormente nota per la versione del cantautore americano Phil Ochs, conosciuto quasi come Bob Dylan nei primi anni '60. Ma i committenti della CDG non volevano certo impegnare la eterea Marie Laforet in una canzone che descriveva Gesù Cristo come il primo socialista della storia. Poi c'era anche il precedente francese, altra storia inventata sugli efficaci accordi folk dell'originale. E così il bravo Herbert ha dovuto inventare la vicenda di una ragazza madre (e povera) alle prese con i regali del figlio per il suo compleanno. Un testo anche non disprezzabile, ma sostituire la rassegnazione alla ribellione contro le ingiustizie, per giunta nel 1966, non consente attenuanti. Vedi:
- Il testo italiano:
Basta qualche fiore e un po' d'amore
- Il testo francese: Toi qui dors
- Il testo originale inglese: Ballad Of The Carpenter

 

Ma sto pagando (Francesco Specchia)

L'originale è una delle canzoni più note del cantautore folk USA Phil Ochs, un semplice e lineare inno alla unità tra tutti gli uomini ripreso da Joan Baez e divenuto celebre in tutto il mondo anche perché proposto come singolo spesso in tandem con la celeberrima We Shall Overcome di Pete Seeger. Come d'abitudine negli anni '60 di questa canzone ormai universalmente famosa sono state proposte versioni in italiano, normalmente incuranti del testo originale. La prima è stata di Tony Cucchiara nel suo periodo folk con la moglie e cantante Nelly Fioramonti, il titolo era "Ma sto pagando" (dell'originale prende solo la parola "prigione"). Poi una versione per il solo mercato sudafricano (motivi ignoti) di Françoise Hardy (C'è la fortuna, è il titolo), anch'essa un tradimento più che una traduzione dell'originale, eppure la cantante e musicista francese aveva proposto una buona e fedele versione in francese. A parziale attenuante per l'autore della improponibile versione italiana adottata da Tony & Nelly, Francesco Specchia, pochi anni dopo (nel 1972) ha curato una versione non del tutto fedele, contenente vari esempi della casualità della fortuna in un mondo ingiusto, ma corretta nell'ispirazione, per la cantante Maria Monti e il suo LP "Maria Monti e i contrautori". A dimostrazione che le versioni infedeli non nascevano per caso ma per precisa volontà di produttori e case discografiche, con la passiva complicità di autori dei testi e interpreti.
Vedi: Il testo italiano (Ma sto pagando) / L'originale tradotto (There But For Fortune) / La versione di Françoise Hardy (C'è la fortuna)

 

© Musica & Memoria Aprile 2017 / Novembre 2017

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